Ciclismo. Estonia, Polonia, Spagna, Stati Uniti e Danimarca: una settimana entusiasmante con l’Italia protagonista

Tour-de-PologneIn Estonia si stanno correndo i campionati europei su strada, l’Italia è potagonista con tre medaglie in due gare.
Sono in fase di svolgimento  a Tartu, i campionati europei di ciclismo su strada; nella giornata di oggi si sono svolte le prove femminili, con la gara Juniores ed Under 23, in cui l’italia si è dimostrata faro del ciclismo rosa giovanile, conquistando un oro e due argenti.Le gare si stanno svolgendo pochi giorni dopo la tragica scomparsa di Chiara Pierobon, proprio nel giorno in cui nel suo paese i suoi amici e parenti le regalavano l’ultimo saluto, unanime il coro di dedica alla ragazza prematuramente  scomparsa, dalle cicliste al CT Savoldi; la Pierobon sarebbe dovuta infatti essere presente a queste gare.Gara Juniores:L’italia conclude la prova con la vittoria di Nadia Quagliotto ed il secondo posto di Rachele Barbieri, dopo essere riuscite a fare selezione sull’ultima salita di giornata.Podio

1-Quagliotto

2-Barbieri

3-Kasenova

Riviviamo tramite le parole della Quagliotto e del CT Savoldi i momenti salienti e le emozioni di questa giornata, come si apprende dai comunicati FCI.

Quagliotto: “Ancora sono incredula – dice la neo campionessa europea –. Abbiamo corso da protagoniste perché avevamo la consapevolezza di essere tra le nazioni faro. Gli accordi erano di correre i primi tre giri in contro-attaccando, nel caso, l’Olanda che è una squadra compatta. E tener sott’occhio le russe con le loro individualità. Dopo i primi tre giri insieme alle compagne Marta Cavalli e Lisa Morzenti ci sono stati tentativi di attacco. Anche Sofia Beggin ci ha provato, poi la sua azione si è esaurita ed il gruppo è tornato compatto. Nel caso di arrivo in volata erano pronte Alzini e Barbieri, ma l’azione a tre km dall’arrivo della russa è stata improvvisa. Io ero lì ed ho colto l’attimo rispondendo all’attacco. Sono stata favorita anche dalla leggera discesa degli ultimi km. Quando mancavano poco meno di 200 metri sono entrata in azione perché sapevo che avevo gambe, testa e cuore” – dice Nadia.

Il pensiero è volato subito a Chiara Pierobon: “Questa corsa, questi successi sono per te, Chiara” – dice l’azzurrina con la medaglia d’oro al collo.

Savoldi: Ha vinto Nadia e siamo tutti felici per lei. Sapevamo di essere la squadra di riferimento, inoltre la corsa è stata eseguita come era stato deciso a tavolino alla vigilia. Il percorso non ha facilitato la selezione ed è stato un peccato, già al primo giro perdere un elemento basilare come Elisa Balsamo, coinvolta in una caduta, senza riportare nulla di grave, ma è stata costretta ad uscire dai giochi. A pochi chilometri dall’arrivo. Quando sembrava un arrivo in volata, la russa ha anticipato e Nadia, subito, ha risposto all’attacco attaccandosi alla sua ruota. Insieme hanno fatto un vuoto di 7 secondi dal gruppo. A 200 metri dall’arrivo, ecco l’azione decisiva di Nadia che ha staccato la russa andando a conquistare il titolo europeo. Una grande soddisfazione completata da Rachele Barbieri, argento, e dal quinto posto di Martina Alzini. Entrambe le velociste hanno lavorato benissimo alle spalle di Nadia e della russa, tanto che la stessa Barbieri ha superato la russa sfilandole l’argento. Insomma un successo completo. In questa categoria non è semplice e scontato veder muoversi così bene le atlete. Sono, senza dubbio, il nostro valore aggiunto”.

Gara under 23: L’Italia vince la medaglia d’argento con Ilaria Sanguineti, attrice protagonista di una fuga nata a 45 km dal traguardo, in cui è riuscita a trovare le energie nel finale per salire sul podio, nonostante lei e la vincitrice fossero state riprese da altre due avversarie.

Podio

1-Niewiadoma

2- Sanguineti

3-De Jong

Tramite le parole della Sanguineti e del CT Savoldi, riviviamo  quanto accaduto.

Sanguineti: “Essere ripresa a 2 km dall’arrivo dopo una fuga così lunga è sempre un rammarico . Sono felicissima ed una medaglia individuale è una gioia grandissima. Non ho mai mollato e sapevo che su quella bicicletta a pedalare oggi, come per ogni azzurra, eravamo in due: con me c’era Chiara. Questa medaglia l’ha vinta lei”

Savoldi:  “Ilaria ha fatto una corsa bellissima. Ha vinto però una tra le cinque atlete più valide in assoluto e quindi è necessario darle il giusto merito. Siamo soddisfatti della medaglia ma è mancato pochissimo al titolo continentale. Se dovessi pensare con la testa di Ilaria, la soddisfazione c’è, ma anche un poco di rammarico per l’occasione d’oro che ha creato e che certo nessuno le ha regalato” 

Il giro di Polonia andato in scena questa settimana, ha visto l’affermarsi di Ion Izagirre.

