Mai più senza (l’auricolare)

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I cellulari fanno male? Dopo anni di allarmi lanciati, confutati e poi di nuovo ribaditi un dato è certo: l’Italia è il paese con il maggior numero di smartphone per abitante al mondo.

Complice la reticenza delle case produttrici di telefonini a fornire dati, ad oggi non abbiamo la certezza di quali siano i reali rischi che corriamo utilizzando ogni giorno, talvolta per molte ore, i telefoni cellulari.
C’è chi attribuisce il caveat lanciato da alcuni studiosi ad un allarmismo infondato, chi sostiene che l’uso del telefonino andrebbe completamente abolito e chi si mette in una prospettiva più realistica, suggerendo di adottare qualche accorgimento almeno finché l’Organizzazione mondiale della sanità non si sarà espressa con indicazioni precise.

I cellulari emettono onde elettromagnetiche. Tuttavia, ad oggi, non sappiamo dire con esattezza se, e oltre quale soglia, queste onde siano cancerogene. Secondo uno studio del 1993 del dottor Henry Lai dell’Università di Seattle, l’esposizione porterebbe ad un’interruzione del DNA nei topi. Uno più recente del ricercatore Jerry L. Phillips dimostrerebbe che accade lo stesso al DNA umano. Nel marzo 2011 la ricercatrice americana Nora Volkow ha rilevato una modificazione nel metabolismo del glucosio nel cervello in seguito al contatto prolungato con queste onde elettromagnetiche.

La maggior parte delle ricerche esistenti sono state finanziate più o meno dichiaratamente dalle stesse compagnie che producono i telefoni. Le quali sostengono che le onde emesse non abbiano un’incidenza diretta sulla comparsa dei tumori, ma intanto si tutelano suggerendo nei manuali di istruzioni di tenere il telefono ad una distanza di almeno 1,5 cm dal corpo (iPhone, Nokia e Motorola) o addirittura a 2,5 cm (Blackberry). Anche volendo essere ottimisti, possiamo fidarci di quanto sostengono, considerando che è stato dimostrato che sugli  animali fanno male proprio come i raggi X o le radiazioni nucleari?

L’effetto dannoso non sarebbe immediato. Ma l’esposizione prolungata nel tempo, soprattutto per i bambini, il cui cervello assorbe più facilmente le onde in profondità, aumenterebbe esponenzialmente il rischio. Che raddoppia se lo si usa per almeno 30 minuti al giorno per dieci anni.

Nel maggio 2011 il Consiglio d’Europa ha emanato una raccomandazione che prevede che gli stati adottino in ogni caso un approccio cautelativo e rivedano i limiti dell’esposizione. Nello stesso periodo l’Airc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha incluso i cellulari tra i possibili carcinogeni e il Consiglio superiore di sanità italiano ha emesso un parere in cui suggerisce al ministero della Salute di promuovere un utilizzo precauzionale, attraverso l’uso di auricolari, vivavoce o sms quando la telefonata non è strettamente necessaria. Anche Francia, Gran Bretagna e Israele si sono espresse a favore dell’adozione di simili misure e sull’opportunità di sensibilizzare la popolazione ad un uso limitato alle reali esigenze.

Di certo molti di noi si ricordano ancora dei famosi video che circolavano su You Tube e Facebook circa tre anni fa. Dei semi di mais venivano messi vicino a tre, cinque telefonini, che poi venivano fatti suonare contemporaneamente. Il risultato erano… pop corn! Le onde prodotte dagli apparecchi sembravano produrre un effetto “forno a microonde”.

Come capita spesso con il materiale che circola in rete, quei video sono stati più volte smentiti, e le smentite a loro volta bollate come bufale. Tutt’ora non sappiamo con certezza se fossero solo opera di qualche trucchetto da dilettanti e non è certo il caso di creare inutili allarmismi. Il cellulare, e ancora di più lo smartphone, sono una realtà utile e sempre più insostituibile. Entro il 2012 ci si attende che l’Oms emani nuove raccomandazioni che tengono conto dei risultati degli studi più recenti. In attesa di informazioni più trasparenti sul reale livello di rischio, l’importante è farne un uso corretto, evitando l’abuso ed educando i nostri bambini a fare lo stesso. Sempre armati di auricolare.

Eleonora Alice Fornara

 

 

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