Mollo o non mollo? 

Davanti a certe situazioni spigolose, sovente ci poniamo la domanda “Mollo o non mollo?” Che fare quando ci troviamo davanti all’amletico dubbio?

Il punto non è mollare o non mollare… 

Fin dalla prima infanzia ci hanno insegnato a essere perseveranti nei nostri piccoli e grandi obiettivi.

Guai a mollare la presa, a demordere! L’incompiutezza viene percepita come una mancanza di volontà, come un “difetto” da demonizzare. Eppure, in certi casi, il “surrender”, la resa, è l’unica cosa che può permetterci di progredire, portandoci paradossalmente alla meta attraverso un percorso e delle tempistiche più sensate.

Cosa vuol dire?

Mollo o non mollo? Quando è il caso di mollare? 

Quando non siamo in linea con i nostri veri obiettivi, l’Universo ci invia dei chiari segnali. Essi si presentano sotto forma di ostacoli che, a livello inconscio, disseminano il percorso di difficoltà. Il nostro subconscio non è consapevole tuttavia di essere il cocreatore di ogni singolo intoppo. Sta di fatto, che tutti i nostri sforzi vengono puntualmente disattesi. In questo caso ci sentiremo, erroneamente, degli eterni “falliti”.

Il fallimento è davvero negativo? 

La risposta è “No!” Se il fallimento conseguente alla nostra capitolazione, è il preludio di una presa di coscienza, esso si rivelerà addirittura salvifico. 

Utile pertanto chiedersi “Perché ho fallito. Perché ho mollato?”

Ebbene, magari non eravamo pronti a ricevere o forse stavamo solo inseguendo degli obiettivi che piacevano a terze persone, alla società, alla famiglia. In questo caso, il fallimento è la manifestazione della mancanza di un terreno fertile su cui avevamo piantato i nostri semi.

Cosa fare?

La presa di coscienza

Come prima cosa, dovremmo avere la capacità di fermarci, di guardarci allo specchio e ricercare dentro di noi le risposte.

“Cosa voglio davvero? Quale tipo di lavoro rispecchia realmente la mia personalità? Quali sono i miei punti di forza e di debolezza?”

Dopo un’attenta analisi interiore, potremo allinearci e, presto o tardi, anche in maniera inaspettata, saremo pronti a ricevere dall’Universo tutta l’abbondanza che ci spetta. E se non ci arriva niente?

Le bollette non le paga l’Universo

Può accadere che, prima di raccogliere i risultati di un ritrovato Sè, il nostro conto in banca si prosciughi. 

E’ solo in questo caso che non dovremmo mollare, né cedere allo scoramento!

Cosa fare? Sarebbe utile fronteggiare la realtà del quotidiano senza identificarci, senza attaccamenti, anche se non siamo pienamente soddisfatti del presente.

Dal punto di vista lavorativo ad esempio, dovremmo svolgere serenamente le nostre mansioni, senza storcere troppo il naso. Dovremmo pensare al lavoro come “una pausa retribuita dallo svago”, ricordando a noi stessi che esso in fondo non ci rappresenta, che è solo un mezzo per raggiungere il fine e non il contrario. Perché la cosa di suprema importanza non è ciò che si fa ma ciò che si è.

 I tre cervelli 

Al contempo sarebbe opportuno continuare a sognare, avendo una fede incrollabile nei nostri veri obiettivi. Dovremmo arrivare ad un punto in cui faremo tutto perché lo sentiremo vibrare dentro di noi molto chiaramente, in modo sempre più imperioso. 

Questo ci aiuterà a percepire la realtà in maniera più distaccata e… anche a pagare le bollette. 

Pensiamo dunque alla nostra condizione come a un transito, conciliando i nostri tre cervelli:

  • Il “cervello rettiliano”, quello istintivo,  della difesa (nello specifico delle nostre tasche), della risposta attacco-fuga;
  • Il “cervello mammifero” preconscio, sede delle emozioni, della comunicazione, della cooperazione e collaborazione;
  • La Neocorteccia o Ragione, sede della mente e del pensiero, che racchiude tutte le informazioni cognitive e razionali.

Mollo o lascio andare?

Solo raggiungendo un alto grado di consapevolezza, potremo decidere se è il caso di mollare o no. Ma la scelta deve sempre e comunque partire da noi stessi, non dall’esterno, dopo aver costruito delle solide basi esistenziali. 

Precisiamo altresì che la resa non consiste in una sottomissione passiva, inconsapevole e quasi involontaria ma nella capitolazione di tutti quei falsi Io che ci sono stati costruiti addosso, affinché la nostra vera indole e la nostra natura, in conformità al nostro vero essere, possano realizzarsi pienamente.

Foto di Engin Akyurt da Pixabay

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