Saffo: l’erotismo gentile che ha nobilitato l’omosessualità

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In un mondo come quello greco, in cui visione la della vita, dell’universo e persino dell’amore erano un dominio esclusivo del sesso maschile, la poetessa Saffo si distinse per la sua maestria, per la padronanza della metrica e della sua arte sensuale.

Cosa che finì per etichettarla come una persona dalle “tendenze mascoline”.

Da allora il suo nome ha ispirato i termini “saffico” e “lesbica“, da Lesbo, la sua patria, entrambi in riferimento alle relazioni omosessuali femminili.

In questo articolo scopriremo chi era Saffo, qual era la sua visione dell’amore e perché è stata identificata come “la prima lesbica” della storia.

Omosessualità, che sebbene sia esplicita in alcuni canti, richiede un’accurata contestualizzazione.

Saffo: la nascita di un mito 

Sappiamo poco della sua vita. Certo è che Saffo nacque nella città di Mitilene, sull’isola greca di Lesbo, al largo della costa della Turchia, alla fine del VII secolo a.C.

Di nobili origini, era così venerata che gli antichi iniziarono a chiamarla la “Decima Musa”.

A lei furono dedicate statue, monete e ceramiche secoli dopo la sua morte.  

Perché era considerata “mascolina”: tesi e antitesi

Amori ambigui?

Saffo componeva versi brevi e dolci su una varietà di argomenti: dagli inni agli dei, alle canzoni matrimoniali, ai mini-racconti di miti e leggende.  

Ha anche cantato del desiderio, della passione e dell’amore principalmente rivolto alle donne.

Da qui la sua fama di “prima lesbica della storia”.

In realtà, dai pochi frammenti a noi rinvenuti, Saffo canta dell’amore delle donne e per le donne, ma non vi è mai un riferimento esplicito all’atto sessuale.

I suoi versi descrivono semmai un mondo che gli uomini non hanno mai visto: il profondo amore che le donne potevano provare l’una per l’altra in una società che teneva separati i “sessi”. 

Ma allora perché era considerata mascolina?

Nella Grecia antica non vi era alcuna distinzione tra relazioni omosessuali ed eterosessuali.

Da Omero a Platone, fino ad arrivare al romanzo ellenistico, l’amore, fosse omosessuale oppure eterosessuale, era cantato, descritto e narrato in tutte le sue sfumature.

A parlare erano tuttavia gli uomini e le pratiche descritte, coinvolgono esclusivamente il loro sesso.

E’ solo con Saffo che compare sulla scena l’erotismo femminile, cosa che dava adito alla sua omosessualità

Saffo: la prima “femminista”? 

Presso le antiche culture del mediterraneo, le donne erano pressoché escluse dalla vita sociale.

Vivevano vite tranquille e controllate, con accesso limitato, se non nullo, all’istruzione formale.  

Gli unici insegnamenti che venivano impartiti ad una donna, servivano solo per prepararla a gestire una famiglia una volta che si fosse sposata.

Le donne che mostravano un talento erano normalmente represse e guardate con sospetto.  

Per una donna, possedere delle qualità artistiche e di altra natura, significava dunque possedere anche una certa mascolinità.

E Saffo, rientrava nelle categorie descritte.

Su questo punto occorre tuttavia fare una specifica.

A differenza della Grecia arcaica, nell’isola di Lesbo le donne, almeno quelle della sua posizione sociale privilegiata, avevano libero accesso a un’istruzione formale, che includeva la formazione in composizione corale, realizzazione musicale e performance.

Di conseguenza, il fatto che una donna potesse scrivere delle liriche, di fatto non significava che fosse omosessuale.

Anche la sua attività sociale di stampo “pre femminista” destò qualche perplessità.

Saffo fu infatti la fondatrice del tiaso, una comunità femminile in cui educava la fanciulle di Mitilene, la capitale dell’isola, non solo a sviluppare le virtù del loro sesso, ma anche al culto di Afrodite e delle Muse.

Il tiaso era una sorta di circolo intellettuale al femminile, dove le giovani aristocratiche venivano iniziate alla musica, alla danza ma anche all’eros, sotto la guida della poestessa.

I greci e latini insinuano il dubbio

I dubbi sulla sessualità di Saffo iniziarono nei secoli successivi.

I primi ad avanzarli furono i greci e i romani, che interpretarono le sue abilità, come derivanti da una forma perversa di mascolinità.

Il primo ad affibbiarle l’etichetta fu il poeta lirico greco Anacreonte (l. c. 582 – c. 485 a.C.), che nei suoi scritti allude alle donne di Lesbo come lesbiche (nel senso moderno del termine). 

Utile precisare che il termine “lesbica” è stato coniato in età vittoriana.

Amori maschili e amori femminili?

La Suda, enciclopedia bizantina del X secolo, riferisce che Saffo era innamorata di un traghettatore di nome Phaon.

Da lui rifiutata, la poetessa si sarebbe suicidata lanciandosi dalla scogliera di Leucade.

