Angeli a mezzanotte

Passeggiare per il centro di Milano a mezzanotte inoltrata è un’esperienza preziosa: silenzio, poche luci ancora accese nei locali, rarissime auto che procedono lente, la nettezza urbana all’opera e poi loro, il vero popolo della notte: i clochard. Sdraiati sotto i fastosi marmi delle gallerie o coricati su lussuosi soppalchi, al riparo dal terreno umido, i clochard se la dormono serenamente mentre i ritardatari passano col naso all’insù, attratti dalla varietà architettonica delle facciate e dai balconi decorati di verde e fiori, come fossero incantati giardini in miniatura. Avvolti nelle loro variopinte coperte nemmeno si destano, non si scompongono; eppure mezzo occhio è in modalità vigile, per proteggersi da qualche aggressione, o forse per vegliare – silenziosi angeli – sull’andare degli ultimi nottambuli. Passando dal Duomo si resta  a bocca aperta per la bellezza dell’aurea Madonnina che risplende nel cielo e sovrintende con ferma amorevolezza al dispiegarsi dei fatti cittadini: la sua luce rischiara il buio, anche quello  interiore. Cosa sarebbe Milano senza la sua Madonnina? Forse, semplicemente, non sarebbe. Allungando il passo, in un istante ci si ritrova davanti alla Scala: qui si può ammirare l’opera lineare del Piermarini richiamata dalla geometricità del retrostante ampliamento del Botta, ma quel che solletica la curiosità di qualche attento osservatore è la prospiciente statua di Leonardo che volta beffardamente le spalle, mostrando il deretano, a chi governa Milano. Salve, abitanti di palazzo Marino, che siete in faccende troppo affaccendati per accorgervi che messer Leonardo vi saluta con sottile ironia! Transitando da piazza Cordusio, dove si incrociano gli ultimi tram, si giunge in piazza Affari: cuore pulsante dell’economia milanese e sede della Borsa. Sorto nel 1932 su un antico teatro romano, palazzo Mezzanotte è illuminato di giallo e ha un’aria serenamente caciarona: trattenendo  il fiato si possono ancora udire le grida che sino all’avvento dei moderni supporti informatici scandivano le compravendite azionarie. Divertente, davvero divertente, che proprio lì in fronte ora campeggi su un piedistallo l’opera del noto artista provocatore Maurizio Cattelan. L.O.V.E. altro non è che una cangiante mano di marmo con tutte le dita mozzate, tranne il medio, che s’innalza beffardo di fronte alla Borsa. Diritto come le quattro colonne che ornano il palazzo, il dito è autoritario, ma non offensivo. Il classicismo del marmo è in perfetta sintonia con l’architettura della piazza. E il gesto cui accenna senza svelare, è in armonia con l’andazzo di questi tempi: “si fa, ma non si dice”. E per ultimo lo sguardo torna a posarsi su di loro: gli angeli clochard, che hanno silenziosamente vegliato sul passeggiare rilassato degli amanti della notte. Uno se ne sta fermo, più immobile delle statue, su una sgangherata seggiola di fortuna. Buona notte guardiano del bello, gli amici del buio e del silenzio ti ringraziano di  averli accompagnati in quest’ avventura col naso all’insù.

Daniela Leonardi

Foto: http://albertocane.blogspot.com/2010/09/il-dito-medio-di-cattelan.html

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