Russia: il divieto di “essere”

gay_0Era solo il 1993 quando veniva abolito in Russia l’articolo 121, risalente a Stalin, secondo cui erano previsti fino a cinque anni di carcere per coloro i quali si rendevano colpevoli del ‘reato di omosessualità’. Molti di quei cinque anni vennero allungati e tramutati in lavori forzati. Di molte delle persone arrestate non si ebbe più notizia.

Secondo recenti sondaggi almeno i due terzi del popolo russo è convinto che l’omosessualità sia una perversione e che sia dovuta ad una forma di malattia. Per lungo tempo questa è stata la posizione del governo che dal 1993 ha semplicemente scelto di non prendere posizione permanendo tuttavia nelle sue intenzioni di preservazione della “famiglia tradizionale” o perlomeno della famiglia che genera prole, come la definì Putin affermando: “La Russia ha un problema demografico, io ho il dovere di occuparmi dei diritti delle coppie che generano prole”.

Si può dubitare tuttavia che possa essere stato un semplice “problema demografico” quello che ha spinto la Duma ad approvare con larga maggioranza il nuovo “divieto di propaganda omosessuale”. Cosa si intenda con propaganda non è stato meglio specificato, probabilmente una sottigliezza voluta per avere un più ampio raggio di “punibilità”.

Propaganda può essere un film che abbia come protagonista una coppia omosessuale, può essere una canzone che affronta il tema, può essere una manifestazione, un concerto, forse anche un semplice bacio in strada.

Di fronte alla Duma 30 giovani appartenenti al Russian Lgbt Network, unica cellula di attivisti Lgbt in tutta la Russia, ben presto arrestati e presi a sputi da un ben più folto gruppo di estremisti della Chiesa ortodossa.

“Ciò di cui non si può parlare si deve tacere”.

di Claudia Durantini

foto: twylah.com

1 risposta

  1. Andrea Capati

    Questa notizia ci mette di fronte ad una considerazione basilare: i diritti di ciascun individuo, indipendentemente dalla tendenza sessuale, vanno rispettati in quanto princìpi fondamentali su cui pone le basi la nostra società; successivamente, è fonte del giudizio di ciascuno – con riferimento all’orientamento, conservatore o progressista che sia – esprimersi in merito alla possibilità di garantire agli omosessuali prerogative che a essi sono precluse per natura e per scelta – il matrimonio, l’adozione. Da una parte non bisogna delegittimare coloro i quali ritengono che concedere queste facoltà agli omosessuali sia sbagliato (frutto di un’ideologia, quella conservatrice, non di un pregiudizio), dall’altra bisogna garantire che qualsiasi assunto politico-culturale non deroghi ai suddetti diritti.

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