Nel corso della sesta settimana di protesta in Siria, contro il regime di governo, si sono avute pesanti repressioni da parte delle forze di sicurezza di Damasco. I manifestanti chiedono, insistentemente dalla metà di marzo, le dimissioni del presidente siriano Bashar Al-Assad, che però ancora non arrivano. Le persone che hanno partecipato alla protesta, per lo più attivisti per i diritti umani e esponenti dell’opposizione, hanno accusato il governo di aver respinto le proteste con proiettili e lacrimogeni. Gli scontri sono avvenuti dopo la consueta preghiera del venerdì, ma l’agenzia di stampa ufficiale siriana ha smentito le accuse dicendo che le forze di sicurezza sarebbero intervenute con cannoni ad acqua e gas lacrimogeni, ma solo per evitare scontri tra manifestanti e cittadini. Il numero delle vittime è comunque notevole: oltre 200 nelle ultime settimane e 80 solo ieri, tra cui un bambino di 11 anni. Decisa la presa di posizione assunta dal presidente degli Stati Uniti Obama nei confronti del siriano Bashar, durante una conferenza stampa alla Casa Bianca “Fermare subito questa violenza atroce nei confronti del popolo siriano”.
di Redazione
Nella foto, una manifestante (Xinua): adnkronos.com
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