Roma Fashion Week: la moda Primavera/Estate 2022

Roma Fashion Week

L’edizione estiva di Roma Fashion Week svoltasi dal 7 al 10 luglio tra gli Studi di Cinecittà e il seducente set di Roma Antica, ha risvegliato il desiderio di una perduta normalità. Una normalità che ha dovuto per forza di cause ricalibrare i suoi parametri. A incidere sull’audience delle presentazioni fisiche, infatti, le norme di distanziamento hanno amplificato il vuoto lasciato dalla pandemia, riecheggiando tra gli immensi spazi degli Studios; anche se una repentina rimodulazione delle sedute ha permesso a una rete di contatti – messi virtualmente in coda -, di partecipare in tempo a manifestazione iniziata. “Abbiamo dedicato tutti i nostri sforzi per colmare i pericolosissimi vuoti che il momento eccezionale di difficoltà stava generando – ha spiegato il Presidente Silvia Venturini Fendi dal discorso inaugurale -, e abbiamo potuto e voluto farlo, perché Altaroma è un’istituzione fatta di istituzioni territoriali e governative, che ne riconoscono un’utilità di sistema.

Durante la quattro giorni di talk, eventi e sfilate in presenza e live streaming, la kermesse capitolina ha snocciolato il suo calendario dedicato ai talenti di nuova formazione, confermando sostegno in una solida opportunità di promozione. “Altaroma rappresenta il primo compagno di strada affidabile e raggiungibile per i creativi alle prime armi”, ha rincuorato Fendi. “I designer che si rivolgono ad Altaroma si aspettano di venire non solo a promuovere prodotti da vendere, ma presentare un intero progetto creativo. E trovano qui il modo, il tempo e lo spazio idoneo”. Sostenibilità e inclusione sono i temi dominanti di questa edizione che ha messo gratuitamente a disposizione servizi e strumenti per più di 80 brand italiani. Realtà protagoniste della moda di domani che a testa alta hanno saputo non arrendersi di fronte allo sfacelo economico e morale, causato dalla pandemia ancora in atto. 

In ordine cronologico: dalle sfilate singole e dal progetto collettivo Rome is my Runway, ecco i nomi di alcuni designer con le inedite collezioni  

I quadri concettuali di EllemenTi 

La menteria di Lisa Tigano – creativa del brand EllemenTi -, si potrebbe immaginare come un luogo in cui l’ingegno investe di colore ogni materia grigia. Per colore non si intende puro cromatismo, piuttosto la possibilità di spaziare in luoghi e abiti secondo un senso consapevole di ciò che si vuol raccontare. La linea P/E 22 nasce dalla disparità di genere ed è orchestrata secondo tre quadri diversi, che la designer presenta con vocazione spartana dietro tagli a vivo e tinte minimali. Un approccio che ha tutta l’ambizione di dare spazio ai concetti, gli stessi dispiegati appunto in menteria: “dove ogni volta mi metto in solitudine e creo queste combinazioni sempre diverse, proprio come può essere un quadro dipinto a mano” racconta la designer. I quadri, infatti, sono: Stai zitt* che apre il divario maschilista con il simbolo anti-gender e i dipinti staccabili di spiritose morfologie del seno; Rosa per riferirsi al colore e al fiore che impazza in decorazioni 3D su cotoni organici, e anticipare l’unione tra i sessi; 50 e 50 che riassume tutta la collezione in un quadrato, con la fusione dei generi e un filo al centro in ricordo del capezzolo. I quadri concettuali parlano di sostenibilità e inclusione. I tessuti inutilizzati hanno una seconda vita e le stampe sono realizzate facendo macerare in un’ampolla il caffè con il cotone per 48 h. I tre concetti sono scanditi in passerella da borse in stoffa e cartelle rigide, dondolate al ritmo di You don’t Own Me, melodia che si inceppa e si mixa fino a scalare in acuti pronti a sostenere la pazza gioia di ripensarsi senza canonici schemi. 

The Movement di Francesca Marchisio

Dietro l’impellenza della sostenibilità e il desiderio di spingersi oltre generi e limiti di taglia, l’inedita prova di Francesca Marchisio si mostra in divenire, in una leziosa e folcloristica rincorsa all’equilibrio. Le parole proiettate sullo sfondo della presentazione, lasciano subito immaginare la designer dietro le quinte a combinare lettere e vocali per raccontare di funzionalità, caos, tempo e molto, molto altro ancora. Secondo il savoir-faire cervellotico della stilista reggiana, la linea The Movement è un re-design per etichettare quel recupero da capi usati – alcuni provenienti dal suo guardaroba -, smembrati e mescolati con materiali nuovi e/o parti del campionario. Il tutto sotto l’egida dell’alta qualità. La canapa è il materiale che però dà più soddisfazioni: “È la fibra più naturalmente sostenibile, poiché necessita di meno acqua e depura di più l’aria” racconta la Marchisio dagli spazi di Showcase. Le foglie della pianta decorate a mano su t-shirt e canotte sono briose e conservano l’intenzione circolare della linea, insieme ai quadrotti su abiti con maniche arricciate in fondo, che invece compiono un viaggio fuori dal tempo e dalle reminiscenze quasi medievali. È il trip di The Movement; lo stesso su cui viaggia la designer, cullata in un universo referenziale che, per parlare di trasformazioni reversibili con l’intento di restituire ordine al caos, attinge dalla fisica, in particolare dalle leggi della Termodinamica. Equilibri estatici colti appositamente nell’atto di non compiersi mai, proprio come i ballerini equilibristi di Yoann Bourgeois, altra ossessione evocativa della stilista, con un uomo e una donna che volteggiano su un quadrato roteante ingannando all’infinito l’intenzione di incontrarsi per bene.

