Novembre in rosa: Guerriere Curde contro l’Isis

curdaContinuiamo la rassegna “Novembre in rosa”, raccontando ciò che le coraggiose donne curde, per lo più musulmane, hanno fatto e stanno facendo per contrastare l’avanzata dei terroristi dell’Isis in Siria e Iraq.

Da anni, pur di difendere la loro terra e le loro famiglie, le donne non hanno esitato ad appendere al chiodo abiti “femminili” e maniere dolci e probabilmente il loro aiuto sarà fondamentale per arginare il nemico e scongiurare il rischio dello scoppio di una guerra mondiale, ipotesi che, secondo alcuni, ormai non sembra tanto remota.

Le donne provengono prevalentemente dalla Turchia e dalla Siria ed appartengono a diverse brigate, ma l’obiettivo comune a tutte è quello di difendere la libertà, i diritti umani e soprattutto i diritti delle donne.

A seguire un viaggio fra i principali nuclei di guerrigliere, in cui ideologia e fanatismo spesso si confondono.

Le guerrigliere curde Peshmarga

Risale al 1996 il primo reclutamento ufficiale di donne nell’esercito. donne-soldato-curde

Era l’anno in cui i Peshmarga combattevano contro il leader iracheno Saddam Hussein e le donne dimostrarono una tenacia pari a quella degli uomini.

Fra di esse, si distinse il Colonnello Nahida Ahmed Rashid, comandante di un battaglione di 550 donne, pronte a morire per il proprio paese.

Per spiegare le ragioni della lotta, il Colonnello Rashid affermò “Io credo in una causa superiore, che è la protezione delle nostre famiglie e delle nostre città dall’estremismo, dalla brutalità e dall’oscurantismo. Loro non accettano donne che assumono ruoli di comando. Loro vogliono che ci copriamo e diventiamo casalinghe, il cui unico scopo è assistere i loro bisogni. Loro credono che non abbiamo alcun diritto di parlare e che possono controllare le nostre vite”.

Poi aggiunse, quasi a voler intimorire i fanatici dell’Isis “Altre donne si stanno arruolando per difendere il Kurdistan iracheno dall’estremismo islamico, noi non siamo spaventate da loro sono loro che dovrebbero avere paura di noi”.

In effetti i miliziani dell’Isis, nonostante non dimostrino pietà nel trucidare e violentare le donne indifese, hanno timore quando si tratta di combattere le guerrigliere Peshamrga, poiché secondo gli jihadisti, essere uccisi in battaglia da una donna impedisce di accedere al paradiso.

Sarà forse per tali motivi che le donne hanno scelto di armarsi e combattere senza paura?

Probabilmente si.

La Brigata al-Khansaa

Subito dopo la creazione dello Stato Islamico, nella città di al-Raqqa (Siria) venne creata la brigata al-Khansaa, composta esclusivamente da donne. Il suo compito era quello di garantire la moralità delle donne e punire coloro che violavano i precetti della Sharia (legge di Dio, letteralmente “strada battuta”).

Le Ypg (Yekineyen Parastina Gel, letteralmente Unità per la protezione della popolazione).

Esse si sono aggiunte alle Peshmarga.

Memorabile la strenua lotta per liberazione e la difesa di Kobane, la città siriana ai confini con la Turchia strappata all’Isis lo scorso inverno.

xate shingaliLe Yazide

Una delle pioniere del battaglione femminile è Xate Shingali, ex cantante yazida, assai nota in Iran per la sua musica folk.

A lei è stata affidata la guida del plotone “Sun Girls” composto da donne di tutti i ranghi, alcune ridotte in schiavitù e vittime di crudeli sevizie sessuali, altre obbligate a sposare guerriglieri dello Stato Islamico. Xate, per concretizzare il progetto ha ottenuto il benestare del presidente curdo.

Fra gli obiettivi della lotta, la liberazione delle donne rapite durante il saccheggio e lo sterminio avvenuto nel 2014 nel nord dell’Iraq, precisamente in Sinjar.

Oggi l’esercito conta di 123 donne di età compresa fra i 17 ed i 30 anni.

Le donne del Pkk 

Si tratta di un’organizzazione clandestina curda di donne kamikaze che costituisce circa il 20% di tutti i militanti del Pkk, il movimento politico clandestino armato, definito terroristico da Turchia, Usa e Ue. Il loro slogan è “liberare le donne, liberare il Kurdistan”, frase ammiccante che ha attirato un gran numero di simpatizzanti fra il gentil sesso.

Queste guerrigliere estremiste scelgono la lotta armata ed il martirio per sfuggire agli oppressori annidati all’interno di contesti maschilisti, incluso i membri del proprio nucleo familiare.

Si tratta dell’organizzazione terroristica più eversiva, tanto che un dossier risalente al 2010 del Dipartimento della Polizia nazionale, ha rivelato che il 18% dei militanti del Pkk sarebbero donne e avrebbero compiuto il 55% degli attentati.

Le donne di Raqqa

In questi giorni, dopo il raid francese sulla città di Raqqa (22.000 abitanti), capitale del Califfato, le donne non si sono rassegnate alla distruzione, non temono le incursioni aeree e continuano a lottare con il sorriso sulle labbra.

Così Raqqa, apparentemente affrancata dai miliziani del Daesh, sembra per certi versi accogliente e l’azione che sancisce l’inizio di una guerra condotta da Francia e Russia contro lo Stato Islamico, sembra non preoccuparle più di tanto.

C’è da augurarsi allora che dall’universo femminile possa nascere il germe della pace, anche se per ottenerla ci vogliono le armi.

di Simona Mazza

foto: tiscali.it –  iodonna.it

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