Sale la tensione a Gaza

Al sesto giorno di conflitto il premier israeliano Benyamin Netanyahu sostiene che Israele è pronta ad andare fino in fondo estendendo le operazioni.

Fino ad ora sono stati colpiti “mille obiettivi terroristici” afferma sempre Netanyahu. Nella notte di sabato è stata colpita la torre dei giornalisti a Gaza, sono stati feriti sei dei giornalisti che si trovavano nell’edificio. La volontà dichiarata era quella di colpire le antenne utilizzate da Hamas per le sue attività operative, secondo quanto dichiara un portavoce militare. L’Associazione della stampa estera in Israele (FPA) ha duramente condannato l’attacco.

L’esercito israeliano si è quindi impadronito della frequenza 106.7 utilizzata da radio al-Aqsa di Hamas e ha mandato alla popolazione palestinese messaggi, in buon arabo. «State alla larga dai miliziani di Hamas, che giocano con le vostre vite». è stata colpita anche l’abitazione di un altro leader di Hamas, Ihya Abia, responsabile dell’unità che si occupa del lancio dei missili.

I bombardamenti israeliani continuano senza sosta, dall’inizio dell’offensiva “Colonna di nuvola” sono 80 i palestinesi deceduti di cui dieci bambini  ed oltre 500 i feriti. A Gaza la situazione è molto difficile e mancano elettricità e medicinali di emergenza. Nella notte è stata colpita una stazione di polizia e sono entrate in campo anche le navi da guerra israeliane.

Anche l’offensiva di Hamas prosegue: decine di missili sono stati sparati contro la regione sud di Israele ed uno è stato distrutto dalla batteria antimissile poco prima che raggiungesse Tel Aviv, altre esplosioni sono state udite nella città in serata mentre quattro razzi hanno colpito la città costiera di Ashkelon.

Si vocifera di una possibile tregua mediata dall’Egitto, un emissario israeliano è atterrato al Cairo domenica per una serie di colloqui con le autorità egiziane, doveva rimanere alcune ore ma è invece ripartito ieri sera stesso. Il segretario generale dell’Onu sarà oggi al Cairo per incontrare il ministro degli esteri Kamel Amr e martedì il presidente Mohamed Morsi. Il punto debole della mediazione sembra essere la possibilità per l?Egitto di garantire il cessate il fuoco se venisse approvato.

Le intenzioni di Israele al momento sembrano tuttavia lontan dalla tregua: decine di carri armati sono allineate al confine sud e tutti i riservisti richiamati hanno raggiunto le loro basi operative. Il viceministro degli Esteri, danni Ayalon, ha dichiarato: “Non vorremo entrare a Gaza ma se nelle prossime 24-36 ore saranno lanciati altri razzi contro di noi, questa sarà la causa che provocherà, l’invasione”.

Le condizioni chieste da Hamas per la tregua sono la fine delle eliminazioni mirate, come quella di Ahmad Jabari che ha dato il via al conflitto, e l’apertura dei valichi di frontiera, condizioni che al momento non sembrano essere prese in considerazione dal premier Israeliano.

di Redazione

foto: allisonkilkenny.com

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