Questa storia apocrifa, emersa nell’antichità, sembrerebbe escludere gli amori femminili della poetessa.

Sempre la Suda, nella seconda voce su Saffo, afferma che la poetessa era sposata, aveva una figlia di nome Cleis, ma che era anche un’amante delle donne.

Dai pochi frammenti pervenuti, si leggono dei chiari riferimenti a sua figlia, alle sue vicine compagne e ai suoi fratelli. Non ci sono invece tracce di un marito. 

I versi incriminati 

Saffo, seguendo le tradizioni poetiche della Grecia arcaica, ha evocato immagini floreali e naturali per rappresentare la bellezza e la giovinezza femminile.  Altrove, canta di ghirlande, profumi e mele dolcissime per trasmettere la sensualità femminile. 
Un mondo denso di bellezza, carezze, sussurri e desideri cantati in onore della dea Afrodite, e racconti d’amore mitico.

Insomma, scriveva in una maniera delicata e gentile, consona alla natura femminile.

I versi che darebbero ragione alle ipotesi sull’orientamento sessuale della poetessa, si riferiscono al suo amore per una donna di nome Anactoria.  

La fanciulla le avrebbe infatti suscitato in lei ogni sorta di desiderio e fantasticheria. 

Saffo si strugge perché Anactoria se n’è andata ed è mancata. 

La paragona, indirettamente, a Elena e poi ne evoca, con estrema sensualità e intensità, la bellezza, il portamento e il “viso scintillante”.  

“Un tremito mi scuote” scrive.

Nel Frammento 31, altro pezzo ben conservato, Saffo descrive le sensazioni che prova trovandosi seduta di fronte a una bella donna.

Un altro famoso esempio che fa pensare alla sua omosessualità è il frammento “Non ho avuto una parola da lei“, a volte intitolato Parting o Please

Pare che Saffo abbia scritto questa poesia per la sua amante, una cortigiana dalla quale si era dovuta separare per sopravvenuti impegni lavorativi.

Altrove si leggono confessioni intime d’amore, inclusa la sua Ode ad Afrodite, l’unico poema completo esistente, in cui implora la dea dell’amore di aiutarla a conquistare l’affetto di una giovane donna.

Scritti bruciati dalla Chiesa medievale

Purtroppo, molte delle sue opere furono intenzionalmente distrutte dalla chiesa medievale, nel tentativo di sopprimere le sue poesia d’amore a sfondo lesbico.

Fu Papa Gregorio VII a ordinare che i versi di Saffo venissero bruciati nel 1073 d.C..

In precedenza, molti altri versi erano andati perduti, semplicemente perché non erano stati tradotti e copiati. 

Saffo scriveva infatti nel dialetto greco eolico, difficile da tradurre per gli scrittori latini, esperti in greco attico e omerico.

La più grande poetessa di tutti i tempi

La lirica di Saffo è attraversata dal fil rouge dell’erotismo.

In realtà, tutta la letteratura greca, fino ad arrivare alla sforbiciata censoria messa in atto dalla cultura cristiana, aveva affrontato il tema dell’eros.

Le sue celebrazioni dell’amore hanno risuonato nei secoli, influenzando scrittori e poeti di tutto il mondo.

Al di là del suo orientamento sessuale, il valore intrinseco della poetessa risiede nella capacità di dichiarare il suo amore come radicalmente importante, più avvincente e serio delle nozioni astratte di verità o giustizia o  pietà.

Saffo è stata la più grande poetessa di tutti i tempi, nonché la prima: nessuna, né prima né dopo di lei, è infatti riuscita a cantare con garbo, grazia ma anche con forza e coinvolgimento l’amore e delle donne e verso le donne.

Omosessualità del passato e omosessualità del presente

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Decontestualizzare e paragonare l’amore saffico del passato alla concezione omosessuale moderna, porta a dei fraintendimenti.

Occorre infatti ricordare che, seppur limitato ad un certo periodo storico e ad un contesto chiuso, come quello del tìaso e dell’eteria, l’omoerotismo e il sentimento amoroso verso lo stesso sesso erano accettati pienamente nella Grecia antica

L’omosessualità aveva, in certi casi, una funzione propedeutica, anche se il matrimonio e la famiglia eterogenitoriale era l’unica idea di famiglia nel mondo classico.

Conclusioni

Saffo è divenuta l’emblema del sentimento omosessuale.
Ha saputo nobilitarlo attraverso una straordinaria genuinità sentimentale, in cui non c’è spazio per la morbosità corruttiva delle carni. 

Ha conferito forma e dignità all’omosessualità, nel suo primo embrione civile che la società greca gli offriva a quel tempo.
Questo ha fatto sì che, nonostante la censura e il carattere “scandaloso” dei suoi versi, autori come Catullo (Carme 51) e Leopardi (Ultimo canto di Saffo) si siano richiamati e ispirati alla sua storia.

Foto di copertina di Jess Foami da Pixabay

Foto 2 di StockSnap da Pixabay 

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