Arrestato Marcello De Vito (M5s): tangenti sul nuovo stadio della Roma

“Se Lui è l’ortodosso, figurati i protestanti”. Questa è la battuta che gira da due giorni per Roma in merito al clamoroso arresto del (ormai ex) Presidente Cinque stelle del Consiglio comunale di Roma Marcello De Vito, considerato appunto uno dei maggiori rappresentanti dell’ala più “pura” del Movimento, ammanettato ieri mattina insieme agli architetti Fortunato Pititto e Gianluca Bardelli e al suo amico avvocato Camillo Mazzacapo con il quale pare avesse costituito la MDL srl, sorta di cassaforte delle tangenti . 

Questi a vario titolo sarebbero i corrotti. La Magistratura ha messo sotto indagine anche i presunti corruttori tra i quali figurano i fratelli costruttori Toti, Silvano e Pierluigi e l’immobiliarista Giuseppe Statuto oltre a un altro paio di avvocati che facevano da tramite. Per quello che se ne sa, tutto parte dall’indagine riguardante il nuovo Stadio della Roma in progettazione a Tor di Valle sul quale  è lecito pensare,  al punto in cui siamo, che ci si possa mettere definitivamente sopra non una pietra, ma una montagna. 

Un’opera maledetta, che ha scatenato i soliti appetiti voraci dei palazzinari emergenti romani e ha messo in moto un sistema corruttivo senza precedenti nella capitale che, è bene ricordarlo, soltanto alcuni mesi fa aveva visto spalancarsi le porte del carcere per Luca Parnasi, ritenuto il capofila  dei professionisti interessati al progetto e, a detta dei magistrati, il deux et machina di tutta l’organizzazione criminale. Parnasi che aveva trascinato nel fango un’altra decina di persone compreso l’avvocato genovese Luca Anzalone, fortissimamente voluto dalla Giunta pentastellata alla  guida dell’Acea, la  maggiore società municipalizzata di Roma e insieme a  lui finito in galera.

In quel caso le accuse furono associazione a delinquere, finanziamento illecito e corruzione con  le quali furono sfiorati  anche gli esponenti  del PD e di FI Michele Civita, Adriano Palozzi e Davide Bordoni. E’ possibile che da quel filone i magistrati siano risaliti man mano agli arrestati di oggi che, oltre allo stadio, pare siano coinvolti anche nella ristrutturazione degli ex Mercati generali sull’Ostiense e alla costruzione di un albergo a ridosso dell’ex  stazione dei treni di Trastevere. 

Un giro d’affari e di mazzette ampio , che probabilmente non si è affatto concluso  e potrebbe portare inevitabilmente ad altri sviluppi dell’inchiesta che, se così fosse, determinerebbero ulteriori sconquassi all’interno della già  sfiancata giunta grillina. E anche se al momento nelle stanze del Campidoglio si ostenta calma e gesso in dosi massicce, è ovvio che tutti si stiano domandando cosa ne pensi la sindaca della città Virginia Raggi. In soccorso della quale è subito sceso in campo  il suo capo politico Luigi Di Maio che, con un twitter  “motu proprio” da uomo solo al comando, ha cacciato definitivamente dal Movimento, senza se e senza ma e pure senza nessuna garanzia giuridica, il “povero” malcapitato Presidente e avvocato romano. 

Detto ciò e nonostante i terremoti continui e le fughe a catena di assessori e consulenti che ha dovuto sopportare, la sindaca non sembra per nulla impressionata della situazione e a domanda pare che abbia risposto di non avere nessuna intenzione di dimettersi. 

Noi non staremo qui a rifare la storia del Movimento, a parlare delle origini, dell’”onestà” gridato ai quattro venti e contro qualunque esponente dei vecchi partiti sorpreso a rubare soltanto una mela, non parleremo del trattamento a dir poco feroce riservato all’ex sindaco Marino, degli avvisi di garanzia usati come clave ma ci domandiamo, dopo le tante dimissioni, defenestrazioni, arresti, denunce e soprattutto dopo quasi tre anni di stallo e d’impaludamento sulla maggior parte dei dossier che riguardano la città, se non sia arrivato il momento di ammettere la sconfitta, di riconoscere di non essere all’altezza di guidare una realtà così complessa e difficile e, onde evitare ulteriore  danni alla Capitale d’Italia, con un atto di generosità di passare nuovamente la palla della democrazia ai cittadini romani.

Sappiamo anche che non saremo ascoltati e per questo ci aspettiamo purtroppo ancora mesi complicati che non renderanno giustizia a una città che dovrebbe  essere trattata per quella che è: una delle meraviglie  del mondo che ha il diritto di avere  un’amministrazione capace di governarla, migliorarla e preservarla per le generazioni future.

Fonte foto: LaPresse

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