Riabilitazione con amicizia e sport

Quando la sanità funziona bene. Il caso dell’ASL Roma E. L’infermiere Adolfo Nardini dal 1994 partecipa quotidianamente al Laboratorio della Comunità Terapeutica per le Patologie Psichiatriche dell’ASL RME, nella periferia nord di Roma. A quel tempo, insieme a lui, sotto la supervisione del dott. Renato Menichincheri che partecipa e condivide i momenti del laboratorio, c’è Colombo Misseritti un altro operatore sanitario che, con passione, segue l’evolversi delle patologie sanitaria dei pazienti, ormai diventati amici. Durante l’anno, insieme, li conducono nelle varie attività ludiche e ricreative. Da entrambi si evince l’attaccamento al proprio lavoro e il trasporto per questi ragazzi, che a volte proprio giovincelli non sono perché più vicini ai cinquanta che ai venti. La patologia dei pazienti è prevalentemente la schizofrenia, anche se a prima vista nessuno di loro sembrerebbe avere così gravi danni al cervello. Tuttavia, da allora l’obiettivo è quello di curare e riabilitare i pazienti anche attraverso lo sport, che permette il confronto e necessita della capacità di discutere e misurarsi con l’altro. Pertanto dallo stesso anno in cui si cominciò a lavorare alla riabilitazione dei malati, con patologie relative ad insufficienze cerebrali, e dopo un tentativo mal riuscito col nuoto, casualmente si decide di perseguire una nuova attività: il calcio. L’idea nacque per caso quando, in una delle prime uscite a Villa Pamphili, organizzate con lo scopo di far fare ai ragazzi ginnastica dolce all’aria aperta, si intuì che per la gran parte di loro l’interesse per l’esercizio fine a se stesso era bassissimo mentre molto alto era il coinvolgimento per la partitella a pallone, attività decisamente più concreta. “Stimolati dall’esperienza calcistica – racconta Nardini – insieme ai ragazzi e al dott. Menichincheri si decise di formare una squadra vera e propria che, con l’ausilio di alcuni operatori disponibili a fare parte della squadra mista “pazienti-infermieri”, partecipò al primo torneo tra operatori sanitari del Lazio. Il primo anno le squadre delle Asl erano solo quattro ma già dall’anno successivo, un coordinamento degli stessi operatori delle Asl organizzò un campionato tra squadre miste di infermieri e pazienti dei Dipartimenti di Salute Mentale del Lazio. Inoltre – continua Nardini – giocare al calcio, così come andare al cinema, al teatro e in vacanza assieme, sono considerate vere e proprie attività di riabilitazione collettive e non solo manifestazioni per passare il tempo”. Oggi dopo oltre quindici anni di attività l’infermiere Adolfo Nardini ci confessa che il suo lavoro insieme a questi pazienti è anche un divertimento perché spesso si svolge accompagnandoli, e giocandoci a calcio assieme nei tornei, anche al di fuori della regione di appartenenza. Inoltre li segue nei pomeriggi al cinema e d’estate fanno spesso vacanze al mare assieme. Insomma con loro, più che un rapporto medico – paziente, c’è un vero e proprio rapporto di amicizia.  

Enzo Di Stasio 

Nella foto gli infermieri Adolfo Nardini (quarto da sx) e Colombo Misseritti (primo da sx).

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