Ahmad Joudeh da Damasco all’Olanda con Roberto Bolle

Lui è il Billy Elliott siriano. Così è stato definito dalla stampa internazionale Ahmad Joudeh, il ragazzo che durante la guerra scoppiata in Siria nel 2011, insegnava ai bambini traumatizzati dal conflitto in corso, a danzare sotto il fragore delle bombe. Classe 1990, la sua passione per la danza classica sboccia in tenera età.

Il desiderio di ballare lo porterà a sfidare i pregiudizi del padre, insegnante di musica che non avrebbe mai acconsentito a iscrivere il suo primogenito maschio a una scuola di danza; contro i preconcetti discriminatori di una cultura retrograda e, perfino contro una persecuzione personale ad opera dei miliziani dell’Isis, che minacciano di ucciderlo, perché disturbati dalla sua arte.

Lui per tutta risposta continuerà a danzare, e proprio nel periodo in cui i fondamentalisti islamici decapitano le loro vittime, si fa tatuare sul collo la scritta “danzare o morire”; perché se lo uccideranno, dice, sarà quella frase che i suoi carnefici saranno costretti a vedere. A far conoscere il suo talento che lo porterà a ballare sul palco con Roberto Bolle, insieme nella foto sotto, il giornalista olandese Roozbeh Kaboly, che viene a conoscenza della sua storia nel 2016, e decide di farne un documentario, che ritrarrà Ahmad danzare fra le rovine del meraviglioso teatro di Palmira, successivamente distrutto dall’Isis.

A vedere quello stesso cortometraggio, sarà poi il direttore del Dutch National Ballet, Ted Brandsen, che deciso a non sprecare un simile talento, progetta una raccolta fondi che farà approdare Ahmad nella compagnia di danza di Amsterdam, dove lo stesso incontrerà emozionato Roberto Bolle, per poi danzare su invito di quest’ultimo, al suo fianco in prima serata Rai a Capodanno 2018.

Oggi Ahmad vive una vita al sicuro; ma non dimentica quei momenti trascorsi con i suoi piccoli allievi durante la guerra, e si è riconciliato con suo padre, che ora apprezza la sua arte e la sua passione, e quando gli si chiede, come abbi fatto a ballare, studiare e lavorare, mentre lo scoppio degli ordigni cercava di distruggere ogni suo sogno, lui risponde semplicemente: «Lo fai perché devi farlo, altrimenti è come essere già morti».

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