Roma Fashion Week
Da sinistra: EllemenTI – Francesca-Marchisio – Edoardo-Gallorini – Chiara-Perrot

Edoardo Gallorini: Estasi Mediterranea

Ricordando la passione per i suoni meccanici e i countdown misteriosi de La Signora di Mezzanotte, lo scattare dell’allarme antincendio durante l’entrata allo show, di colpo sembra un segnale alla Gallorini maniera. Poi la conferma: trattasi di pura casualità. E che calzante casualità. Criptico, imperturbabile, tanto sognante da portare in cielo anche senza ali, come cantano i Pink Martini in Una notte a Napoli. Alla terza collezione, Estasi Mediterranea, l’eponimo brand di origine veneziana conferma di poter declinare il verbo fascinare, in diversi tempi e modi, con il glamour di una donna che non smorza mai la sua indole capricciosa, neppure se incastrata su un’isola sperduta dopo un viaggio inebriante in barca a vela. Questa è l’intenzione di Edoardo Gallorini che fissa la protagonista in un luogo, e offre la possibilità di compiere dei voli fantasiosi che permettono di vedere la sua musa crogiolarsi al sole, vestirsi a festa, allontanarsi dall’ormeggio, assistere al vernissage di una mostra in città, passeggiare sulla battigia al crepuscolo e ritornare a navigare senza scompiglio alcuno. I riferimenti cinematografici sono ossessione evocativa del creativo, come l’impegno per una produzione sostenibile certificata. L’appartenenza al mondo marittimo e cittadino è un equilibrio eccentrico pronto ad accendersi sotto le luci dei riflettori. Dal sapore ladylike, la donna Gallorini si copre con camicie maschili a righe annodate in vita o giacche sartoriali adagiate sbadatamente su una spalla, e magari prese in prestito da chissà chi… poco importa perché a lei sta tutto meglio. 

Chiara Perrot: tutta colpa del rinoceronte

“Non vedo l’ora di tornare a casa per studiarmi la sfilata”, ripete Chiara Perrot dagli spazi di Showcase. Quella strada verso il perfezionamento, la designer partenopea la già imboccata da un pezzo e si vede: dalla cura dei dettagli e nelle sfide che collezione dopo collezione lancia a se stessa. Le più recenti? La capsule di borse in pelle italiana, ciliegine sulla torta che la stilista etichetta come sue “piccole Ferrari” e l’apertura di un temporary shop a Capri che, insieme alla boutique di Napoli – in via Cisterna dell’Olio, 14 -, la impegna tantissimo. Tornando ai set di Roma Antica, la linea P/E 22 della Perrot appare fresca e sofisticata e si lascia ammorbidire dal lino tagliato a vivo, fermato da cuciture strategiche sugli orli, e da un mood safari che inizia dal colore verde e dalla parola rinoceronte, pronunciata con trasporto da Adrien Brody, quando in Midnight in Paris di Woody Allen, recita l’ossessione di Salvador Dalí per l’animale “cosmico”. Un surrealismo sospeso tra flora e fauna che appare nelle grafie figurative realizzate a mano dalla designer, frutto di un lungo studio alimentato da una serie di imponderabili coincidenze. Le parti riconoscibili dell’animale sono in primo piano, ma abilmente celate dalla Perrot. Corna, zampe, corazza colorano caffettani e completi con gonne bordate di volant e si rivelano a chi mostra l’impegno di fermarsi, e guardare oltre. 

Gli anni venti di Pommes de Claire

Fumé, come appaiono i ricordi vecchi di cent’anni che di esuberanza e brio riempiono i ruggenti anni venti. La sfida di Chiara Salvioli, designer cresciuta a Bozzolo, paese in provincia di Mantova, è quella di levare qualsiasi tipo di ingessatura alla femminilità per uscire dagli schemi quel tanto che serve per rispolverare con modernità lo spirito frizzante del periodo. Con il mestiere di grafica pubblicitaria alle spalle (di giorno) e una copiosa gavetta iniziata con gli studi di taglio e cucito (la sera) in una scuola che ora non esiste più, la designer debutta in passerella a febbraio 2020 – all’interno di Rome is my Runway, il collective show promosso da Altaroma. Il gioco si fa serio per Pommes de Claire, e già dal nome si intuiscono identità e simbolismi: la mela, infatti, oltre ad accompagnare l’uomo nell’evoluzione della sua storia – da Adamo ed Eva a Biancaneve, da Newton ai giorni nostri con Steve Jobs e il sistema operativo Apple -, per la Salvioli che sceglie il francese Claire nelle veci di Chiara, è un simbolo molto forte: “Per la mia storia collego la mela alla donna nella sua quotidianità – racconta serafica da Showcase -, per me la mela è scoperta, gioco, magia, design, e voglio che accompagni anche la storia del brand”. Il fil rouge della linea P/E 22 è la passamaneria. Frange sbarazzine diventano accessori per capelli, maniche staccabili per abiti midi in principe di Galles floreali e voluttuosi luccichìi per abiti Charleston. La donna di Pommes de Claire, resuscita dal grigiore dei ricordi, se ne fa corazza e volteggia birichina sulle note del jazz e su stradoni umidi e lucidi di una notte giovane a Parigi.

