Mandela: una vita di lotte contro la segregazione razziale

nelsonmandelaCape Town. Il 5 dicembre alle 20:50 è venuto a mancare Nelson Mandela, il primo Presidente sudafricano nero eletto in libere elezioni, famoso per aver liberato il Paese dall’Apartheid.

A dare la notizia alla Nazione e a reti unificate, è stato l’attuale presidente, Jacob Zuma, il quale ha annunciato che la cerimonia funebre di sepoltura avverrà il 15 Dicembre, a Qunu, il villaggio natale di Mandela.

Una folla di gente ha letteralmente invaso la piazza della città, intonando l’inno nazionale “Nkosi Sikelel’ iAfrika” per poi finire con una danza spontanea sulle note di Asimbonanga di Johnny Clegg.

In quella stessa piazza, dopo 27 anni di prigionia, Mandela aveva parlato alla Nazione da uomo libero.

Madiba, soprannome con cui era conosciuto Mandela (il clan di etnia Xhosa cui apparteneva), aveva 95 anni ed era ammalato da tempo.

Ma ecco la storia dell’Icona Nelson Mandela.

La sua prima protesta risale ai tempi dell’Università di Fort Hare, quando si ribellò per la pessima qualità del cibo servito alla mensa. La singolare iniziativa gli costò da subito una sospensione, ma non per questo l’uomo chinò mai il capo, trovandosi spesso ad affrontare situazioni più grandi di lui.

La svolta della sua vita venne poi grazie all’incontro con Walter Sisulu e con l’ingresso nell’African National Congress, l’Anc (1942).

Nel 1944 sposò Evelyn Mase e nello stesso anno fondò con gli amici e colleghi di studi, Sisulu e Oliver Tambo, la Youth League.

Da quel momento cominciarono le lotte aperte contro il sistema razzista, che gli costarono nel 1952, una condanna a nove mesi per “comunismo”.

Dopo la libertà aprì con Tambo uno studio associato per fornire assistenza ai neri, vittima della segregazione razziale e nel 1956 fu nuovamente arrestato per alto tradimento con altre 150 persone.

Dopo la separazione da Evelyn, nel 1958 Nelson sposò Winnie MadiKizela.

Nel 1960 a Sharpeville, una delle proteste anti-apartheid fu soffocata nel sangue dalla polizia locale, che uccise una settantina di persone. Mandela, che era fra i presenti, venne arrestato nuovamente, Tambo fuggì all’estero e l’Anc venne definitivamente bandito.

Nel 1961 il leader venne assolto dal reato di alto tradimento e mentre si trovava in condizione di clandestinità, fondò la “Umkhonto we Sizwe” la Lancia delle Nazioni, il cui obiettivo era quello di avviare una guerriglia contro il regime, che risparmiasse tuttavia la popolazione.

Mandela iniziò a compiere svariati viaggi per reperire armi necessarie all’operazione, ma nel 1962 finì nuovamente in manette e rinchiuso per 5 anni nel carcere di massima sicurezza di Robben Island.

Tra il 1963 e il 1964, il regime di Pretoria diede vita al famoso “Processo di Rivonia”, in cui si voleva annichilire l’Anc e giustiziare i suoi membri. Fortunatamente ciò non avvenne, ma la condanna si tramutò in ergastolo.

Nel 1976 gli studenti di Soweto si ribellarono contro l’insegnamento obbligatorio della lingua afrikaans e in otto mesi di lotte cruente persero la vita oltre 600 persone (la maggior parte minorenni).

Nel 1980, dopo l’elezione a primo ministro di P.W.Botha, Tambo, latitante all’estero, diede via alla campagna “Release Mandela”, che portò a magri risultati, ovvero il trasferimento di Madiba in un carcere più “morbido”: quello di Pollsmore.

Intanto gli scontri non accennavano a diminuire, anche perché Botha aveva in mente di concedere il diritto di voto ai “coloured”, ovvero persone non bianche, ma non ai neri. Anche in questo caso le vittime furono innumerevoli.

Nel 1985 si ottenne qualche sensibile risultato. L’arcivescovo Desmond Tutu infatti impegnò il clero sudafricano nella lotta contro la segregazione e ricevette anche l’allora senatore Edward Kennedy, mentre Botha offrì la libertà a Mandela in cambio della rinuncia alla lotta.

La proposta venne però rifiutata e nel 1986 il governo fu costretto a chiedere lo stato d’emergenza.

Qualcosa però sembrava muoversi: Nelson Mandela iniziò delle trattative con il regime di Pretoria e soprattutto nel 1988 il mondo intero cominciò ad interessarsi alla sua causa, tanto che in occasione del 24esimo anniversario della sua prigionia, venne organizzato un mega concerto a Londra.

Nel 1989 Botha cedette il posto a De Klerk che in breve tempo liberò tutti i prigionieri politici e abbandonò la campagna segregazionista, per cedere il passo al “power sharing”.

Finalmente l’11 febbraio 1990 Mandela viene liberato ed eletto nel 1992 Presidente del partito dell’Anc.

Nel 1993 insieme a De Klerk ricevette il nobel per la pace e l’anno successivo fu eletto Presidente del Sudafrica, carica che ricoprirà fino al 1999, data in cui si ritirò definitivamente dalla vita pubblica.

LA LOTTA E IL POST LOTTA

In Sudafrica la popolazione era stata soggiogata dai dominatori stranieri e privata di ogni diritto. Mandela e i suoi compagni avevano deciso di incentrare le loro lotte proprio per ridare dignità e diritti agli “indigeni”, ovvero ai neri che da sempre abitavano il continente africano.

Mandela voleva un popolo unificato e l’unico modo per arrivare a conseguire tale risultato era il reale ripudio del razzismo da parte della classe dirigente.

E se oggi finalmente si può parlare di crollo del sistema, il merito è suo.

PROSSIMI APPUNTAMENTI

Oggi, 10 dicembre, Mandela sarà ricordato con commemorazione solenne presso lo stadio di Johannesburg e il suo corpo verrà esposto nel municipio di Pretoria per tre giorni in una bara di vetro.

Sono intanto iniziate le prove del funerale che si terrà domenica prossima all’Union Building, luogo in cui nel 1994 Madiba fu eletto presidente.

di Simona Mazza  

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