Sette anni fa moriva Chiara Lubich, fondatrice dei Focolarini

chiara-lubich-1024x655-599x2752008-2015. A sette anni dalla sua dipartita Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, continua a far parlare di sé. Dalla teoria agli eventi. Dalla riflessione più astratta alle più svariate attività artistiche.

In ricordo della sua dipartita, dal 12 al 15 marzo, veramente tantissime e multiformi le iniziative che si sono succedute. Tra l’altro, coinvolgendo più di venti Paesi dai cinque continenti. “Libertà, uguaglianza e fraternità”. E da qui, evidentemente, la politica. Vista come “l’amore degli amori”. L’impegnativo quartetto proposto in sua memoria.

La politica soffre di una profonda crisi di consenso che spesso, ben più radicalmente, diventa crisi di legittimità. In generale, non gode di buona reputazione. Non solo in Occidente, ma anche in tante aree del mondo. Essa viene spesso identificata con la ricerca e l’esercizio del potere. Oppure con il semplice interesse individuale o quello di comunità nazionali. Mai immaginate come parte di uno scenario più ampio e complesso.

Al contrario, tuttavia, il senso della scelta dell’impegno politico consiste, secondo la Lubich, nella decisione di occuparsi non di sé, ma degli altri. Ascolto, rispetto e dialogo. Prima in famiglia, poi nelle comunità. E quindi tra i popoli. Queste le chiavi di volta dell’ideale proposto. Si parte dalla cosiddetta “regola d’oro”, presente in tutte le religioni monoteiste, “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, per poi arrivare fino ai massimi sistemi.

Il superamento dei particolarismi, quindi, per aprirsi alla comprensione delle persone, della vita e delle realtà sociali circostanti. Per ampliare anche l’orizzonte politico e diventare così, singolarmente e in gruppo, più capaci di capire e di proporre. Se necessario, anche soluzioni nuove. Perché la fondamentale ragion d’essere della politica è stata e sarà sempre, nonostante tutto, quella di costruire uno sfondo per il sociale.

La politica, quindi, vista come “l’amore degli amori” perché è in grado di raccoglie nell’unità di un disegno comune la ricchezza delle persone, dei gruppi e delle comunità, consentendo, tra l’altro, a ciascuno, di realizzare liberamente la propria vocazione e il proprio progetto. E da qui evidentemente non può che derivare una profonda riflessione: a che punto siamo con la realizzazione di questa grande aspirazione?

di Eloisa De Felice

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