Renato è arrivato al punto… zero

Renato Fiacchini, in arte, Zero, nato il 30 settembre del 1950, l’anno prossimo compirà 70 anni. Renato Zero è un cantautore, showman, ballerino, e produttore discografico ed è considerato un vero e proprio “cantattore”, ovvero uno chansonnier dalle grandi capacità istrioniche, provocatrici e trascinatorie. Renato Zero ha pubblicato in totale 43 album, scritto oltre 500 canzoni e venduto oltre 60 milioni di dischi. Renato Zero è Renato Zero, e per noi tutti italiani, non solo per i suoi “sorcini” è una parte della nostra vita, chi più chi meno.

Seguiamo i suoi concerti da decenni e abbiamo voluto iniziare questa recensione elencando tutti i meriti e la grande storia di Zero perchè pensiamo, di ritorno dalla quinta serata al Palasport di Roma, che la carriera del nostro Maestro sia giunta al termine.

“Zero il folle” è il suo ultimo album, in ordine cronologico, che però non ha avuto grande successo. Uscito i primi di ottobre non è ancora entrato nella mente dei suoi fans tanto è vero che, le numerose canzoni cantate al concerto (alcune veramente belle), Renato Zero se le canta da solo in un silenzio assoluto.

“Zero il folle” è anche il tour stanco di un uomo ormai stanco, di un artista ormai non più capace di sorprendere, di farti scattare in piedi per ballare ma ancora e solo (e non è comunque roba da poco) per applaudire i testi e i messaggi delle sue canzoni.

La bellissima “Quanto ti amo” , la stupenda “Quattro passi nel blu” dedicata a tutti i cantanti amici che ci hanno lasciato (da Mia Martini a Luciano Pavarotti passando per Pino Daniele e Lucio Battisti e decine ancora) e poi la rivoluzionaria “Rivoluzione” con, sullo sfondo, l’alternarsi dei volti di Gesù Cristo, Ghandi, Madre Teresa ed altri e poi “La culla è vuota” con l’invito diretto a tornare a casa e fare figli: tantissime belle parole, tantissimi messaggi positivi, tantissima gioia! Grazie Renato!

Ma Renato Zero ormai è solo questo. Anche quando in scaletta è il momento di “Triangolo” sono i coristi a cantarla (delusione nel pubblico), pochi a cantarla e nessuno in piedi a ballare.

Renato Zero canta “Dimmi chi dorme accanto a me” sdraiato sul letto matrimoniale e, prima del ritornello, fatica a rialzarsi dovendo spingersi due volte… che tenerezza!

“Zero il folle” è uno spettacolo che non vola, che non prende il là, che lascia tutti seduti e pochi a cantare.

Noi vogliamo troppo bene a Renatone nostro e, augurandoci di arrivare alla sua età, speriamo che per i suoi 70 anni faccia dei piccoli concerti nei teatri, come agli inizi, più intimi, più tranquilli e poi concluda lì la sua carriera pubblica perché pare proprio che le idee si siano esaurite e che sia arrivato al punto zero e non vorremmo diventasse sempre più la caricatura di se stesso, di quel “folle” che ci ha accompagnato per tutti questi anni… e non lo dimenticheremo!

Fonte foto: onstageweb.com

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