Paolo Gabriele, un laico con il cuore da “pastore”

paolo gabriele - foto di enzo di stasio

Ho conosciuto Paolo Gabriele 9 anni fa, a quei tempi viveva in affitto con la famiglia in un appartamento modesto, di dimensioni contenute, a Borgo Pio, quartiere romano adiacente la Città del Vaticano. Un uomo umile, molto credente, padre di tre figli, sposato con Manuela, persona amabile e affettuosa. Amante del Creato, Paolo apprezza e legge nei segnali della natura e del fato i messaggi che il Signore ci invia per indirizzare il nostro destino.

Quando lo conobbi lavorava in Vaticano già da qualche anno, presso il prefetto della Casa Pontificia, monsignor James Harwey. Negli anni seguenti la nostra amicizia crebbe sempre più, consolidandosi e coinvolgendo in questo sentimento sincero le nostre mogli. Spesso ci si incontrava serenamente per una pizza con gli amici, a volte con le famiglie. Si festeggiavano insieme i compleanni, si rideva e si parlava prevalentemente di fede e politica.

Ricordo la sera che comunicò a me e a mia moglie del nuovo incarico assunto all’interno della città pontificia, come aiutante di camera del Santo Padre. Pur nella sua riservatezza intuimmo che il nuovo ruolo lo gratificava in maniera particolare, nell’animo. Era felice, sprizzava gioia dai suoi occhi e, come sempre, anche in quell’occasione, non dimenticò di ringraziare il Signore per l’opportunità che gli stava offrendo. Gesù Cristo e Maria per Paolo sono la guida della sua vita e quel nuovo posto di lavoro fu da subito, per lui, un dono sceso dal Cielo.

Per quel che ho potuto comprendere, dalle tante chiacchierate fatte insieme, dal suo modo di vivere proiettato nella vita quotidiana attraverso la fede cattolica, Paolo Gabriele è una persona perbene che non avrebbe mai tradito Papa Benedetto XVI, non solo per la figura che egli rappresenta ma anche per la persona che negli anni ha avuto modo di  conoscere in privato. La stima e l’affetto che nutre nei confronti del Santo Padre sono altissimi.

Forse, per chi non lo conosce o per chi è ateo, la questione non è comprensibile ma, dopo la sua famiglia, la fede cristiana e il Vaticano sono la sua ragione di vita. Un uomo buono, sincero, solare e sempre pronto ad aiutare e a confortare chiunque ne avesse bisogno. Un laico con il cuore da “pastore”. Leggere ora il suo nome associato ad accuse infamanti, con aggettivi spregevoli, rende la vicenda triste e irreale.

Credo che in questi giorni di detenzione, per lui e per la sua famiglia estremamente difficili, siano proprio il pensiero per i suoi cari e la preghiera, verso una fede radicata in lui in modo speciale, ad aiutarlo a sopportare la privazione della libertà personale e a superare questo incubo, da cui auspichiamo col cuore ne esca al più presto.  

Enzo Di Stasio

Foto: inliberta.it

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