Tour de France e Giro Rosa, incertezza e spettacolo emozionante

tour-de-france-logo-sunny-e1400769895614La terza tappa del Tour de France, assieme alla quarta, somigliava molto ad una grande classica del nord presentando l’arrivo nel celebre Muro di Huy, storico arrivo della Freccia Vallone.

La tappa, prima di giungere alle fasi calde, viveva momenti di apprensione per una caduta generale ai 50 km dal traguardo; venivano coinvolti circa 20 corridori, che cadevano rovinosamente a terra sfiorando tra l’altro un palo della luce. La corsa veniva neutralizzata per 3 km, per permettere i soccorsi ed accertarsi della situazione. Si ritiravano ciclisti importanti come Ten Dam, Domoulin, Gerrans, Bonnet, Henderson e rimanevano in condizioni precarie Matthews, Van Summeren e Cancellara che vestiva la maglia gialla; proprio gli utlimi due si ritireranno il giorno successivo viste le ferite ed i traumi riportati. Il gruppo intanto riprendeva la corsa e giungeva compatto ai piedi del muro di Huy. A metà della salita scattava un ciclista che di classiche se ne intende, Rodriguez, il quale riusciva subito a fare la differenza, involandosi verso la vittoria di tappa; alle sue spalle Froome vestiva la maglia gialla giungendo secondo ed il giovane Villermouz guadagnava la pagina d’onore del podio. La quarta tappa era molto simile ad una Parigi Roubaix, con 7 settori di pavè a rendere i 220 km da Seraing a Cambrai altamente insidiosi. Una fuga iniziale veniva annullata da un gruppo che aggrediva con decisione il pavè, con in testa tutti i grandi favoriti per la vittoria del Tour e soprattutto di tappa, l’unico che ne faceva le spese era Pinot: il francese veniva ‘’inghiottito’’ dalle acuminate pietre del pavè, sulle polverose strade belghe, che lo respingevano ad oltre 3’ di distacco, decretandone la fine delle speranze di vittoria finale.

Nel gruppo principale non si registravano perdite durante i tratti di pavè e ci si preparava ad uno sprint generale, ma il tedesco Tony Martin, ai -3 km dalla fine, attaccava da solo alla sua maniera; imprimeva straordinaria potenza sui pedali e riusciva ad imporre subito il suo passo di un altro livello, distaccando tutti e presentandosi da solo sul traguardo finale, secondo e terzo Degenkolb e Sagan, che sottovalutavano l’attacco del tedesco e si lasciavano sorprendere. Tony Martin vestiva la maglia gialla, nulla cambiava tra i big. La quinta tappa vedeva l’arrivo dei corridori in terra francese, accolti dal forte vento e della pioggia torrenziale; l’arrivo era adatto ai velocisti ed il gruppo non lasciava spazio a nessun tentativo di fuga importante. Lo sprint finale vedeva imporsi di potenza Greipel, che relegava al secondo posto Sagan e terzo Cavendish, incapace di sfruttare l’ottimo lavoro della squadra, allungando il periodo buio senza vittorie al Tour. Anche nella sesta tappa una caduta stravolgeva la classifica generale, manco a dirlo, per via di una caduta nel finale. L’ultimo fuggitivo di giornata viene ripreso a pochi km dal traguardo, quando un gruppo compatto si apprestava ad arrivare ad uno sprint finale atipico, poichè subito dopo una leggera salita. Ai piedi di quest’ultima salita il colpo di scena, una caduta coinvolgeva Tony Martin, la maglia gialla, e Vincenzo Nibali. I due riuscivano a ripartire ma , soprattutto Martin, erano evidenti i segni della caduta. Martin giungeva al traguardo scortato da tutti i compagni, che in una scena quasi poetica, lo accompagnavano letteralmente spingendolo. Anche il tedesco dovrà abbandonare la corsa, per via di una clavicola rotta. Il giorno dopo la carovana francese ripartiva senza la maglia gialla; Froome secondo in classifica, decide infatti di non indossarla per rendere omaggio a Martin, sfortunato e costretto al ritiro. La settima tappa era l’ultimo appuntamento per i velocisti prima delle grandi montagne. Cavendish finalmente riusciva a ritrovare la vittoria che al Tour mancava da anni, il suo sprint potente e perfetto non lasciava scampo a nessuno degli avversari, Greipel e Sagan infatti potevano solo spartirsi la lotta per il secondo e terzo posto.

