Autonomisti: a Trieste un movimento chiede la scissione dall’Italia

trieste2Una voce stridula da un megafono chiede: “Trieste?”. E i manifestanti in coro: “Libera!”

Questo è un piccolo quadro di ciò che di tanto in tanto si può vedere nelle strade triestine. Una lunga fila di persone, bardate di bandiere con alabarda bianca su sfondo rosso – il simbolo di Trieste – e con bandiere dell’ONU. Striscioni trilingui in italiano, sloveno e inglese. Il Movimento Trieste Libera sta manifestando.

Trieste, 200mila abitanti, un peso politico ed economico nullo. E in più, una crisi economica che ha messo in ginocchio migliaia di famiglie e un sentimento di esasperazione. Questa situazione ha costituito le fondamenta per la creazione del Movimento Trieste Libera, un’organizzazione politica che reclama l’indipendenza della città di Trieste dall’occupazione abusiva italiana. E tale pretesa ha una giustificazione nei trattati internazionali – più o meno.

Ma prima ripercorriamo con ordine la storia di Trieste degli ultimi 70 anni. Nel 1947, finita la guerra e le varie occupazioni, il Trattato di Parigi stabilisce che Trieste formerà una sorta di città stato, il Territorio Libero di Trieste (TLT), e verrà amministrata temporaneamente da un Governo Militare Alleato (Zona A); alcuni territori dell’Istria, invece, verranno retti da un governo temporaneo jugoslavo (Zona B). Con il Memorandum di Londra del 1954, la Zona A passa sotto il controllo dell’Italia. Infine la città diviene definitivamente italiana nel 1975 a seguito della ratifica da parte del Governo italiano del Trattato di Osimo. trieste1

A distanza di qualche anno, intorno al 2011, nasce il Movimento Trieste Libera. Questi lamenta l’occupazione abusiva dello Stato Italiano nel Territorio Libero di Trieste e si propone come obiettivo l’autonomia della città. Anzi, più precisamente, chiede che la città venga amministrata direttamente da un governatore nominato dall’ONU. Tali istanze sarebbero supportate dal Trattato di Parigi del 1947 che istituisce il TLT, da cui la famosa frase degli esponenti del movimento: “Noi gavemo le carte”(“Noi abbiamo i documenti che accertano che abbiamo ragione”).

Grazie alla rete, a Facebook e al passaparola, l’organizzazione prende piede e riesce a radunare un discreto numero di iscritti. Comincia ad allestire gazebo nelle piazze, ad organizzare manifestazioni, a fare volantinaggio. Intenta anche una causa contro lo Stato per violazione dei trattati internazionali, causa ovviamente persa.

Questa pretesa di diritto non è poi così fondata. È vero che il Trattato di Parigi ha istituito il TLT, ma è altrattanto vero che il Trattato di Osimo ha sancito definitivamente che la città di Trieste appartiene all’Italia, che piaccia o no.

C’è la questione dell’effettiva importanza della città. Gli autonomisti parlano di un rilancio del Porto Franco, che renderebbe Trieste un centro di commerci importantissimo. Ammesso che ciò possa avvenire, economicamente parlando, cosa accadrebbe di un territorio così piccolo? In un mondo che tende sempre più alla formazione di enti sovranazionali, il rischio di essere travolti è fortissimo.

Il fenomeno ha fatto emergere alcune situazioni un po’ contraddittorie. Fra i sostenitori vi sono alcuni dipendenti della pubblica amministrazione e addirittura uno di Equitalia: costoro la mattina lavorano per lo Stato, il pomeriggio lottano per cacciare questo Stato dal loro territorio. Forse non comprendono che se riuscissero nel loro intento, il lavoro non ce l’avrebbero più. E la stessa cosa vale per i pensionati: Roma continuerebbe ad inviare le pensioni a persone che si sono scisse dal Bel Paese?

