Femminismo e sessualità nella ricerca di Shere Hite

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Nel 1976, ovvero quarantacinque anni fa, venne pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti un rapporto sulla sessualità femminile ad opera della sessuologa, scrittrice e storica di nascita tedesca Shere Hite (pseudonimo di Shirley Diana Gregory) la quale, rompendo gli schemi atavici della supremazia maschile sul controllo del sesso, affrontò ed elaborò in 500 pagine le tematiche della contraccezione, della gravidanza, dell’aborto, della masturbazione, dell’igiene intima, del lesbismo, della schiavitù sessuale e della menopausa.

Una vera bomba: per realizzare il suo “Rapporto Hite”, intervistò 3.500 donne di tutte le età sulle loro esperienze sessuali, così aprendo una nuova pagina sul piacere sessuale delle donne, dalla quale poi partirono gli studi sulle dinamiche dell’orgasmo femminile – fino ad allora del tutto trascurato – compresa l’individuazione del “punto G”.

Ha venduto 50 milioni di copie in tutto il mondo, è stato tradotto in più di quindici lingue ed è rimasto a lungo nella classifica dei best-seller internazionali.

Il suo orientamento femminista radicale, che si manifestava con atteggiamenti molto duri verso la categoria maschile, la indusse, nel 1995, a rinunciare alla cittadinanza statunitense e a trasferirsi in Germania a causa delle continue accuse di “odiatrice degli uomini” che riceveva dall’opinione pubblica, anche a mezzo di lettere anonime minatorie. Si pensi che la rivista Playboy  soprannominò ironicamente il suo studio “The Hate Report” (Rapporto Odio), sostenendo che il lavoro di Shere si traducesse di una rivoluzione “anti-maschile” volta a insegnare alle donne come e perché dovessero detestare gli uomini. Con esemplare nonchalance,la straordinaria Shere difendeva i suoi eccezionali risultati e replicava ai suoi detrattori dicendo semplicemente “Mi sono limitata a rivelare che la penetrazione non è poi così importante a letto e questo ha fatto arrabbiare un po’ di gente“.

Donna di una bellezza eccezionale, posò nuda per una pubblicità delle macchine da scrivere Olivetti nello stesso periodo in cui svolgeva il corso di dottorato di ricerca alla Columbia University; però quando vide cha alla sua immagine sexy venne inserita – sempre da Playboy – la didascalia “la macchina da scrivere è intelligente, lei non ha bisogno di esserlo“, protestò con le altre donne femministe contro detta campagna, picchettando l’ufficio Olivetti di New York.

Così, grazie a lei, le donne si sentirono incoraggiate a prendere finalmente il controllo della loro vita sessuale, anche quelle che fino ad allora avevano finto l’orgasmo.

Siamo all’apice della «Seconda Ondata» del femminismo Usa ove anche se si è ancora lontane dal cambiamento delle dinamiche maschili dominanti in camera da letto; la stessa Erica Jong, autrice del libro-simbolo “Paura di Volare”, scrisse sul New York Times che molte donne interrogate dalla Hite pensavano che la rivoluzione sessuale fosse un mito, ovvero che le lasciasse libere di dire si ma non di dire no, e questo evidenziava che il “doppio standard era ancora vivo”: la quantità del sesso era certamente aumentata, ma ancora non lo era la qualità.

Analogamente, nel periodo della seconda ristampa del Rapporto Hite, nel 1981, la filosofa femminista francese Elisabeth Badinter, pubblicava un libro che poi ha sconvolto l’ultimo tabù femminile della maternità che, secondo la pensatrice, non è affatto un sentimento naturale. Negando l’istinto materno come condizione naturale che sarebbe soltanto presunta, la Badinter parifica l’amore materno a tutti gli altri sentimenti, quindi considerabile come incerto, fragile e imperfetto, comunque non scontato perché può anche non esistere o sparire se mai c’è stato; il vivace dibattito che ne è seguito non si è ancora esaurito e continua a scatenare polemiche ancora molto aspre.

Il temuto “odio verso gli uomini” conobbe il suo culmine nella metà degli anni novanta durante la terza ondata femminista, sempre in USA, che culminò con l’episodio-simbolo compiuto da Lorena Bobbit che amputò il pene al marito perché era stanca dei suoi abusi sessuali.

Occorrerà attendere la distensione di fine secolo quando, nell’anno 2000, si poterono godere e condividere gli interrogativi delle quattro famose amiche newyorkesi della serie televisiva “Sex and The City”, che rappresentarono la vita sessuale delle donne in una dimensione paritaria con gli uomini, senza più remore morali e pressioni esterne.

Shere Hite ha avuto due mariti: il pianista tedesco Frederich Horich, con il quale è stata sposata per quindici anni dopo la fuga in Germania dagli USA. Trasferitasi a Londra, ha vissuto con il secondo marito Paul Sullivan, e ha continuato a scrivere libri, tra cui un’autobiografia e un volume sulla sessualità maschile. Non ha avuto figli e si è spenta il 9 settembre 2020, senza aver mai smesso di lavorare e di frequentare fino all’ultimo convegni e seminari nella capitale britannica.

Riconoscendole gli indiscutibili meriti, il Guardian scrisse che, per molti aspetti, la rivoluzione sessuale delle donne degli anni settanta è cominciata proprio con lei.

Noi donne dobbiamo veramente molto a Shere Hite; il suo apporto scientifico divulgativo ha aperto la strada alla consapevolezza della nostra sessualità e delle sue ricche e preziose componenti.

Foto di Andres Harker da Pixabay

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