Purtroppo in serata arrivava un’infausta notizia, Luca Paolini trovato non-negativo alla cocaina. La notizia scuote il mondo del ciclismo, in attesa delle controanalisi , il corridore come da regolamente veniva sospeso dalla squadra e dalla federazione da ogni attività. Il ciclista alcune ore dopo si confesserà nei social network, chiedendo scusa per il danno procurato ai compagni ed al movimento ciclistico, parlando dell’uso di cocaina come problema personale.

Ricordiamo infatti che la cocaina non costituisce doping, ma non ne è concesso l’utilizzo durante manifestazioni sportive; è questo forse il dolore più grande, uno dei ciclisti più rappresentativi del movimento italiano, per qualità e classe, coinvolto nei gangli della cocaina, e non per fini dopanti ma per problemi personali. L’ottava tappa prendeva il via con uno spirito non troppo sereno che aleggia nel gruppo, ancora scosso dal caso Paolini. L’arrivo era posto sul Mur de Bretagne ed il gruppo riassorbiva i vani tentativi di fuga proprio alle pendici di questa storica salita. Proprio nei primi metri Villermouz, il giovane ciclista dell’Ag2r, innalzava il ritmo andando progressivamente a staccare, a sopresa, tutti i componenti del gruppo, involandosi al suo primo successo da professionista proprio al Tour de France. Secondo Daniel martin e terzo Valverde, sempre pericoloso su questi arrivi. A metà della salita perdeva contatto con i migliori Nibali, il quale appariva decisamente meno in condizione rispetto agli altri; fatto preoccupante in quanto martedì inieranno le vere salite della corsa, e per un Nibali costretto ad inseguire con oltre 1’30’’ di distacco, non è un buon biglietto da visita.

Oggi la tappa sarà una crono squadre che potrebbe ridimensionare nuovamente la classifica, per qualcuno sarà un crocevia importante, potrebbe tornare prepotentemente in lotta o rischiare di vedere la vittoria finale com eun miraggio. Froome veste la maglia gialla, Contador insegue a circa 25’’, mentre tutti gli altri sono oltre il 1’, un abisso.

Classifica generale: 1- Froome 2-Sagan a 11’’ 3- Van Garderen a 18’’

Giro+RosaL’edizione del Giro Rosa 2015 si rivela una delle più combattute e spettacolari di sempre, piena di attacchi funambolici, capvolgimenti di fronte improvvisi e distacchi ristretti, oggi l’ultima tappa.

La quarta tappa del Giro Rosa si concludeva allo sprint, dopo 120 km di perfetta pianura. La zampata giusta la metteva a segno Lucinda Brand, la quale dopo aver ben sfruttato il lavoro del suo team, si lanciava al vento nel momento tatticamente migliore; la Brand era autrice di una progressione micidiale, che le valeva il successo di tappa davanti alle due italiane Scandolara e la campionessa italiana Cecchini.

Risultato di grande prestigio per le italiane, ma non tanto quanto l’esito della tappa del giorno seguente, la quinta. Questa frazione era ancora una volta caratterizzata dallo sprint finale,dopo che il gruppo aveva annullato i vari tentativi di fuga. Il podio finale era tutto italiano.

In prima posizione la Cucinotta, che sfruttava al massimo l’ottimo lavoro del team Alè Galassia Cipollini e coglieva un successo importantissimo, seconda Marta Bastianelli e terza, ancora una volta, la campionessa italiana Cecchini.

Nella sesta tappa iniziavano le grandi montagne, con l’arrivo all’Aprica, ostica salita spesso affrontata anche dai colleghi maschili.

