Coronavirus, il calcio olandese è il primo a decidere. Campionato finito e titolo non assegnato

Stagione calcistica conclusa. Lo ha deciso la federazione olandese, annunciando al contempo che il titolo di campione della Eredivisie (equivalente della nostra Serie A) non sarà assegnato. Allo stesso modo, non ci saranno retrocessioni né promozioni dal campionato cadetto, mentre i posti nelle coppe europee verranno attribuiti in base alla classifica vigente al momento della sospensione.

La decisione è stata presa con lo scopo di tutelare la salute pubblica e di rispettare le regole per il contenimento del contagio messe in campo dal Governo, in un Paese in cui la pandemia ha finora causato quasi 4.500 morti e più di 37.000 positivi accertati. Numeri questi, che continuano a crescere di giorno in giorno e, pur essendo al momento decisamente inferiori rispetto a quelli di molte altre nazioni europee, non sono comunque da ritenere di poco conto, considerando poi che la popolazione nazionale è di appena 17 milioni di abitanti.

“Sfortunatamente, con le recenti misure restrittive contro il coronavirus adottate dal governo, è diventato impossibile completare le competizioni calcistiche nazionali. È chiaro a tutti i soggetti coinvolti, tifosi, giocatori, arbitri e dirigenti, che la salute pubblica è sempre al primo posto”. Queste sono state le parole riportate dalla Federcalcio nel comunicato diramato per ufficializzare la chiusura della stagione sportiva professionistica. Viene sottolineato inoltre, che si è giunti a questa decisione avendo comunque consapevolezza delle conseguenze, dal punto di vista economico, alle quali andranno incontro i club e l’intera industria del calcio della nazione, oltre alla delusione per l’impossibilità di portare a termine il campionato.

Ovviamente, non si sono fatte attendere troppo polemiche e proteste da parte delle diverse Società, alcune delle quali, al momento della sospensione delle competizioni erano in lizza per il raggiungimento di importanti obbiettivi sportivi. I più infuriati sono sembrati i dirigenti del Cambuur, la squadra che occupava il primo posto nella classifica del campionato di seconda divisione con ben 11 punti di vantaggio sugli inseguitori, ma che per effetto delle decisioni prese, non sarà promossa nella massima serie. L’allenatore Henk de Jong, senza andare troppo per il sottile, ha sentenziato che questo è “il più grande scandalo nella storia dello sport olandese”, seguito a ruota dal direttore sportivo Ard de Graaf, il quale pone l’accento sulle incongruenze del provvedimento: “è una decisione senza precedenti. Sono sbalordito, la trovo incomprensibile. Perché decidere con due misure? I posti europei vengono assegnati”.

Oltretutto, la situazione era molto delicata anche per ciò che riguarda la lotta per il titolo della Eredivisie, con l’Ajax e l’AZ Alkmaar che si trovavano a pari punti. In questo caso, se ci fosse stata l’assegnazione, a spuntarla sarebbe stata la compagine di Amsterdam in virtù della miglior differenza reti rispetto agli avversari. Tuttavia, la delusione maggiore proviene certamente dall’ambiente dell’AZ, club che nella sua storia ha conquistato il massimo campionato solamente in due occasioni (1981 e 2009) e che intravedeva perciò la possibilità di realizzare una grande impresa.

Detto questo, resta ora da capire se tali decisioni prese in Olanda, potranno avere dei riflessi e condizionare ciò che accadrà nelle leghe degli altri Paesi europei, dove, a dire la verità, sembra chiara la volontà di portare regolarmente a termine i campionati in corso, in primis per limitare i danni economici che si moltiplicherebbero in caso di chiusura anticipata della stagione.

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