Quei cognomi dei portieri di calcio (che finiscono con una consonante)

quei cognomi

La curiosità

Negli anni ’70 a proteggere la porta della nazionale italiana di calcio c’erano due grandi campioni, il n. 1 e il n. 12: Dino Zoff e Ivano Bordon. Per una strana coincidenza, entrambi i loro cognomi terminavano con una consonante. È da allora che questa particolarità mi ha sempre incuriosito. È vero, avevamo molti calciatori italiani con il cognome “chiuso” da una consonante: Pierluigi Ronzon, Paolo Barison, Enzo Bearzot, Gianfranco Bedin, Aldo Bet, Tarcisio Burgnich, Pino Wilson, Klaus Bachlechner, Michele Bacis, Walter Franzot, Alberto Bigon…  solo per citarne alcuni.

Ma per i portieri è diverso: per questo ruolo calcistico così speciale la caratteristica del cognome – con la consonante finale – è molto più frequente e statisticamente molto più alta. Si consideri che i cognomi italiani sono circa 330 mila – una varietà che non ha paragoni in Europa – e che, di solito, finiscono con una vocale; quelli che chiudono con una consonante sono un’eccezione, seppur elegante e distintiva, perché di derivazione latina, straniera o dialettale (con prevalenza dell’area nord-est).

I tre Buffon

Tornando ai portieri, la mia attenzione a questa “stranezza” si è risvegliata quando, alla fine degli anni ’90, al Parma esordisce un giovane portiere, destinato a diventare tra i più grandi di sempre: Gianluigi Buffon. Da quel momento ho iniziato a prestare maggiore attenzione e a prendere appunti, per capire se ci fosse una qualche convergenza più significativa, una specie di “nomen signum” che caratterizzasse i portieri di calcio italiani. Scopro così che altri due Buffon sono stati nostri grandi portieri:

Lorenzo Buffon, classe 1929, portiere della nazionale italiana, del Genoa, Milan, inter e Fiorentina, vinse 5 scudetti ed è considerato uno dei migliori portieri nella storia del calcio italiano.

Armando Buffon, classe 1944, cresce nel veneziano e poi approda tra i professionisti dell’Ascoli, Brescia, Reggiana, Genova, Prato, Casertana e Potenza. Tra il 1969 e il 1977 gioca in serie B e C e, per una sola stagione, nella Serie A con il Brescia.

I portieri italiani del passato

Tra degli anni ’30 e gli inizi degli anni ’50 il portiere Glauco Vanz ha trascorso quasi tutta la sua carriera nella squadra del Bologna, con cui ha vinto lo scudetto 1940-41

Negli anni ’60 – ’70 approdano alla Juve i portieri Roberto Anzolin e Carlo Mattrel. Entrambi sono stati anche in nazionale. Alla carriera di Anzolin si intreccia quella di Walter Pontel, portiere del Palermo che viene sostituito proprio da Anzolin (fa comunque una bella carriera a Catania, Napoli, di nuovo a Palermo, Padova, Udinese e Viareggio). In quegli anni si fanno notare i portieri Pacifico Cuman, Aldo Nardin, Giovanni De Min e Gianfranco Geromel

La conferma degli anni recenti 

Dagli anni ‘80 ad oggi si registrano sempre più portieri italiani con la particolarità del cognome “chiuso”:

Fabrizio Ferron, classe 1965 (Sambenedettese, Atalanta, Sampdoria, Inter, Verona, Como e Bologna)

Morgan De Sanctis, classe 1977 (Pescara, Juventus, Udinese, Siviglia, Galatasaray, Napoli, Roma, Monaco e nazionale italiana)

Walter Bressan, classe 1981 (Spezia, Treviso, Pavia, Arezzo, Grosseto, Sassuolo, Varese, Cesena, Chievo e nazionale under 18)

Paolo Acerbis, classe 1981 (Albinoleffe, Livorno, Triestina, Grosseto, Catania, Vicenza)

Mattia Perin, classe 1992 (Genoa, Padova, Pescara, Juventus e nazionale italiana)

Ivan Provedel, classe 1994 (Pisa, Perugia, Modena, Pro Vercelli, Empoli, Juve Stabia, Spezia, Lazio e nazionale italiana)

Simone Scuffet, classe 1996 (Como, Udinese, Kasimpasa, Spezia, APOEL, Cluj, Cagliari, Napoli e nazionale italiana)

Alex Meret, classe 1997 (Udinese, Spal, Napoli e nazionale italiana)

Samuele Perisan, classe 1997 (Udinese, Triestina, Arezzo, Padova, Pordenone, Empoli, Sampdoria e nazionale under 20)

Giacomo Pozzer, classe 2001 (Inter, Lucchese, Juve Stabia, Matera e Trento)

Sebastiano Desplanches, classe 2003 (Vicenza, Trento Palermo e nazionale under 21).

Coincidenza o predestinazione?

Il poeta e comico romano Tito Maccio Plauto, nella commedia del 191 a.C. “Il Persiano”, usò la frase nomen atque omen(ossia «nome ma anche premonizione») per indicare come il nome di una persona contenesse involontariamente un presagio sulla sua vita. L’idea che il nome possa influenzare la carriera o il comportamento di una persona – “determinismo nominativo” – fu ripresa da Carl Jung, il qual – ripercorrendo gli studi del medico e psicologo austriaco Wilhelm Stekel – legò il fenomeno al suo concetto di “sincronicità”, cioè alla presenza di connessioni non causali ma significative tra eventi che avvengono in modo inconscio. 

Non credo che sia una pura coincidenza: il portiere sceglie il suo ruolo, ultimo solitario baluardo, eroe sprezzante del pericolo; sceglie di non partecipare al gioco e restare a chiudere in tutti i modi l’accesso alla porta. Forse la consonante che “chiude” il cognome c’entra qualcosa in questa sua scelta.

Per questo contributo mi sono avvalso soltanto delle mie conoscenze personali, delle informazioni e ricerche pubblicate in rete. Nessun ricorso alla c.d. Intelligenza Artificiale

Foto di Alexander Fox | PlaNet Fox da Pixabay

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