Sartoria74 : “Basta! Qui bisogna ripartire”

“Basta, basta! Qui bisogna ripartire”, scandisce la designer da Showcase, la super vetrina, ormai diventata una specie di backstage. “Non solo vestendosi a festa la sera, ma anche di giorno, perché Sartoria74 deve essere anche giorno”. Ripartire. Ripartire, ma con il piede fermo sull’acceleratore. Di giorno, di notte, dall’alba al crepuscolo, la donna di Francesca Ciccarelli si colora di brio e ancheggia sediziosa aizzando un’elegante ribellione, a suon di abiti a ruota e chemisier scontornati dalla chiara idea di smoking, da sempre DNA dell’atelier partenopeo. Rosso fragola, giallo limone e bluette, non dimenticando un tocco di black & white grazie all’abito con scollo capestro e papillon a mo’ di camicia. Le maxi gonne si indossano con l’accoppiata gilet e blazer con revers lucide. I capi, tagliati con il solito rigore artigianale, riflettono l’immagine di una donna raffinata e alle volte sembrano lanciare una nuova sfida, che forse vedrebbe la Ciccarelli vincente anche di fronte alla prova di confezionare una linea di beachwear partendo proprio dal suo caro smoking. 

Roma Fashion Week
Da sinistra: Pommes de Claire – Sartoria74 – Vesco – Caterina-Moro

Vescovo presenta Aware P/E/22

Una serie di lunghissime frange bianche che ricordano la criniera di Charly – il cavallo bianco simbolo del brand -, zigzagano la passerella del teatro 10 di Cinecittà e l’atmosfera che si crea, durante la presentazione di Vescovo, è spartana e sincera. Il progetto nato nel 2020 dall’idea di Antonio Podini, centennial di Santa Sofia, paese della provincia di Forlì-Cesena, fa della sostenibilità un punto di forza e controllo. Aware, nome della linea P/E 22, in italiano significa “consapevole”, un aggettivo performante che oltre a permettere una rapida decodifica dell’approccio etico, rivela il desiderio di raccontare qualcosa in più, ma con uno spirito di comunanza. La natura, la campagna, i paesaggi variopinti di uno scenario agreste, il ritmo rallentato di una vita ritirata e la coscienza di rientrare in scena al momento necessario. “Nessun uomo è un’isola, completo a se stesso”, recita una poesia di John Donne, così i modelli condividono girasoli, cestini frutta e un energico scintillìo negli occhi, rubato alle stelle di Alan Sorrenti. L’obiettivo è fare vita insieme, con un mood Seventy che di glam e disco dance non ha nulla, solo l’intenzione di esser leggeri, brillanti e partecipativi.

Caterina Moro: Pancratium Maritimum

Caterina va in città, nel senso pieno di moto verso un luogo. Il film di Paolo Virzì, serve solo a scopo citazionale, per giocare sull’idea che la passeggiata della designer romana, questa volta avviene in contesto metropolitano. Accantonati i boschi e le foreste, ma solo all’apparenza, il dolce divagar illumina la Moro che si lascia trasportare da un murale, visto furtivamente in zona Ostiense, a Roma. La mano è di Lucamaleonte, street artist ossessionato da natura, simbolismi e strumenti ecologici che gli permettono di realizzare dipinti con meno impatto possibile. “Mi sono trovata subito in linea con la sua arte – rivela Caterina da Showcase -, lui aveva dipinto il fiore, lasciando il muro sporco e io ho cercato un po’ di fare la stessa cosa, stampando su tessuto grezzo senza finissage alcuno”. Su cotoni organici, cerficati GOTS e tessuti Wastemark, il giglio di mare è il protagonista della linea Primavera/Estate 22 che prende anche il suo nome scientifico: Pancratium Maritimum. La natura selvaggia e delicata, la leggiadra lentezza, i latinismi, la linearità classica che si rivela tramite bordature, facendo capolino anche sul plissé – in ricordo della corteccia -, fanno parte del vocabolario stilistico ed estetico della designer. Aprendo lo show con i versi di John Masefield e scrosci di onde sulla battigia, l’intento è puntare a una dimensione nuova, seguendo un rituale armonioso con creature incantatrici che sembrano venir fuori da conchiglie sparse sulla sabbia. 

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.