La prima tappa aveva una conclusione allo sprint, dominata dal tedesco Kittel, che batteva il giovane Ewan e l’italiano Bonifazio.

Nella seconda tappa una rovinosa caduta nel finale rimescolava le carte dei velocisti, tappa che veniva vinta da Pelucchi, davanti a Kittel e Giacomo Nizzolo; proprio Pelucchi e Nizzolo si ripetevano nella terza tappa, giungendo primo e secondo, terzo Van Asbroeck.

La quarta tappa siglava l’inizio delle salite, e la vittoria di Bodnar dopo oltre 200 km di fuga in compagnia del secondo e terzo del giorno, Zielinsky e Smukulis.

Nella quinta tappa De Clercq staccava tutti in salita, relegando al secondo posto l’italiano Ulissi, terzo Reichebanch.

Nella sesta tappa Henao vinceva l’arrivo in salita più duro, ancora secondo Ulissi, terzo la sorpresa Craddock.

Nell’ultima tappa, a cronometro, a vincere era il sorprendente Bialoblocki, che relegava al secondo e terzo posto KIryenka e Flens.

La classifica generale andava al cronoman e scalatore Ion Iazgirre, secono e terzo De Clerq ed Hermans.

Giro di Danimarca, Breschel e Juul Jensen fanno la storia.

Il giro di Danimarca si sviluppava su sei tappe, una a cronometro e cinque con arrivi in volata o in cima a piccoli colli, adatte a velocisti o finisseur.

La prima tappa, sotto il diluvio, vederva imporsi Boom, che attaccava negli ultimi km e  batteva di 6” Bak e Andersen.

La seconda frazione premiava in volata Boasson Hagen, davanti al suo compagno di squadra Kristian Sbaragli, terzo ancora Andersen.

Nella terza tappa vinceva ancora Breschel, diventando il ciclista ad aver vinto più tappe in questa corsa, secondo e terzo Guldhammer e Kamp.

Quarta tappa nemmeno a dirlo, Breschel, davanti a Boasson Hagen e Cort.

Quinta tappa , a cronometro, veniva vinta dal giovane Wurtz ,davanti a Juul Jensen e Andersen; sfortunato Bak, in testa della generale fino a questa tappa , per colpa di una foratura rimaneva attardato e perdeva la leadership.

Nell’ultima tappa vinceva Morkov davanti a Breschel ,terzo Boasson Hagen, nella generale trionfava Juul Jensen, secondo lo sfortunato Bak; terzo l’italiano Marco Marcato che, grazie alla costanza dei piazzamenti, saliva sul terzo gradino del podio a fine gara.

Vuelta a Burgos, la breve corsa a tappe più dura che c’è dominata dal Team Astana.

La prima tappa era un dominio spagnolo in volata, Barbero, Moreno e Herrada.

Seconda tappa, cronosquadre, vedeva imporsi l’Astana, davanti a Caja Rural e Movistar.

Terza tappa ancora in volata, con l’acuto di Isaychev davanti a Matteo Busato, terzo Benito.

Quarta tappa, di media salita,  in cui vince Angel Lopez, secondo Moreno, terzo Latour.

L’ultima tappa vedeva l’acuto di Moreno, sulla tappa più dura distanziava di 15” Taaramae e Latour.

Nella generale Taaramae si aggiudicava la vittoria nella corsa, secondo Michele Scarponi, terzo Moreno.

Tour of Utah, volti nuovi e talenti riconfermati in questa dura settimana di gara.

Nel diluvio della prima tappa si impneva Reijnen in volata, che batteva Howes e Taylor Phinney, il quale tornava alle gare 14 mesi dopo il terribile infortunio ad una gamba.

Seconda tappa ad appannaggio di Cokjan, vincitore con un allungo nella leggera salita finale, chiudevano secondo e terzo Carpenter e Bookwalter.

Terza tappa che si concludeva al fotofinish, trionfava Owen, che batteva di misura Bookwalter e Avila.

Nella quarta frazione vinceva uno scatenato Young, autore di una disarmante progressione nella breve salita finale, distanziava di 10 ” Smith ed il leader della generale Cokjan.

Quinta tappa a  Woods che  attaccava da lontano, portandosi a casa la vittoria e la leadership della classifica generale, nella tappa giungeva secondo l’italiano Sonny Colbrelli che sopravanzava nel finale Reijnen.

Nell’ultima tappa Dombrowski faceva saltare il banco, attaccando negli ultimi 10 km di salita, sbaragliava la concorrenza a conquistava in un solo colpo la vittoria nella tappa regina e la vittoria finale della classifica generale. Il podio di tappa era completato da Woods e Berhane, che si inchinavano a questo ragazzo della Garmin Cannondale, al rientro dopo un grave infortunio che sembrava aver compromesso la carriera di un fulgido talento.

di Yuri Casciato 

foto: FCI

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