B come BATTISTI (Lucio)

maxresdefaultBenvenuti alla seconda puntata della rubrica Juke Box. La lettera “B” mi consente di parlare oggi di un artista ben più vicino a tutti noi. E non solo da un punto di vista geografico. Scrivere di “lui” ha rappresentato per me davvero un gran piacere. Spero proviate lo stesso piacere nel leggere. Inserite pure una moneta, quindi e godetevi la selezione odierna del nostro Juke Box! 

.

“… Tu chiamale se vuoi, emozioni …” Se avessi avuto una sola riga a disposizione per riassumere al massimo Lucio Battisti, avrei scritto proprio così!

Non è facile racchiudere in un articolo, le sensazioni che Lucio Battisti ha regalato alla musica Italiana; così come non è facile raccontare cosa è stato e cosa è oggi Lucio Battisti.

I miei genitori cantavano le sue canzoni ed io lo facevo con loro. Continuo a farlo ora e mia figlia lo canta con gli amici, magari strimpellando una chitarra.

Il Lucio nazionale ha riunito (almeno) 3 generazioni e, credo si tratti di un record sensazionale. Nato a Poggio Bustone (Rieti) nel 1943, comincia a suonare insieme a Tony Dallara come chitarrista. Dapprima a Roma, poi a Milano, dove comincia subito un connubio che segnerà in maniera indelebile la vita artistica (e non) di Lucio Battisti: quello con Mogol, figlio di un discografico e già affermato paroliere. Alcuni di quelli conosciuti oggi come successi di Lucio, originariamente non erano nati per la sua voce: “Per una lira” nasce per i Ribelli; “29 Settembre” per L’Equipe 84. Anche “Nel cuore, nell’anima” e “Non è Francesca” non conoscono subito l’interpretazione di Lucio.

La prima volta di Lucio Battisti in hit parade, come cantante, è con “Balla Linda” e siamo nel 1968. Ma solo l’anno successivo il suo nome conosce il successo. Lucio battisti porta a Sanremo “Un’avventura” e l’importante riscontro del pubblico lo esorta a pubblicare il suo primo album. E’ un lavoro in cui Lucio si riappropria di tutte le hit cedute ad altri, arricchite, questa volta, da arrangiamenti e canto nei quali sfodera il suo talento di musicista pop puro, in grado di far fare il salto di qualità alla canzonetta Italiana. Il tutto è dimostrato da “Io vivrò (senza te)”, o l’azzardato finale di “Non è Francesca”.

“Emozioni” è l’album che nel 1970 fa scoprire al pubblico un artista antidivo, ma al tempo stesso sicuro di sé, come dimostrato dalle particolarissime apparizioni televisive. Vince il Festivalbar con “Acqua azzurra acqua chiara” ed esce un 45 giri che il pubblico consuma su entrambi i lati (era frequente da parte di molti artisti un lato B del 45 giri ben al di sotto della canzone principale): “7 e 40” da una parte e “Mi ritorni in mente” dall’altra! Ma non è tutto. Il 33 giri che accompagna il 45, è semplicemente un capolavoro: qui ogni brano è un classico.

“Fiori rosa fiori di pesco”, “Il tempo di morire”, “Emozioni”, “Dieci ragazze”, “Anna”… Nel 1971 esce “Amore e non amore” e Lucio è come un rullo compressore. Se non c’è lui in testa alle hit parade, ci sono brani scritti da lui per Mina o per la Formula 3.

E’ il momento di pensare ancora più in grande e lo fa con un progetto ambizioso: un concept album, con passaggi strumentali importanti e suonati in compagnia dei musicisti della PFM. E’ anche il momento in cui viene censurato un suo brano “Dio mio no” e solo questa notizia gli regala ancora più successo.

L’apoteosi continua: “Umanamente uomo il sogno” del 1972 è l’album con il quale inaugura la sua etichetta (Numero 1) e rappresenta il suo LP capolavoro. La curiosità è data dal fatto che qui può permettersi di escludere un pezzo come “La canzone del sole”: e può permettersi di farlo perché nel disco ci sono “I giardini di marzo”, “Comunque bella”, “E penso a te”, “Innocenti evasioni” …

Nello stesso anno esce anche “Il mio canto libero”, dove emerge una sempre maggiore libertà espressiva e compositiva, da “Confusione” a “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi”. E’ il momento in cui gradualmente Lucio inizia a sottrarsi fisicamente al pubblico, ma al tempo stesso continua a rappresentarlo meglio di chiunque.

Qualcuno lo addita militante di destra (gli interrogativi nascono dalla frase “…boschi di braccia tese…”), ma sono chiacchiere da bar: Lucio è cantato da destra a sinistra senza esclusione alcuna! “Il nostro caro angelo” del 1973, è un disco sicuramente più difficile e che non riesce a ripetere lo storico successo dei precedenti.

“La collina dei ciliegi” è semplicemente una meraviglia; “Le allettanti promesse” è una canzone che legge, filosoficamente, il rapporto Battisti-Mogol. C’è poi l’affresco etnico de “Anima latina” (1974) che deluderà Battisti per la riuscita e per l’accoglienza, e “La batteria, il contrabbasso, eccetera” (1976), che segnerà l’avvio della seconda giovinezza del Lucio nazionale.

L’Italia si riscopre innamorata della fragile voce del suo cantante prediletto e dei magici versi di Mogol, con canzoni come “Ancora tu”. Nel 1977 esce “Io tu noi tutti” dove magiche atmosfere ci regalano “Ho un anno di più”, “Amarsi un po’”, “Soli”. Nello stesso anno il duo Battisti-Mogol tenta un esperimento assolutamente fallito in terra anglosassone con “Images” e l’anno successivo arriva un altro pezzo di storia: “Una donna per amico”.

Vogliamo forse parlare di alcune canzoni contenute in questo LP come “Perché no”, “Nessun dolore”, “Aver paura d’innamorarsi troppo”, o la stessa canzone che da il titolo all’album? Anche alla fine di questo decennio, Lucio è il re del pop italiano!

Nel 1980 arriva la svolta e “Una giornata uggiosa” è un messaggio chiaro. Qualcosa tra Battisti e Mogol accade, fino ad arrivare alla rottura. “Con il nastro rosa”, “Una vita viva”, “Gelosa cara” sono alcuni degli ultimi successi apparsi in questo LP che sanciscono una spaccatura, un divorzio e l’inizio di una nuova fase.

E la scelta di Battisti è una scelta forte. Lucio dice addio a Mogol, ai suoi musicisti ed al suo pubblico. Quasi a voler significare che <<quel>> Battisti non c’è più e che la nuova fase avrà musica, arrangiamenti e stile completamente diversi e che anche Lucio sarà da ricordare per quello che era.

Battisti non apparirà più in pubblico ed i lavori “E già” (testi della moglie Grazia Letizia in arte Velezia) “Don Giovanni” (trovate linguistiche ironiche ed ermetiche del poeta Pasquale Panella), “L’apparenza” (il nuovo connubio Battisti-Panella vola, ma i fasti di un tempo sono un lontano ricordo), “La sposa occidentale”, “Cosa succederà alla ragazza” ed “Hegel” ci consegnano un altro cantante che nulla ha a che vedere con quello amato ieri, oggi e, sono certo, domani.

Lucio Battisti muore nel 1998, causando un lutto diffuso in tutto il paese, ma le sue canzoni rimbombano ancora nei cori dei figli dei figli di chi lo cantava già negli anni 60.

di Riccardo Fiori

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.