Miahatami SS 2019: Shahrazad e quel senso estetico fatto di incanto e rivoluzione

Miahatami è un brand emergente, di prêt-à-porter. La mente creativa è un piccolo scrigno con gli occhi scuri come la notte, che all’improvviso si accendono quando parla del passato, della sua terra d’origine, e di questo suo ambizioso progetto, iniziato qualche anno fa in Italia.

“Ho usato l’aggettivo possessivo mia davanti al cognome, perché Miahatami è come se fosse mia figlia: è qualcosa di molto legato a me, a quello che è stato il mio passato, la mia infanzia, con tutto quanto il mio percorso.”

Con le mani all’altezza del petto, che un po’ giocherellano con il pass Atelier, e un po’ gesticolano, assecondando quella semplice traduzione di ricordi in parole, Narguess Hatami, giovane designer di origini iraniane, inizia a spiegare così la sua visione, partendo da quel nome composto, piacevolmente ritmato dall’inconfondibile suono orientale.

Ci accoglie durante lo Showcase, il giorno dopo Shahrazad, la sua ultima linea Primavera Estate 2019, presentata con una sfilata ad AltaRoma ed esposta in quel momento proprio dietro le sue spalle. Sorride, ha i capelli castani, folti e sistemati per bene in un taglio alla maschietta, e l’anima forte, fortissima, determinata da un’idea precisa di bellezza: una storia che questa volta, prova a raccontare ispirandosi a Le mille e una notte, dietro quel senso estetico consapevole, fatto di incanto e rivoluzione; lo stesso che già dal 2015, dà l’impronta riconoscibile al suo giovanissimo brand.

Un marchio nato dopo anni di studio e preparazione. Il diploma a Teheran, la laurea a Bologna, e quindi la formazione in giro per l’Italia: lo stage da Paola Frani, il lavoro da MSGM, il percorso illuminante con Marco Morosini e infine Aviù a fianco a Piergiorgio Piangerelli. Esperienze articolate, ma indispensabili per allungare sempre più la sua gavetta, fatta a testa alta con passione e coraggio, background necessario per quei faticosi primi passi, in un mondo di moda del tutto straniero.

“Ma alla fine, quello che mi porto tanto dietro, è l’unica esperienza che ho fatto fuori dalla moda”, un lungo respiro e una breve pausa, danno il tempo alla designer di parlare del suo periodo lontano dal prêt-à-porter, e dell’esperienza a Pesaro, con Marco Morosini. Lui, oggi suo mentore, attraverso innumerevoli mix e sperimentazioni, in un anno e mezzo le insegna che tutto è possibile.

“Tu puoi fare tutto con tutto. Noi, con qualsiasi materiale costruivamo qualsiasi cosa, un modo di lavorare che mi ha tolto tutti i limiti”, Narguess si ferma, anche le sue mani finiscono di gesticolare, guarda la sua linea sugli stand, e quasi incredula, sorridendo poi aggiunge “mi ha fatto capire che se ce la metti tutta, puoi fare davvero tutto… solo dalla morte non puoi resuscitare.”

Ed è qui il suo senso. È così che la giovane designer, per questo progetto, con inconsapevole dose di semplicità e intelligenza, mette in discussione se stessa, il suo know how forgiato da anni di preparazione, e la costante attenzione per l’heritage prezioso, quello di una cultura antichissima, la sua.

L’ha fatto con Revolutionary road collezione A/I 18-19 (già in vendita online e nello showroom di Milano) e ora anche con Shahrazad, presentata con uno splendido show, a fine giugno in uno dei teatri di Cinecittà, tra i set di Roma antica. Dove per la PE 2019, la mente creativa di Miahatami parte dall’ispirazione: la bella e intelligente Shahrazaderoina del racconto Le mille una notte.

Una favola che a sua volta, è una raccolta di fiabe; le stesse che Shahrazad, racconta tutte le sere al re persiano Shahhriyer. L’uomo, tradito da una delle sue mogli, si vendica uccidendo le sue spose dopo la prima notte di nozze. La bella e intelligente Shahrazad escogita così un piano, e decide di offrirsi come sposa al sovrano. Ogni sera racconta al re una favola, rimandando il finale al giorno successivo. Questo va avanti per mille e una notte, fin quando il re s’innamora della donna e decide di salvarle la vita. Alla fine, grazie all’intelligenza della fanciulla, il re impara la morale sottesa dietro ogni singolo racconto, e si pente dei suoi gesti spietati, placando finalmente la sua ira.

Così da una fiaba leggendaria, lo show diventa il racconto di una donna misurata, sicura di sé, che ammalia e poi insegna, e ci travolge in quel mondo consapevolmente incantato.

Una selezione con 29 look in tutto, una serie di abiti fascianti ma non troppo, linee morbide che attraverso nodi e sovrapposizioni sottolineano sempre la femminilità.

“Ho voluto raccontare una donna sensuale e intelligente, proprio come la protagonista della favola, che indossa abiti coprenti, ma che alla fine non sono poi tanto casti, perché hanno tutti spacchi che si aprono.”

Spiega bene Narguess mostrando un pantalone, e subito dopo una gonna, entrambi dettagliati da profondissimi spacchi da regolare, perché bordati da lunghe file di bottoni.

E poi il foulard, protagonista e complice ammaliante del classico vedo/non vedo. Anche lui, dietro un mix di seta pregiata e lino, finalmente libero muta in continuazione: prima maxi orecchino, poi intreccio su una blusa superba e svolazzante, e poi ancora nodo su una minigonna dall’aria esotica.

Un continuo rimando alle danzatrici del ventre che lasciano intravedere misurate porzioni di pelle, solo dietro lo scoccar di ogni passo e movimento; mentre quel twist marcatamente attuale, quasi europeo, s’imprime sui look attraverso dettagli e accessori, grazie a sperimentazioni con la plastica: da maxi shopper trasparenti, a marsupi che si portano allacciati su una spalla, e che contrariamente agli abiti, non lasciano proprio nulla all’immaginazione.

Alcune stampe ricordano le righe classiche di una semplice camicia da uomo, qui snaturata e spasmata di seduzione in abito, in gonna, in spolverino, ma sempre in equilibrio con i motivi ipnotici, tipici degli antichi tessuti persiani. I colori, seguono così una palette cromatica polverosa e cangiante “ho voluto che fosse leggera, molto leggera, e ho fatto delle sperimentazioni stampando su tessuti trasparenti, in mondo da renderli più amabili meno aggressivi” spiega meglio la designer.

E amabile è l’aggettivo giusto. Lo stesso che sceglie Narguess per descrivere il suo prodotto di moda attuale, e ammette anche di avere una forte attrazione per i toni chiari, dall’impatto gradevole. Ma alla fine non è una scelta categorica, potrebbe passare drasticamente da stampe ipercolorate al minimal super pulito, perché dice che l’importante è raccontare quello che si vuole raccontare.

E qui, proprio come la sua musa, la designer sceglie di celebrare il passaggio da una condizione all’altra. Perché Miahatami parla di rivoluzione. Un salto in avanti che punta i riflettori sul cambiamento, e sull’idea di una conquistata libertà. La gioia, la bellezza, la felicità per Narguess sono reali, e sono sempre in quei pezzettini che ogni volta si promette di prendere all’Iran, per narrare in un modo o nell’altro, della sua amata terra d’origine

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