Mercoledì delle Ceneri: iniziamo la Quaresima lasciando che sia la parola di Dio ad illuminarci e a guidarci

Il didesertogiuno con cui abbiamo iniziato questo giorno santo ci ha aiutati ad entrare nel clima tipico del tempo quaresimale, i cui quaranta giorni sono l’immagine simbolica dell’itinerario di conversione che dobbiamo percorrere per la durata di tutta la vita. Ciò che da sempre caratterizza questo giorno è l’imposizione delle Ceneri. immagine che richiama alla mente e al cuore una diversità di significati.

Anticamente, la cerimonia delle Ceneri si svolgeva solo per i penitenti pubblici. In questo giorno di digiuno essi si recavano presso la chiesa cattedrale, dove ricevuta dal vescovo una pena per la loro colpa, ricoperti di cenere e portando il cilicio, venivano espulsi dalla chiesa fino al Giovedì Santo. Successivamente, caduta in disuso la penitenza pubblica, l’imposizione delle ceneri fu estesa indistintamente ad ogni fedele. Le Ceneri che stasera riceveremo sul capo chiariscono il significato della prima lettura: il profeta Gioele ci rivolge un ammonimento salutare, affinché i nostri gesti esteriori siano sempre in sintonia con la sincerità del nostro cuore. Infatti, a che serve lacerarsi le vesti, se poi il cuore rimane lontano da Dio? L’importante è ritornare al Signore pentiti, per ottenere da Lui misericordia (Gl 2, 12-18). Chiediamo anche noi un cuore nuovo e uno spirito nuovo e mentre muoviamo i primi passi verso il giorno di Pasqua, supplichiamo il Padre con le parole del famoso Salmo penitenziale: “Perdonaci, Signore, perché abbiamo peccato” (cfr Sal 50).

Consapevoli dei nostri limiti, imploriamo il perdono del Signore e accogliamolo docilmente per essere i protagonisti di una nuova creazione e per ricevere, ben disposti e a partire da questo rinnovamento, la gioia del Signore e la speranza. Difendiamo tenacemente queste due dimensioni, utilizzando le armi invincibili della penitenza e affrontando, senza alcun timore, il combattimento contro lo spirito del male. Nella lotta spirituale il Signore è sempre con noi e ci sostiene. Nel corso di questo combattimento guardiamo sempre a Gesù che nel deserto di Giuda, attraverso la preghiera e l’ascolto della Parola del Padre, ha respinto con determinazione le cattive seduzioni del male. Guardiamo a Cristo che nel Getsemani accetta fino in fondo la volontà del Padre e “indossiamo le armi della luce” (Rm13, 12) perché questa battaglia distrugga il peccato e tutte quelle opere di Satana che ci rendono schiavi delle perverse logiche del mondo.

Pertanto, siamo attenti e vigilanti perché “chi vuole camminare nell’amore di Dio – osserva sant’Agostino – non può accontentarsi di liberarsi dai peccati mortali; anche i peccati meno gravi, infatti, se trascurati, proliferano e producono la morte” (In Io. evang. 12, 35). La Quaresima allora ci ricorda che ogni giorno dobbiamo affrontare questo combattimento e portarlo avanti con le “armi” della preghiera e della penitenza. Lottare contro il male, contrastare l’egoismo, l’odio imperante e far morire l’uomo vecchio per vivere sempre in Dio è l’itinerario ascetico che ogni battezzato è chiamato a percorrere con umiltà e pazienza, con generosità e perseveranza. Questo cammino penitenziale che ci accingiamo a percorrere tra le salite e discese di questa vita non è altro che la sequela del Maestro, la porta di ingresso attraverso la quale si diventa testimoni e apostoli di pace. Ecco allora che la penitenza di Cristo, assunta anche dall’uomo, diventa una chiara risposta ad ogni tipo di violenza che minaccia seriamente la pace del cuore e quella del mondo. Non sarà certo la vendetta dell’uomo, né l’odio a farci abbracciare la Croce, ma sarà l’amore per una Persona, l’amore per Cristo; percorreremo sì, il sentiero più lungo ma quello dell’amore è certamente il sentiero più efficace.

Carissimi, il grande segreto della nostra conversione è l’amore vero verso Dio e il prossimo! Ce lo ricorda Gesù nel Vangelo di oggi, quando ci esorta a tradurre questo amore in gesti concreti verso i bisognosi, subordinando sempre il valore delle “buone opere” alla sincerità del rapporto con Dio che “vede nel segreto” e che “ricompenserà” coloro che fanno il bene in modo umile e disinteressato (Mt 6, 1-18). L’amore concreto, infatti, è uno dei tratti essenziali del cristiano, incoraggiato dallo stesso Gesù ad essere “sale della terra e luce del mondo”, affinché tutti gli uomini, vedendo le “opere buone”, rendano gloria a Dio (Mt 5, 16). È una viva raccomandazione anche per noi, un sano ammonimento che all’inizio del tempo quaresimale giunge a noi quanto mai opportuno per farci comprendere sempre meglio che la carità per noi cristiani non è assistenza sociale ma è dimensione intrinseca della nostra natura e della nostra essenza. Il vero amore è quello che si traduce in gesti che non escludono nessuno; il vero amore è quello del buon Samaritano che, con grande apertura d’animo, aiutò uno sconosciuto in difficoltà, incontrato “per caso” lungo una strada (Lc 10, 31).

Carissimi, è con questi sentimenti che assieme a voi voglio iniziare questa Quaresima, lasciando che sia la parola di Dio ad illuminarci e a guidarci. Da oggi in poi, soprattutto nella liturgia, sentiremo spesso l’invito a convertirci e a credere al Vangelo. Apriamoci alla grazia e lasciamoci costantemente stimolare dalla potenza dello Spirito Santo. Facciamo tesoro degli insegnamenti che in questo tempo di grazia la Chiesa ci offrirà abbondantemente. Animati da un forte impegno di preghiera, decisi come Francesco di Paola ad uno sforzo di maggiore penitenza e di massima attenzione ai fratelli in difficoltà, incamminiamoci spediti verso la nostra Pasqua, accompagnati dalla Vergine Maria, Madre della conversione e modello di ogni vero discepolo di Cristo. Amen.

di Fra’ Frisina

Nella foto: quattroparole.com Ivan Nikolaevich Kramskoy, Gesù nel deserto, 1873, Galleria Tretyakov, Mosca

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