RomaFashion White 2018: sfila in chiesa l’Alta Moda Sposa

L’idea di Antonio Falanga fashion producer, e Grazia Marino brand manager, è sempre concreta e semplice. Oltre al Creative District, il progetto nato per promuovere la creatività emergente, quella stessa idea, stavolta punta al Wedding, si veste di bianco e sfila in chiesa.

Si chiama RomaFashion White, la kermesse capitolina giunta alla XII^ edizione, prodotta da Spazio Margutta, ideata con l’obiettivo di puntare i riflettori sull’Alta Moda Sposa; un evento di moda che, non dimenticando mai di ritagliare il giusto spazio per i creativi del futuro, con il Premio RomaFashion, è anche occasione di celebrazione del lavoro, e dell’impegno di alcune realtà imprenditoriali, e professionisti del settore.

Una sfilata che fin dagli esordi – con il patrocinio del Comune di Roma, Municipio Roma I Centro – quasi sul finir dell’autunno, ogni volta regala il meglio di sé, avvalendosi anche del prestigio di una fascinosa, e quasi insolita location: la Chiesa Episcopale di San Paolo Entro le Mura.

Un concentrato di stile neoromanico e neogotico, capolavoro di fine Ottocento, a due passi dalla stazione Termini, in via Nazionale, che apre le porte con nonchalance, e rispettando il modus operandi del modello Spazio Margutta, fa da passerella all’esclusivo fashion show.

All’interno della chiesa anglicana, tre lunghe navate, e in fondo l’abside neobizantina, con la serie di spettacolari mosaici dall’alto valore artistico (complici questi ultimi, della promozione da parte del Governo Italiano, del complesso a Monumento Nazionale).

Questo insomma, lo spettacolo architettonico per ospiti e stampa, seduti ai due lati della navata centrale, pronti ad assistere alla sfilata; una passerella addobbata a cerimonia dalla società Eventi Atelier, e sapientemente orchestrata da musica dal vivo, con le inebrianti voci dei Tre Tenori di Opera in Roma.

Il tutto, intervallato con dovizia, da un’esperta guida d’eccezione, la giornalista Cinzia Malvini, e il selezionato gruppo di professionisti del settore, tempestivamente, da lei premiato: Rita Rabassi per la sezione Editoria; Gianmarco Chieregato per la sezione Fotografia; Chiara Tosi Pamphili per la sezione Art Director; Antonella Armentano per la sezione Giornalismo; Roberta Morise per la sezione Moda in TV; Enrica Pintore per la sezione Fashion Testimonial; Stefania Marchetti per la sezione Wedding Planner; ed infine il Premio alla Carriera a Barbara Bertocci e Piero Iacomoni, titolari del brand Monnalisa.

Mentre Gemelle Donato Sposa, Chiara Valentini Ateliere Sartoria San Lazzaro, le tre maison di Alta Moda Sposa protagoniste della passerella, insieme ai modelli di Monnalisa, il brand childrenswear e le audaci creazioni degli studenti dell’Accademia di Moda Sitam Lecce.

Gemelle Donato Sposa

Si chiama Prima Linea Diamond, la collezione 2019 di Mariella e Antonella Donato. Sorelle gemelle come cita il nome della maison, un legame così forte che, a suon di fiabe immaginarie e sogni preziosi, per entrambe costruisce lo stesso destino. Così da un’incontrollata e acerba immaginazione, quelle immagini principesche prendono vita, si vestono di bianco, e grazie a un minuzioso savoir-faire, pian piano diventano realtà. Oggi, l’ultimo atelier è a Catania, ma è da Adrano che tutto ha inizio.

Con Prima Linea Diamond sfilano al RomaFashion White,accennando con gusto e sobrietà al folklore di una terra, la Sicilia, che non può assolutamente prescindere da un tramando così inteso, e caratterizzante. Gli abiti a sirena sono morbidi, dall’allure retro, e si alternano a quelli più imperiosi, con una linea ad A; vestono la sposa che, tra pizzi francesi rebrodè e stradi di organza di seta, porta in passerella l’eleganza pura, assoluta, romantica.

Chiara Valentini Atelier

Chiara Valentini, designer romana, ha una lunga formazione alle spalle, e una grande esperienza come costumista per cinema e televisione. Dal 1993 lavora nel suo atelier, in zona Prati, dove confeziona abiti su misura per le sue clienti.