Il Movimento Trieste Libera per ora è riuscito soltanto a fare un po’ di rumore, nulla di più. Ha messo in atto iniziative folkloristiche come la distribuzione, previa richiesta, delle carte d’identità o delle targhe per le auto del TLT. Ha sfruttato in modo formidabile l’esasperazione di molti, promettendo utopie. Vedremo nei prossimi mesi gli sviluppi improbabili di questi autonomisti, sperando che il clima di tensione non salga eccessivamente.

di Francesco Galli

foto:  huffingtonpost.it –  lindipendenza.it

 

10 Risposte

  1. Masha Sancin

    La forza e convinzione dei triestini sta proprio in quel contradditorie, nonostante siano dipendenti pubblici dell’italia non guardano al mantenimento dello status quo,ma pensano al bene e al futuro di Trieste, città stuprata dall’Italia. L’indipendentismo non è utopia è una voce crescente non solo triestina, che trova eco in tantissimi altri territori della penisola italica, come risposta alla situazione odierna, di un governo e stato elefantiaco, corrotto, ladro, che ha i propri tentacoli invischiati in ogni dove, chiara consapevolezza l’Italia sia irriformabile e uniti stiamo sprofondando, ormai barca fa acqua da tutte le parti, e non è una questione d’egoismo ma di consapevolezza e vera rivolta pacifica contro la rovina. Consiglio di visitare il sito Normattiva del governo italiano e cercare la legge attiva che sancisce il porto di Trieste sia Porto Franco Internazionale e chiedersi perché tale norma non venga rispettata, consiglio anche di fare ricerche su sanzioni che l’Italia ha dovuto pagare a armatori esteri che hanno sollevato l’abuso all’ONU da parte dello Stato Italiano all’interno del Porto di Triete che gode di particolari leggi non rispettate.

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  2. Andrea

    Il trattato di Osimo è stato firmato dai soli due stati “contendenti”, ma mai ratificato dagli stati (gli unici) che avrebbero potuto dar validità al trattato, o meglio all’accordo, ovvero Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna e Francia. Per cui, dal punto di vista legale, è come se uno avesse venduto un appartamento non suo, avendolo solo in gestione. Trieste non è mai stata nè una priorità, ne un interesse fondamentale per i politici italiani, che si sono mossi solo su spinta di manifestazioni popolari (1954), e per l’interesse del solo Paolo Emilio Taviani. Nessuno di quelli che ha giocato con il potere in Italia, da moro (rappresentate italiano a Osimo), ad andreotti, tantomeno a kossiga (che era pronto a regalare Trieste al blocco sovietico (1976), pur di salvare la poltrona), gestendo Trieste sempre come un fastidio, solo la destra ha sempre fatto di Trieste una questione di principio, ma contava come il due di picche a briscola bastoni. La provincia più piccola d’Italia ha poi poca attrattiva come voti, ed ecco smantellare pezzi di porto per rimpinguare cattedrali nel deserto come Gioia Tauro (evidentemente la ‘ndrangheta è veramente potente!) o Livorno o altri…cose da un punto di vista operativo, di un’idiozia senza limiti. Trieste è un porto incuneato nel centro d’Europa, con i fondali migliori…ma evidentemente competenza e professionalità nelle figure politiche in Italia sono optional non prioritari, voti e nepotismi sono molto più interessanti. Per cui preso atto della totale inedia e incompetenza delle istituzioni, ottimamente espressa da un sindaco che sembra uno scherzo di brutto gusto, la popolazione triestina si è guardata indietro e si è accorta di una meravigliosa opportunità regalatale dall’elefantiaca organizzazione dell’ONU, ma che aveva visto giusto: nel senso che Trieste, essendo al confine tra l’est e l’ovest, doveva essere protetta, cosa che l’Italia si è ben guardata dal fare, cercando anzi di grattare fino al fondo del barile, come sempre, per mantenere il più inutile e grande baraccone politico dell’occidente; per cui dovrà adeguarsi alle conseguenze di questa disgraziata politica, e alla fine restituire a Trieste lo status che legalmente le compete, non essendo stata in grado di proteggerla e farla sopravvivere com’era negli intendimenti dell’amministrazione ONU, quando definito il memorandum di Londra.

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  3. Alabardo

    Pretendere di ricostruire la storia delle aspirazioni indipendentiste triestine partendo solo dal 1947 è limitativo.
    Bisognerebbe andare più indietro… ad esempio al 1915-1918, allorché migliaia di triestini “italiani” combatterono con l’uniforme austro-ungarica, per respingere l’invasione italiana…
    Oppure al 1914 allorché, nelle trattative (ma meglio sarebbe dire mercanteggi) avviati dal ministro italiano Sidney Sonnino, tra le condizioni poste fu proprio quella di trasformare Trieste in uno stato autonomo ed indipendente.
    Oppure ancora al 1382, allorché Trieste fece atto di dedizione al Duca d’Austria, ponendo le basi per 6 secoli di prosperità e benessere.
    Nel 1918, quando fu invasa dall’Italia, Trieste era uno dei primi porti del mediterraneo. E tornò ad esserlo anche nel periodo del TLT sotto governatorato alleato (1947-1952).
    Se oggi ha “un peso politico ed economico nullo”, come scrivete, l’unica responsabile è l’amministrazione italiana.

