La crisi in Iraq e i dubbi amletici di Obama

Barack-Obama-Foto-di-Jim-WatsonIn Iraq si vivono ore drammatiche, a causa della crisi che vede tra i suoi “attori protagonisti” Mosul, Baghdad e il confine siro-iracheno”. Una delle conseguenze più tangibili di tale crisi è lo smantellamento in cantoni comunitari dell’Iraq e della Siria, ipotesi gradita agli occidentali.

La situazione tuttavia è talmente fuori controllo che Obama ha chiesto al Congresso di stanziare 5 milioni di dollari per finanziare un “Counterterrorism Partnership Fund “ per addestrare forze armate sempre più specializzate. Obama non dice apertamente se tali fondi serviranno per fornire armi ai ribelli, ma non c’è dubbio che o aiuta gli insorti o il regime di Assad, unico vero obiettivo dell’Isil (Stato islamico dell’Iraq e del Levante o della Siria), che proprio in Siria ha trovato la migliore base operativa.

Del resto nessuno avrebbe mai ipotizzato il rischio della costituzione di un Nuovo Califfato che l’Isis vorrebbe far nascere nei territori comprendenti Iraq e Siria, unendo contro l’eterodossia sciita i territori storicamente noti per aver ospitato le capitali dei due vecchi califfati.

Il presidente Obama, nel pieno del dramma amletico, sta cercando dunque di portare avanti la politica estera già iniziata nel 2003 da Bush e Blair, che all’epoca aveva come scopo il ridimensionamento dell’influenza dell’Iraq nel Medio Oriente.

Iraq, quarto paese al mondo per le riserve di petrolio, è da sempre un bersaglio molto appetibile per gli Usa, ma epoca del suo insediamento alla Casa Bianca, Barak aveva esternato la volontà di ritirare le truppe Iraq.

Come appena accennato, Obama si trova in una situazione imbarazzante e per motivare la sua volontà di intervento si è trovato costretto ad attaccare le politiche del primo ministro iracheno Nouri al-Maliki, il quale a sua volta si trova in una situazione piuttosto scogliosa.

In Iraq infatti c’è da sempre uno scontro fra settarismi diversi, derivanti dalle diversità sociali, culturali e soprattutto religiose della popolazione: uno di questi era rappresentato dal regime di Saddam che Maliki ha solo ribaltato a suo vantaggio.

Ciò che non tutti hanno compreso è che una cerchia ristretta di oligarchi sta cercando di sfruttare tale settario a suo favore, un esempio su tutte è che da quando è stato smantellato l’apparato sunnita, non ci sono più mediazioni di sorta e gli sciiti, da sempre parte debole, ne hanno approfittato.

Da allora governo sciita ha dovuto dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Così da una parte ha dovuto chiedere appoggio al’Iran, cercando di non farsi fagocitare dal regime e dal modello degli ayatollah, dall’altra ha cercato la compiacenza di Arabia Saudita e Turchia, l’una e l’altra a maggioranza sunnita.

A conti fatti non si intravedono soluzioni facili o di breve realizzazione , dunque ancora una volta non ci resta che attendere il divenire degli eventi.

di Simona Mazza

 Nella foto, di Jim Watson, Barack Obama: generazione-x.net

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