Accompagnare ogni sposa nella scelta dell’abito giusto, si rileva essere da sempre, il suo sogno più grande, e al RomaFashion White, presenta la sua collezione di abiti da sposa sartoriali. Parte dal gioco sensuale del vedo/non vedo, artigianalmente composto su una serie di bustini in pizzo e piume, e poi gonne ampie dalla linea svasata, dettagliate da maxi fiocchi. Silhouette completate poi, da veli o coprispalle svolazzanti. Una collezione handmade, in senso letterale, che celebra l’eleganza senza tempo, un po’ figlia degli anni 50: impregnata del glamour hollywoodiano, con le donne che giocavano a esaltare le forme, e il punto vita.

Segni particolari? Una mamma che faceva la controfigura di Audrey Hepburn in Guerra e Pace, forse è questa, la molla che ha decisamente scatenato tutto.

Sartoria San Lazzaro

Jessica Faccini è una giovane stilista. È lei, mente creativa e personalità dinamica, dietro la Sartoria San Lazzaro; maison di moda che prende il nome dal comune in cui nasce l’atelier, San Lazzaro di Savena in provincia di Bologna.

Dopo un diploma in Design, e una serie di specializzazioni nel settore moda, Jessica affina quel suo estro creativo, tratteggiato immancabilmente da un forte piglio contemporaneo, e si mette subito all’opera per realizzare sogni: quelli nella mente di una futura sposa, ambiziosa protagonista del suo giorno speciale.

Così, la Sartoria San Lazzaro debutta al RomaFashion White, e oltre a realizzare sogni, presenta una collezione di Alta Moda Sposa che ruota intorno al credo estetico della Faccini: un mix di passato e futuro, con la minuzia scrupolosa dell’alta sartoria, e il dinamismo dell’innovazione. Gli abiti seguono la sensualità delle silhouette a sirena, ma anche il romanticismo delle forme più ampie, in stile rockabilly, dove però i corpetti sono a cuore, senza spalline e le scollature profonde. Tutto ricamato a mano, con fiori 3D e cristalli Swarovski, pietre protagoniste di luce, in un perfetto e misurato equilibrio dinamico.

Monnalisa

Barbara Bertocci e Piero Iacomoni, oltre a ritirare il prestigioso Premio alla Carriera, sfilano al RomaFashion White. The Fabulous Fifties, è la collezione di Monnalisa, il brand che nasce nel 1968 ad Arezzo; operando da sempre con grande successo, nel settore childrenswear, l’alta moda per i più piccoli.

In passerella, modelli in formato mignon, sfilano con le creazioni del brand toscano: un mix di allegria e romanticismo pervade la linea, rispettando a tutto tondo quel magico mondo dei bambini, che il marchio Monnalisa a sua volta, racconta con cura, attraverso l’utilizzo di materiali pregiati, e tanta, tanta attenzione per i dettagli.

Accademia di Moda Sitam Lecce

Gli studenti dell’Accademia di Moda Sitam Lecce, portano in chiesa quel giusto tocco fashion. Un’occasione di promozione unica, che per Spazio Margutta è perfetta per chiudere la serata, regalando al RomaFashion White una visione attuale, contemporanea, quella plasmata dalle giovani menti creative. Sono loro che, dietro la guida della direttrice Stefania Cardellicchio, mettono in scena il surrealismo di Magritte, l’artista belga che con il famoso dipinto Memoria, diventa ispirazione della collezione tutta.

La celebre testa di statua, con la macchia di sangue sul sopracciglio, porta in passerella, il tema forte della violenza sulle donne, che per Magritte è una ferita da curare solo con la memoria: l’unica portatrice di un senso di rinascita. Un tema attuale (come la recente campagna dall’hashtag #nonènormalechesianomale) che per i giovani creativi trova progressione, e quindi guarigione, solo con gli abiti. Protagoniste sono le stampe, oniriche, surreali, una serie di grafie realizzate digitalmente, e poi riprodotte su veli e velluti, a sua volta ricamati di paillettes. Viola, porpora, indaco, i toni più scuri, in contrasto a quelli più chiari, in una sorta di patchwork equilibrato, rubato all’arte pittorica magrittiana.

Le silhouette, femminili e audaci, hanno forme un po’ retro: dagli abiti lunghi con maniche a sbuffo, ai maxi pants a vita alta con zampe; e in atmosfere dallo stile Seventy, viaggiano coscienziose e raccontano il tema, portando in Capitale e dunque in passerella, quei ravvisabili tocchi di folklore salentino.

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