Il finale era da cardiopalma, superata la città di Edolo, a meno di 10 km dalla fine Scattavano la Garfoot e la Kuber, che sembravano inizialmente poter fare la differenza; il gruppo maglia rosa spingeva con veemenza ma ai – 5km dalla fine Pauline Ferrand Prevot, campionessa del mondo in carica su strada e di ciclocross, lanciava il suo attacco e in breve tempo riprendeva e distaccava il duo di testa. La prevot si involava alla vittoria finale, dopo un’azione mirabolante che non permetteva alle avversarie di impensierirla. Il gruppo arrivava abbondantemente dietro e vedeva giungere seconda la neo maglia rosa Guernier, terza la olandese Van Der Breggen. Dopo la prima tappa di salita la Guarnire vestiva la maglia rosa con 5’’ di gap favorevole proprio sulla Van Der Breggen e 12’’ sulla Moolman.

Anche la settima tappa regalava emozioni da vendere. La salita caratterizzava questa frazione e, ben presto, molteplici tentativi di fuga venivano messi in atto. A 15 km dalla fine il gruppo in fuga era composto da: Hagiwara, Arminestead, Berlato, Laws, Arzuffi e Longo Borghini. Le possibilità della fuga non erano altissime, nonostante il grande numero di atlete presenti la collaborazione non era massima; così ai -15 km dal traguardo,l’Hagiwara, campionessa giapponese, si gettava all’attaco da sola, lasciando di stucco le avversarie. Passavano i km e , mentre le atlete della fuga iniziale venivano man mano riprese, l’Hagiwara continuava nella sua azione solitaria, regalando puro spettacolo. L’atleta della Wiggle Honda pedalava instancabilmente e senza conoscere cali di potenza, con il vantaggio che si riduceva ma troppo lentamente. La giapponese continuava la sua cavalcata trionfale fino a cogliere il successo di tappa, giunto dopo un’azione mirabolante, chiudervano seconda la Guarnier e terza la Moolman. Nulla cambiava nella classifica generale. Sembrava difficile assistere ad uno spettacolo migliore, ma l’ottava tappa forniva ai tifosi un divertimento ed uno spettacolo ancora maggiore. La fuga di giornata era composta da Longo Borghini, Abbott, Niewadoma, Van der Breggen, Guarnier e Moolman e Brand. A 25 km dalla conclusione, le lotte per la classifica generale ( 1 Guarnier 2- Van der Breggen 3- Moolman 4- Longo Borghini ) vedeva le migliori davanti pronte a darsi battaglia , in quanto le prime posizioni erano racchiuse in 25’’, un nulla. La brand così decideva di attaccare, se ne andava tutta sola mentre le compagne di fuga, troppo impegnate a studiarsi, sottovalutavano il tentativo perdendo terreno prezioso. La Brand era autrice di un attacco perfetto, potenza mista a classe e volontà da vendere; il gruppo si accorgeva tardi della pericolosità dell’azione in atto, ma la rincorsa era tardiva e , dopo oltre 25 km di fuga solitaria, la Brand siglava una grande impresa, riuscendo a vince la tappa in modo funambolico e spettacolare; il gruppo giungeva dopo circa un minuto, il podio di tappa si completava con la Guarnier seconda e terza la Moolman. Lo spettacolo e l’incertezza in classifica caratterizzavano tutte le tappe di questo Giro Rosa 2015, anche la nona tappa non era da meno. Si correva infatti ieri la cronometro individuale, in cui la Guarnier sembrava dover confermare la sua maglia rosa; come visto nelle tappe precedenti però, in questo giro nulla è scontato, esattamente come questa nona tappa. Anna Van der breggen ribaltava completamente la classifica generale, cogliendo in un sol colpo tappa e maglia. La sua era una cronometro perfetta, che distaccava abbondantemente le avversarie.

Il risultato finale della tappa rispecchia il podio della classifica generale: 1-Van der Breggen 2- Guarnier 3-Moolman. Oggi si corre l’utlima tappa, che inteoria non dovrebbe fornire nuovi grandi capovolgimenti della classifica generale, in teoria…..

Classifica Generale: 1- Van der Breggen 2- Guarnier 46’’ 3-Moolman 1’15’’

 di Yuri Casciato

Fonte foto: Girorosacycling.it , @letour.it

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