Leonarda Cianciulli: la prima serial killer italiana, detta anche “la Saponificatrice di Correggio”

leonarda cianciulli

Libri, film ed uno spettacolo teatrale ne ricordano la spaventosa storia che ci trasporta in una dimensione quasi surreale e racconta una sconvolgente verità: ci troviamo in Italia, prima e durante la seconda guerra mondiale, dove i fatti di cronaca nera erano spesso sottaciuti da una censura che voleva evitare allarmismi di carattere sociale, specialmente se commessi da donne.

Leonarda nasce alla fine del 1800 nella provincia di Avellino ed ha una vita molto difficile. Di questa infanzia e degli orrendi crimini che commise, lei stessa lasciò un lungo memoriale quando era già stata accusata e giudicata colpevole. Un delirante ricordo di 700 pagine (ma alcuni dicono fosse stato scritto dai suoi avvocati per giustificare il suo stato mentale che la consegnò al manicomio criminale di Aversa).

Odiata e disprezzata dalla madre (in quanto frutto di un probabile stupro subito) non arriva alle superiori e viene promessa in moglie ad un cugino. Leonarda si ribella e sposa un altro uomo e per questo la madre le scaglia una maledizione. Una cartomante locale, successivamente, le predice un destino atroce: la morte di quasi tutti i suoi futuri figli. Ed infatti ha 18 gravidanze e 10 aborti spontanei. Altri figli moriranno in culla e solo 4 resteranno in vita. Un’altra sensitiva le anticipa che sarà nel futuro detenuta in un manicomio.

Il terremoto in Irpinia del 1930, dove si era trasferita con la famiglia, le distrugge la casa. Si trasferisce allora a Corregio. Il marito trova lavoro al Catasto locale ma poi sparisce misteriosamente. Cianciulli si dedicò quindi al commercio dei mobili per poi diventare anche lei cartomante e veggente, diventando molto apprezzata dai cittadini locali, all’epoca molto superstiziosi.

Per non perdere gli altri 4 figli ancora in vita (due erano partiti per la guerra) Leonarda arriva alla conclusione che dovrà praticare dei sacrifici umani da offrire in cambio della loro salvezza. Ed inizia a pianificare come riuscire in questo assurdo scopo. Le viene in aiuto la sua abilità a predire il futuro alle frequentatrici del suo salotto esoterico.

Molte sono le donne che ricorrono alle sue divinazioni e lei può effettuare una specie di “casting”, scegliendo le sue vittime tra donne sole, senza figli, mariti o genitori, onde poter evitare le ricerche delle persone che avrebbe fatto scomparire. Dopo lunghe riflessioni, opta per tre donne, salvo poi designarne anche una quarta poiché i figli che la Cianciulli voleva preservare erano, appunto, quattro.

La prima a cadere sotto le sue trame diaboliche nel 1939 fu una vedova, Ermelinda Setti, che la frequenta per sapere se avrebbe trovato un nuovo marito. Leonarda le predice che un uomo per lei è in attesa a Pola e che avrebbe dovuto trasferirsi in quella città al più presto. Riesce a convincere la malcapitata a delegare lei stessa per la vendita dei suoi averi.

Mentre Ermelinda sta nella cucina della Cianciulli a mangiare le sue torte, Leonarda l’uccide con una accettata sul collo. Poi la seziona in nove parti e le getta in un pentolone con soda caustica che ne scioglie il grasso e con esso fabbrica delle saponette mentre con il sangue poi seccato, mischiato a farina, zucchero e uova, ne fa dei dolci. Sforna quindi pasticcini e torte che sono da sempre una sua specialità e nei giorni successivi li fa degustare alle sue altre amiche che li trovano incredibilmente deliziosi.

La seconda vittima è Clementina Soavi, cinquantenne, attirata in casa della Cianciulli nel settembre del 1940. Anch’essa è in procinto di partire per un nuovo lavoro in una località distante dalla loro residenza, opportunità lavorativa che le millanta la stessa Leonarda. Viene uccisa a martellate, ma siccome il suo corpo non entra nel pentolone, perché molto grassa, lo decapita. Il macabro trofeo viene affidato ad un figlio per disfarsene, ma dai magistrati giudicanti questo non viene creduto.

La premeditazione di queste uccisioni è dimostrata nel processo dal fatto che le vittime erano state indotte dalla Cianculli a scrivere delle cartoline indirizzate ad amiche comuni per dimostrare che fossero ancora in vita. Dagli atti processuali si evince che qualcuno imbucò tali missive. Questo servì a tranquillizzare momentaneamente i destinatari sulla esistenza in vita delle povere donne.

La terza vittima, alla fine del 1940, pure lei molto ingenua nel cadere nelle spire della megera, risulta essere Virginia Cacioppo che sarebbe dovuta partire a breve per Firenze dove la Cianciulli le prospetta un lavoro in un teatro di quella città toscana. Anche lei cade sotto la scure della Cianciulli che ne fa delle saponette date poi in regalo alle signore che continuavano a frequentare la sua casa.

La cognata di questa terza signora, Albertina Fani, allertata dalla scomparsa senza notizie della sua parente, fa delle indagini e scopre che altre due amiche comuni erano scomparse. Avverte quindi le autorità e nel gennaio del 1941 il Commissario Serrao, incaricato del caso, scopre che alcuni buoni postali della Cacioppo sono stati incassati dalla Cianciulli.

Nella perquisizione della casa dove era avvenuto questo massacro vengono trovati i vestiti delle scomparse, una dentiera e delle ossa. Leonarda e un figlio sono indicati dal Serrao come assassini. Inizia il processo e la Cianciulli si addossa ogni responsabilità scagionando il suo complice per i tre omicidi. Nel dibattimento vengono confessate tutte le nefandezze compiute dalla saponificatrice che si giustifica dicendo che tutto questo lo ha fatto per salvare la vita ai suoi figli.

La condanna, terminata la guerra, prevede tre anni di manicomio criminale e trenta di reclusione. Tutto il mondo parla di questo processo poiché viene fatta molta pubblicità a questa serie di omicidi. Nel 1970 Cianciulli muore, ancora detenuta, per apoplessia celebrale. I figli non l’andranno mai a trovare nè in carcere né parteciperanno al suo funerale.

leonarda cianciulli

Un libro, intitolato “Leonarda Cianciulli, la Saponificatrice di Correggio”, scritto da Carmen Barbaro, edizioni Il Papavero ne ripercorre la storia. Un film, intitolato “Gran Bollito” del 1977, horror comico, con Renato Pozzetto nella veste di una delle vittime, ed un dramma teatrale del regista Andrea Pilato ne ricordano le orribili gesta al teatro Casaletto di Roma.

Il caso della Cianciulli venne studiato da valenti criminologi che ipotizzarono come una serie di traversie giovanili, di credenze, di superstizioni, possano concorrere ad un radicale cambiamento della personalità al punto da trasformare una persona in una pazza assassina, che uccide nella certezza che solo in questo modo avrebbe potuto preservare la vita dei figli partiti per la guerra da morte certa, poiché frutto della premonizione delle cartomanti che Leonarda frequentava.

Foto di copertina di Erich Westendarp da Pixabay

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