Le realtà vitali dell’uomo non possono essere né acquistate né pagate

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Le realtà vitali dell’uomo non possono essere né acquistate né pagate; per esse non c’è alcun tariffario perché ci possono soltanto essere donate: la luce, il sole, l’acqua, l’aria, l’amicizia, la bellezza della terra. Tutti beni di primaria importanza questi, che non possono essere assolutamente comperati perchè l’uomo esercita su di essi un diritto naturale non negoziabile.  

Dopo la narrazione delle Parabole, attraverso le quali nel corso delle domeniche precedenti il Maestro ci ha ben introdotto alla comprensione dei Misteri del Regno dei Cieli, la liturgia di questa domenica ci propone l’inizio di un lungo discorso di Gesù sulla comunità cristiana, mirato a formarla, educarla e ad indottrinarla circa le realtà della fede. L’evangelista Matteo parla alla sua comunità di appartenenza, quella ebraica, e ad essa chiaramente vuole indirizzare tutte le pagine del suo Vangelo. Iniziamo, dunque, la riflessione su una nuova sezione del suo vangelo e apriamo la pagina che ci racconta la “moltiplicazione dei pani” (Mt 14,13-21), un brano particolarmente importante per la tradizione evangelica e uno dei racconti più noti al popolo cristiano. I primi versetti ci offrono una notizia singolare, biografica, di carattere cronachistico; i discepoli del Battista, infatti, annunciano a Gesù che il loro maestro è stato ucciso per mandato di Erode. Tale informazione è interessante perché svela un atteggiamento che Gesù assume solo in determinate circostanze e cioè, “Gesù si ritirò di là in barca, verso un luogo solitario, in disparte” (Mt 14, 13). Un atteggiamento simile si verifica anche dopo il miracolo della moltiplicazione. “E congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare” (Mt14, 22). Il punto in comune tra questi due episodi, quindi, è rappresentato da una scelta di solitudine e di preghiera. Il messaggio che Matteo vuole consegnarci è chiaro: Gesù desidera stare solo per pregare. Tale scelta del Maestro ci rivela chiaramente che Egli è una persona libera e ricerca questa libertà giorno dopo giorno, non come un valore scontato ma come unico e grande progetto di vita. Tante situazioni menzionate nei Vangeli arricchiscono i connotati di questa libertà. Gesù è libero perché non è schiavo delle paure che Egli avverte come ogni uomo; Egli è libero perché non avalla l’entusiasmo facile di una folla sazia che vede nella persona del Maestro la risoluzione definitiva al loro problema della fame; Gesù è libero perché porta stampato in sé l’immagine vera dell’uomo che è capace di stare da solo e di camminare verso l’Altro in compagnia del proprio io; il Maestro è libero perché è l’icona più bella dell’uomo che riesce a parlare di Dio e con Dio. La solitudine e preghiera di Gesù sono la chiave interpretativa della sua libertà. Come ogni uomo, anche Lui ha bisogno di stare da solo per lasciarsi interrogare dagli avvenimenti della vita e per valutare attentamente ogni decisione da intraprendere; la sua solitudine, però, non è fine a se stessa, sarebbe deleteria e molto pericolosa. Essa è orante, cioè, impregnata di dialogo con il Padre dal quale attinge la luce, quella che “illumina ogni uomo” (Gv 1,9) e che serve per rischiarare i coni d’ombra che sovente costellano la vita degli uomini. Ma la solitudine di Gesù è soprattutto lo spazio adatto per lasciarsi amare dal Padre e per concretizzare il rapporto d’amore instaurato con Dio. In questi termini comprendiamo bene il perché Gesù “sceso dalla barca, vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati” (Mt 14,14). La solitudine di Gesù diventa una coinvolgente esperienza d’amore che principalmente desidera stampare nella sua vita. Proprio qui il prodigio della moltiplicazione dei pani e dei pesci trova la sua massima spiegazione: Gesù vuole amare e non chiede altro! Non ci sfugga, quindi, il nucleo centrale di questa esperienza: se Gesù ama le folle e allo stesso modo i suoi amici, i suoi discepoli, è perché ama il Padre che, a sua volta, è amato da Lui. Le dinamiche dell’amore trinitario non sono soggette ad alcun prezzo perché all’interno della vita divina “amare” significa “donare gratuitamente”. Proprio come ci ricorda la prima lettura di questa domenica (Is 55, 1-3) che ci consegna un interessante verità che spesso le creature dimenticano e, cioè, le realtà vitali dell’uomo non possono essere né acquistate né pagate; per esse non c’è alcun tariffario perché ci possono soltanto essere donate: la luce, il sole, l’acqua, l’aria, l’amicizia, la bellezza della terra. Tutti beni di primaria importanza questi, che non possono essere assolutamente comperati perchè l’uomo esercita su di essi un diritto naturale non negoziabile. A ciò, la seconda lettura (Rm 8, 35.37-39) aggiunge che ci sono anche realtà che nessuno ci può togliere; nessuna dittatura, nessuna forza distruttrice potrà mai negarci l’essere amati da Dio. L’amore di Dio, l’unica nostra grande ricchezza, nessuno mai potrà portarcelo via. Questa grande certezza diventi preghiera affinchè unitamente all’amore di Dio non ci venga mai a mancare il pane quotidiano, alimento principale e indispensabile per il nostro corpo. La folla rappresentata nel Vangelo è immagine di tutti coloro che oggi, purtroppo, non riescono a sfamarsi e che, non essendo affatto considerati, si affidano a Qualcuno che sia la loro espressione, la loro voce, infine, la piena realizzazione di tutti i loro grandi desideri. Questo ‘Qualcuno’ era ed è Gesù, Speranza per chi era ed è malato, Pienezza per chi sentiva e per chi sente il vuoto della vita, Luce per chi aveva e per chi ha smarrito il senso della propria esistenza. A volte anche noi, come la folla, soffriamo, ci smarriamo senza andare alla ricerca di Gesù. Non temiamo in questa valle di lacrime perchè c’è un faro; il suo nome è Maria! “Se, turbato dalla gravità dei tuoi peccati, confuso per le brutture della tua coscienza, risucchiato dalla tristezza e dall’abisso della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nelle difficoltà e nei momenti di incertezza: guarda la stella, pensa a Maria, invoca Maria”. (San Bernardo di Chiaravalle)

di Fra’ Frisina

Foto: parrocchie.it

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