Carnevale: festa pagana, festa cristiana

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Carnevale, la parola indicava il periodo che va dall’epifania alla quaresima e preannunciava l’astinenza quaresimale.

Le origini si perdono nei tempi dei riti pagani ma sicuramente fu in epoca medievale che si accentuò la contrapposizione degli aspetti sacri e profani: il carnevale restava l’unico periodo dell’anno sottratto al potere religioso e, anticipando quello penitenziale, diveniva il tempo in cui si poteva fare tutto ciò che era vietato in altri momenti. Si mangiava e si beveva in modo sproporzionato, si tenevano comportamenti licenziosi come indossare falli posticci nei cortei, cantare canzonacce, inventare burla a sfondo sessuale, organizzare finti matrimoni, si tradivano i partner nascosti dai mascheramenti e nei confronti di rivali, altolocati e religiosi, era tollerato assumere atteggiamenti aggressivi o di maldicenza.

Oggigiorno, abituati a nessuna privazione di cibo, vestiario e sesso (grazie alle pratiche contraccettive), difficilmente riusciamo ad immaginarci quanto succedeva in quel lungo periodo, che dura – adesso – circa una settimana. Nella nostra società il carnevale è un business; venendo a mancare l’antico significato, ne ha acquisito dei nuovi che purtroppo hanno alla base il profitto, vedi le grandi manifestazioni di Rio de Janeiro, Venezia, Viareggio…

Ma per fortuna persistono ancora piccoli carnevali in molti paesi della nostra Italia, sia nel meridione che nelle isole e nelle valli del nord, con fili conduttori comuni, figure allusive – frequente l’orso -, esorcizzanti il freddo, il buio o la malasorte.

Nell’arco alpino si conoscono parecchie manifestazioni che hanno assunto valenza transnazionale, vedi il Carnevale storico della Coumba Frèide messo in scena da dieci Comuni prossimi al passo S. Bernardo in Val d’Aosta, che attira gente anche dalla Svizzera e dalla Francia. Documentato almeno dal 1467, si è  “modernizzato” dopo il passaggio napoleonico del 1800, quando, per sbeffeggiare le truppe francesi,  i valligiani si misero di traverso sul capo i cappelli dei militari.

Il Carnevale di Schignano (Co), è caratterizzato dal dualismo dei Bej e dei Brùtt, contrapposti nell’aspetto e nei modi comportamentali. Il martedì grasso si brucia il Carlisept (un fantoccio) in piazza, alla fine del corteo. Il cantautore Davide Bernasconi – Van de sfros– gli  ha dedicato una canzone.

Il Carnevale di Bagolino (Bs) ha un aspetto fortemente religioso perché il culmine della festa si raggiunge il lunedì grasso, e inizia al mattino alle sei con la celebrazione di una santa messa nella grande chiesa parrocchiale. Le maschere, dette Balarì, giungono nel luogo sacro e pongono la maschera e il cappello di feltro rosso ornato con l’oro di famiglia sugli altari delle cappelle laterali. Tutto il giorno balleranno per le vie del paese intonando motivi tramandati da generazioni, soffermandosi alle soglie di famigliari e amici in segno riverente. In passato si combinavano matrimoni in quest’occasione.

Più a est, l’antico Carnevale di Sappada (Bl), si articola in tre domeniche consecutive, dedicate rispettivamente ai Poveri, ai Contadini e ai Signori. Si indossano abiti dismessi conservati nei bauli, cappellini, ninnoli, bigiotterie e fiori come accessori, si mimano scenette, tra cui il corteo nuziale con prete e convitati. Essendo una stazione sciistica, il paese omaggia i turisti con fiaccolate sulle piste. Il martedì grasso, allo scoccare della mezzanotte, bisogna levarsi la maschera, una sola persona col volto coperto distribuisce le ceneri, a preannunciare la quaresima.

A Sueglio, in Valvarrone (Lc), l’ultimo giorno di carnevale è di sabato perché questa è zona ambrosiana, si celebra un corteo mascherato con comparse travestite da Animali e Uomini selvatici, i Crapùni, una allegra brigata che visita villaggi della valle in un rito propiziatorio per la natura.

Da qualche anno si è ripristinato anche il Carnevale di Samolaco (So), detto la Bagùta, con maschere in carta variopinta. Subito è nata una polemica col paese di Menarola, poco distante, che ne rivendica la paternità.

R.F.T.

 

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