L’archetipo nascosto dentro la “ favola di potere” di Babbo Natale

Babbo Natale rappresenta un archetipo molto potente, che oggi più che mai può aiutarci a veicolare un messaggio di amore universale. Egli nel corso dei secoli si è fatto catalizzatore della capacità umana di riunirsi, di sostenersi nei tempi più difficili e bui della vita, di coltivare fede e speranza.

Quale insegnamento possiamo trarre da questa figura durante il nostro primo Natale segnato dalla pandemia?

Rispetto agli anni passati, ci dovremmo focalizzare a livello planetario sulla cura migliore contro il coronavirus, evitando di pensare al nostro giardino, emettendo piuttosto una vibrazione più ampia, legata al fatto che tutti meritano di essere felici ed in salute.

Questo sarebbe un bel regalo collettivo. 

Prima di passare alla nostra “terapia spirituale”, ovvero alla meditazione del Natale, vogliamo raccontarvi la leggenda sciamanica di Babbo Natale ed il suo messaggio “evergreen”.

Il viaggio sciamanico di Babbo Natale

Le origini della leggenda di Babbo Natale vanno ricercate presso la popolazione siberiana degli Evenki, una tribù dedita alle pratiche sciamaniche.

Pare che nei giorni precedenti al solstizio d’inverno (dunque al Natale), gli Evenki praticassero un rito molto potente, che consisteva nel consumare il fungo dell’Amanita muscaria, detto anche il “Fungo del Volo“. 

L’Amanita, un funghetto rosso con delle macchie bianche, cresce esclusivamente sotto gli alberi sempreverdi ed oltre ad avere un effetto psicotropo, è anche un fungo estremamente velenoso.

Per amplificarne gli effetti psicotropi e ridurne la tossicità, il fungo veniva lasciato essiccare appeso ai rami degli alberi: conifere, pini e betulle (nella simbologia rappresentano l’asse terrestre), creando al contempo un effetto decorativo che ricorda le palle dei nostri alberi di Natale.

Quando i funghi erano completamente essiccati, lo sciamano li raccoglieva, li metteva dentro un sacco e li posizionava accanto al camino.

Il 21 dicembre, in occasione del solstizio d’inverno, (quando il sole resta apparentemente immobile per tre giorni nel punto più basso dell’equatore), lo sciamano assumeva il fungo e partiva per il suo “viaggio”, in uno stato non ordinario di coscienza, attraverso i tre mondi: Inferiore, Medio e Superiore.

In questi tre regni egli comunicava con gli spiriti,  apprendendo i segreti che animali e piante custodivano e celebravano nel continuo rinnovarsi dell’esistenza.

Una curiosità: pare che questi funghi conferiscano alla pelle un incarnato rossastro. Ecco perché il nostro Babbo Natale viene rappresentato con le guance piene e rubiconde. Anche il suo abbigliamento con cappotto rosso e stivali neri, ricorda quello degli sciamani siberiani.

Ad accompagnare lo sciamano erano le renne, che a seguito dell’ingestione del fungo correvano così velocemente dando l’impressione di volare.

La mattina del 25 dicembre, a viaggio terminato, lo sciamano scendeva da una sorta di “camino primitivo”, l’unica via di accesso, visto che durante l’inverno le porte delle “yurte”, le capanne fatte di betulla, erano completamente sigillate dalla neve.

Agli abitanti, lo sciamano portava doni di guarigione e saggezza provenienti dal mondo degli spiriti e venivano pertanto celebrati il ritorno della luce, fonte di vita sulla terra, la venuta del Sole, la rinascita, la salvezza del mondo dall’oscurità.

La meditazione del Natale: il nostro “calendario dell’avvento”

In questi giorni che precedono il solstizio dovremmo raccoglierci in meditazione, abbracciando il vuoto ed il silenzio e cercando di stabilire una connessione spirituale con tutti gli esseri umani.

Poi possiamo intraprendere il nostro “viaggio”, proprio come lo sciamano/Babbo Natale, alla ricerca del dono da scambiarci sotto l’albero.

Guardiamo in alto osservando la cima dell’albero e concentriamoci sul terzo occhio (punto del chackra che si trova sopra gli occhi al centro della fronte).

Poi respiriamo lentamente nel triangolo del prana, parola che in sanscrito si traduce letteralmente come “vita” ma anche, in base al contesto, come “respiro” o “spirito”.

Visualizziamo il nostro desiderio/dono e formiamo dunque un triangolo che va dallo spazio tra le sopracciglia, alla radice delle narici ed il labbro superiore.

Ripetiamo un mantra fino al 21 dicembre, focalizzandoci su un punto mistico e sul dono che vogliamo ricevere.

Poi vediamolo sempre più ingigantito, ogni giorno che passa.

Dal 21 al 25 dicembre, periodo del solstizio, respiriamo lentamente e profondamente lungo la colonna vertebrale, che simboleggia l’asse del mondo, in modo da allinearci e connetterci agli altri esseri umani. 

Immaginiamo che l’energia vitale inondi i nostri 7 chakra ed al contempo invochiamo la discesa della  Kundalini Śakti presente nel corpo umano, ovvero l’energia divina che risiede in forma quiescente in ogni individuo. 

A questo punto innalziamo in nostro obiettivo connesso al dono.

Dopo il 25 dicembre visualizziamo il nostro obiettivo/dono come se fosse già pienamente realizzato, perché come affermava Paulo Coelho Quando desideri una cosa, tutto l’Universo trama affinché tu possa realizzarla”.

Buon Natale

Foto di Free-Photos da Pixabay 

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