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  4. Anonimo Triestino

    Chi ha scritto l’articolo, si informi meglio, nessun dipendente statale perderebbe il lavoro, semplicemente passerebbe ad altra amministrazione, al servizio di un nuovo Stato, e le pensioni l’Italia ha l’obbligo di pagarle come previsto dalle clausole del Trattato di Pace. Informarsi prima di scrivere.

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  5. moreno

    Caro signor Galli, dimostra e donota molta ignoranza in materia scrivendo quest’articolo….rimandato a settembre

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  6. Brenno brontolo

    L’autore di questo articolo mi sembra solo che una persona ignorante. Leggi la storia! 20 anni d’ Italia a Trieste nel 1920 non la fa diventate italiana. Capra capra

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  7. claudio

    LEGGE 25 novembre 1952, n. 3054
    Ratifica del decreto legislativo 28 novembre 1947, n. 1430, concernente esecuzione del Trattato di pace fra l’Italia e le Potenze alleate ed associate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947. (GU n.10 del 14-1-1953 )
    vigenti al 11-06-2014

    approvato;

    IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

    PROMULGA

    la seguente legge:
    Articolo unico.

    Il decreto legislativo 28 novembre 1947, n. 1430, e’ ratificato.

    La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sara’ inserta
    nella, Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti della Repubblica
    italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla
    osservare come legge dello Stato.

    Data a Roma, addi’ 25 novembre 1952

    EINAUDI

    DE GASPERI – SCELBA –
    VANONI – ALDISIO – ZOLI
    – SEGNI – PELLA –
    SPATARO – PACCIARDI –
    MALVESTITI – FANFANI –
    LA MALFA – CAMPILLI –
    RUBINACCI – CAPPA

    Visto, il Guardasigilli: ZOLI

    non serve aggiungere altro!!!!!!!

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  8. Marina

    Come hanno scritto già i miei concittadini, lei dimostra un’ignoranza incredibile, e non fa altro che confermare la classica arroganza italiana nel stravolgere le verità e il continuo menefreghismo per la legge !!!

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  9. Walter

    Ottimo articolo del sig. Galli. A parte i pochi militanti del Movimento Trieste Libera, che si mobilitano su internet con risposte preconfezionate per far sentire pesantemente la propria voce, i risultati delle loro pretese si vedono già in questi mesi. Lotte intestine per il potere, con conseguente perdita di quel poco di consenso che avevano conseguito, sfruttando la difficoltà economica globale attuale. Trieste si trova in Italia, in Europa, e sono tutti i paesi di questo continente a conoscere una nuova fase storica, fatta di competizione economica e politica a cui gli Stati nazionali sono stati indotti a partecipare da strutture sovrannazionali quali UE, BCE FMI, condizionate da lobbies finanziare e multinazionali. La crisi è solo la conseguenza di queste politiche economiche e finanziarie che sovrastano gli interessi dei singoli Paesi. Come riportato bene dall’articolista, uscire da uno Stato come l’Italia, anche se a sovranità limitata come oggi, vuol dire diminuire ulteriormente il proprio peso politico, andando ancora più rapidamente in difficoltà economiche. Questo al di là di speciose ricerche di cavilli di diritto internazionale, che questo movimento cerca di spulciare per rispristinare uno Stato mai nato, ma solo pensato per interessi lontani dalla città reale, che invece conosce bene i sentimenti di riconoscenza per l’Italia che ha dato a questa Terra in termini economici e di sentimenti qualcosa che non si può svendere a buon mercato.

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  10. Mulon

    Giusta analisi … La legalità e ovvia certo che perdiamo tempo a parlare di una cosa che la nostra generazione non c’entra niente …il territorio libero di Trieste era una creatura finanziata dell’Italia Accolsnfodi i costi di gestione cosa che ovviamente nessuna degl MTL parla anzi ci sono i presupposti per chiedere la restituzione della zona B all’Italia ( illegalmente occupata dall’armata jugoslava ) La ns generazione non ha nessuna valenza giuridica per pretender tale statuto la vecchia dirigenza non esiste più non è che uno qualsiasi una mattina si alza. Bon ragazzi non semo in Italia femo il TLT …..

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