Taglia la barba, tagli i rifiuti. Ovvero, l’ecologia in chiave umoristica

RasoioManoLibera

Tra pollice e indice il francobollo che uso per ospitare la lista della spesa.

Ho mentalmente spuntato il salame (in genere i supermercati ti fanno incontrare subito i vegetali, ma la prima cosa che metto nel carrello non può essere insalata), ok anche per fagioli messicani (molto meglio della lattuga) , ok per il pesto senza aglio.

Lamette da barba.

Il termine lamettE non è fuorviante perché in effetti esprime un collettivo. L’inganno retorico è però subito smascherato. Tu non compri 4 o 5 lamette da barba, perché ogni “lametta” è composta da una selva di lamette (una mezza dozzina  per ogni testina).

Costano. Costano parecchio e non durano poi così tanto. Perché, sia chiaro, mi frustra dover spendere ogni anno tutti questi soldi in lamette.

Mi chiedo come facessero una volta. Fisso con grande intensità un rapanello (anche dr.House trae ispirazione dalle cose più impensabili) e richiamo alla mente l’immagine sfocata e rigorosamente seppia di quei vecchi rasoi da barbiere.

Immediatamente emergono scene di gole tagliate ai mafiosi nei film… Rabbrividisco ma non è quello l’oggetto.

Cerco con google “rasoio da barbiere”, mi aggiro nel web come un cefalo curioso e dopo un po’ capisco che sto cercando un “rasoio a mano libera”.

Leggo tutto quello che trovo sul tema, gente che ne ha fatto una vera passione.

Riscopro un concetto antico e quasi dimenticato: alcuni oggetti di uso comune e quotidiano possono sopravviverti. Non siamo più abituati a questa prospettiva, nei rasoi come in  altri casi. Pensiamo siano ereditabili soltanto oggetti di grandi o piccolissime dimensioni come case o gioielli, ma quello che sta in mezzo e che usiamo, impugniamo, sporchiamo, quello no, non dura più di qualche mese o di qualche anno. Nessuno pensa di ereditare un ferro da stiro o un piatto o un coltello da bistecca.

Questo rasoio invece sì. Potrei passarlo a mio figlio (quando arriverà… il figlio intendo). Ok lo compro. Costa tantissimo e gli accessori per affilarlo anche. Ma la spesa la fai una volta soltanto.

Quando mi arriva a casa scopro che è un bellissimo oggetto e non vedo l’ora di  usarlo. Il rito l’ho imparato su YouTube, con tanto di pennello, sapone, eccetera.

Via!  Mano tremante, delicatezza delle grandi occasioni, ogni tanto mi fermo per guardare come sta andando la rasatura. Finito: sembra che mi sia lanciato, di faccia, dentro una vetrinetta. Non mi arrendo, la settimana dopo va meglio.

È un rito, un rapporto profondo, una relazione tra te e il rasoio, come tra te e una donna. Se vuoi che funzioni ci vuole pazienza, cura, se la trascuri un po’ ti graffi, se la trascuri molto ti tagli profondamente.

Bisogna passarla sulla pietra (la lama, non la donna) e sul cuoio, poi la lama affilata “canta” e tutto va a meraviglia.

Penso che si abbiano troppe poche occasioni per dedicarsi del tempo, per chiudere tutto fuori, fosse anche dal bagno soltanto, e di fare il gesto bello, non solo quello utile.

Penso anche che il pianeta mi ringrazierà perché produrrò meno rifiuti. Una testina intercambiabile pesa 15 grammi circa (tra plastica e metallo), moltiplicato dodici mesi (la vorrete cambiare tutti i mesi, no?), moltiplicato sessanta (anni che spero mi restino secondo le statistiche). Significa  consumare una pila con 720 testine, che pesano 11 kg di rifiuti. Se invece lo confrontate con un rasoio elettrico, che pesa mezzo chilo  e ne cambierete almeno venti in sessant’anni (in questo caso poi il rifiuto è anche elettrico) per una settantina di euro ciascuno… affilate gente, affilate!

Luca Munaretto

foto: ilrasoio.com

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