Economia: il futuro è Green

la_green_economy_ci_salver___dalla_crisi__7633     money.wired.itDall’analisi dei fenomeni economici si è sviluppata una branca della statistica che prende il nome di econometria, la cui paternità si attribuisce all’economista norvegese Ragnar Frisch, il quale nel 1933 fonda la Econometric Society con Irving Fisher (economista e statistico statunitense).

Unire i risultati degli studi teorici e quelli derivati dall’esperienza, dai dati di fatto, permette  l’esplorazione a 360 gradi dei problemi, in questo caso problemi economici. L’intenzione dei due economisti era finalizzata a trarre frutto dalle conclusioni a cui giungono questi studi, individuando, magari, le cause strutturali dei problemi economici e capire quali possano essere le soluzioni e quali i necessari provvedimenti per evitarli in futuro.

Attualmente per economia verde, o meglio, per economia ecologica, si intende un nuovo modello di sviluppo economico che si basa in teoria su una analisi econometrica del sistema, appunto, economico. Primo fattore altamente positivo è la considerazione da cui parte questa analisi: la salvaguardia e la tutela dell’ambiente, cercando di limitare il più possibile (qualora non si possano eliminare del tutto), i potenziali danni ambientali prodotti dai meccanismi di trasformazione delle materie prime (dalla loro estrazione al successivo trasporto, prodotto finito e sua eliminazione, detta “smaltimento”). I danni che non si riescono ad evitare causano gravi difficoltà a quelle attività economiche che legano il loro successo ad una qualità dell’ambiente che deve necessariamente essere più che buona (gli esempi più immediati possono essere: l’agricoltura, la pesca, il turismo, ma la lista è lunga). I danni (e ce ne sono tanti) troppo spesso innescano un meccanismo di reazioni a catena che sfocia, in ultima analisi, in una drastica diminuzione del Prodotto Interno Lordo (PIL), a causa della cattiva resa delle aziende che sono penalizzate dai danni ambientali.

L’analisi econometrica, quindi, è il metodo idoneo per individuare una serie di possibili soluzioni sia in campo legislativo come in quello tecnologico ed ispira quali misure economiche sia più opportuno adottare senza trascurare l’importanza di una “sensibilizzazione” pubblica volta ad evitare gli sprechi in ogni settore (da quello alimentare a quello energetico) ed a ridurre, o meglio ad eliminare, come già detto, i danni ambientali.

Un sostenitore convinto, dello sviluppo dell’economia verde come misura per rilanciare l’economia, è il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama che già nel 2009 proponeva un cambio di rotta nella scelta di un modello nuovo di sviluppo che si proponga come valida alternativa ad un sistema che obbliga a dipendere dalle risorse naturali del pianeta (combustibili fossili); dalle analisi sullo sfruttamento delle risorse rinnovabili della Terra risulta che il consumo annuo globale di queste, supera la capacità di rinnovarsi del pianeta stesso. Tutto ciò, pone un limite alla disponibilità delle scorte a disposizione e mette a repentaglio l’equilibrio stesso dell’ecosistema.

Ridurre l’inquinamento, a livello locale e globale (va considerato come inquinamento anche quello elettromagnetico), rimane un obiettivo primario da raggiungere, oltre che urgente; esso crea le condizioni per la nascita e lo sviluppo di una economia, che servendosi principalmente di risorse cosiddette rinnovabili (dalle biomasse all’energia solare, eolica, idraulica…) e valorizzando e sfruttando le possibilità offerte dal riciclaggio degli scarti domestici o industriali, rende più efficiente l’attuale economia di mercato aumentando così la possibilità di rendere il nostro paese autonomo nella produzione di energie, senza dover continuamente dipendere dall’estero.

66 organizzazioni di imprese formano il Consiglio Nazionale della Green Economy che si è riunito a Rimini in questi giorni dando vita alla seconda edizione degli Stati Generali dell’economia verde e formulando un progetto, di “pronta attuazione”, che consiste in una strategia, la quale individua in 10 settori il suo campo d’azione:  1) fisco; 2) strumenti finanziari innovativi; 3) investimenti in infrastrutture verdi; 4) difesa del suolo e risorse idriche; 5) rifiuti; 6) efficienza e risparmio energetico; 7) energie rinnovabili; 8) filiere agricole di qualità ecologica; 9) rigenerazione urbana e consumo del suolo; 10) mobilità sostenibile e occupazione giovanile green.

Temi sui quali è intervenuto il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, che auspica una “fiscalità ecologica che sia favorevole a investimenti che vanno verso questa direzione: attivare una delega per la fiscalità verde è una cosa che si può fare subito”, così ha parlato il ministro, aggiungendo che ormai “la coscienza ambientale da fattore d’élite è diventata un fattore di progresso, di riqualificazione del sistema economico. Adesso il tema è come trasformare la sfida ambientale in una sfida collettiva, capace di coinvolgere economia e società partendo dal basso”.

Secondo il ministro Orlando è auspicabile un nuovo “patto sociale” tra le parti coinvolte nel nuovo corso dell’economia verde; corso che deve essere necessariamente messo al riparo da quella che egli stesso ha definito “la volubilità” del mondo politico. Ma di questo parleremo in un’altra occasione.

di Redazione

Foto: money.wired.it

 

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