Bisogna essere davvero coraggiosi oggi…

“Bisogna essere davvero coraggiosi oggi – mi ha detto un giovane che viaggiava con me in autobus – se si vuol vivere autenticamente il cristianesimo”. Purtroppo debbo constatare che tale espressione è vera. Oggi è così: a lavoro, in famiglia, nelle scuole, nella nostra società, definirsi cristiani provoca un grande disagio. In tema di religione l’anonimato e l’ateismo sono le maschere più frequenti. Che sforzo enorme fanno alcuni fratelli quando per esempio debbono segnarsi con il segno della croce: molti provano vergogna, altri hanno paura di essere giudicati o addirittura scherniti. È dura questa situazione che stiamo attraversando eppure non dovrebbe essere così se pensiamo che proprio nel Battesimo, ricevuto da piccoli, ci viene affidata la missione di evangelizzare il nostro prossimo e di condurlo pian piano a Cristo. Ma spesso si preferisce tacere. Abbiamo reso la Croce un oggetto come tutti gli altri: pende dai nostri ciondoli, lo mostriamo per sembrare esteticamente più belli. Che paradosso, carissimi: una società che ha rivendicato e che rivendica tutt’ora a tutti i costi le sue radici cristiane vive il cristianesimo in maniera timorosa o solo superficialmente, e nella maggior parte dei casi si constata il rifiutato o la non accettazione per quello che si è. Ogni volta che si verificano queste circostanze deve rifiorire in noi una grande certezza: viviamo la stessa esperienza di Gesù che, annunciando la buona novella, viene rifiutato dai suoi stessi concittadini, da coloro che Lui stesso vuole salvare con la sua morte in croce. “Nessun profeta è ben accetto nella sua patria”, abbiamo ascoltato poc’anzi nel Vangelo. Gesù comprende la povera fede dei suoi conterranei che, sentendolo parlare, subito vorrebbero da Lui un miracolo, quasi fosse un ciarlatano; ma Gesù, con la sua schiettezza, li smaschera e costoro, “credenti senza fede”, vogliono immediatamente ucciderlo, gettandolo giù da un dirupo. E così accadrà al termine della sua missione quando i Giudei dimenticheranno i tanti miracoli che Egli ha compiuto per la loro poca fede e chiederanno a Pilato di crocifiggerlo e di farlo morire, perché personaggio scomodo. La morte di Gesù, umanamente parlando, è una circostanza tristissima, essa è la prova che la verità di Dio “non va giù” a tanti uomini. Costoro preferiscono parlar bene ma non dire mai la verità. Considerata però con gli occhi della fede, la croce di Gesù si trasforma per l’uomo in grande evento di amore. Quanti di noi oggi sono intenti ad ascoltare costantemente i tanti falsi profeti della nostra epoca, quei personaggi di turno che astutamente sanno come colpire la nostra debolezza approfittando della nostra ignoranza e della nostra superficialità. Costoro non ci offrono il paradiso ma solo delusioni e dispiaceri, uno dopo l’altro. E quante volte veniamo scherniti perché forse non vestiamo alla moda; e noi come marionette ipnotizzate stiamo al gioco, ma tremendamente infelici. Ci chiediamo: dove sono i Santi di Dio che hanno caratterizzato ogni epoca storica? Dove sono quegli uomini di fede che senza paura e senza disagio sanno mostrare il Volto di Dio alle marionette dei nostri scenari quotidiani? Dov’è la semplicità dei santi, dov’è quella semplicità che veste sempre l’abito della verità, costi quel che costi? Rileggendo i versetti della prima lettura odierna e del Vangelo dobbiamo chiederci se, come cristiani, dinanzi all’uomo della nostra epoca che definiremmo “disorientato come una marionetta”, abbiamo il coraggio di essere come quei missionari martiri che non hanno paura di annunciare il Vangelo. Questi nostri fratelli missionari che oggi sono tantissimi, ovunque, pur sapendo di stare sempre sul filo del rasoio, senza condizioni, coscienti della loro umana precarietà, portano Gesù a coloro che ancora non lo conoscono. Quando penso a questa realtà avverto un forte disagio perché mi vengono in mente i milioni di fratelli e sorelle che volendo cancellare Dio dalla propria vita, vivono il loro cristianesimo nell’anonimato e con la paura di essere giudicati. Dove andremo a finire! Allora, carissimi, interroghiamoci sulla qualità della nostra fede, qual è il tenore della nostra missione per quest’epoca che crede di far a meno di Dio. Il nostro mondo, lo sappiamo bene, è assetato di verità e troppi stranamente si accontentano di vivere così: non vogliono per nulla abbeverarsi alla sorgente dell’acqua viva che è Cristo. Preghiamo insieme, carissimi, perché possiamo testimoniare il coraggio e la gioia di annunziare Cristo, anche se andremo contro corrente. Solo così potremo costruire la civiltà dell’ amore per la quale Cristo ha donato interamente la sua vita.

Fra Frisina

Foto: http://www.stile.it

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.