Intervista con l’autore Gennaro Francione

dosto2Gennaro Francione è nato a Torre del Greco (NA). Ha intrapreso la carriera giudiziaria svolgendo a Monza e a Roma funzioni di Pubblico Ministero, Giudice Istruttore, Giudice di Tribunale, dirigente dell’Amministrazione Penitenziaria.

Attualmente vive nella capitale dove, col grado di Consigliere di Corte di Cassazione, è andato in pensione alla fine del 2007 per svolgere attività di avvocato penale. In data 15 dicembre 2005 il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma gli ha consegnato la medaglia d’oro alla carriera.

Oggi in pensione molto giovane opera come drammaturgo, scrittore e attivista socio-culturale per il rinnovamento della società e l’educazione delle nuove generazioni.

Sposato con una maltese, la dolce Astrid, ha due splendidi figli David Gregor e Maya.
E’ pittore patafisico, compositore di musica classica e folk ma soprattutto scrittore, prediligendo il genere esoterico, gotico e fantastico.

E’ appassionato di scacchi (2a categoria nazionale, giocatore titolare nella squadra di Casalpalocco militante in serie C) e di computer, con cui scrive le sue opere e gestisce la sua vita privata e pubblica.
Ha avuto l’incarico onorifico di consulente del M.I.C.S. – Museo Internazionale del Cinema e dello Spettacolo.

Romanzi pubblicati:
La lanterna di Mefisto, Ed. Four Shakespeare and company, Roma 1997
Mille e non più mille, Edizioni D’Agostino, Roma, 1987
La quinta stagione, Edizioni D’Agostino, Roma, 1988
Il loto delle 33 salamandre, Editrice Italia Letteraria, Milano, 1990
Calabuscia, Aetas Internazionale, Roma 1994
Domineddracula, Costanzo D’Agostino, Roma 2002
La Falce blu, Ilmiolibro.it (Gruppo Editoriale L’Espresso), 2008
Il Dragone Rosso, Herald Editore, Roma 20011 (vincitore del Premio La Pleiade – Ancis) 

I delitti dei Beati Padri di Mazzarino, Novecento editore, Milano 2014 (vincitore del Premio Giallo Sujo)

Oltre a circa 34 saggi fra cui citiamo quelli a cui l’autore è più affezionato:

No copy, no party
 (Sentenza anticopyright prima e dopo) Arduino Sacco Editore, Roma 2011
e 137 opere teatrali, attualmente in scena con:

Le streghette di Benevento, teatro burattinato per la regia di Stefano Palmitessa;
Processo alle bestie, per la regia di Cristina Cavalli

(per un elenco completo si rimanda a http://it.wikipedia.org/wiki/Gennaro_Francione).

Lo abbiamo intervistato per inliberta.it etruria1

1.Romanzi, saggi, opere teatrali, una biografia che fa pensare che le tue giornate abbiano una durata superiore a quelle del resto del mondo. Come si fa ad essere così creativi e prolifici?

Io sono un artista nato.
Avevo qualche mese e nella merceria dei miei genitori chiedevo: “Li papà mbò”, che significava voglio la matita per scrivere.
A 6 anni composi un giallo comico e mio cugino Alfonso (povero caro è andato via pochi anni fa) starà ancora ridendo dall’altra parte.
Mi sono trovato a fare il giudice per destino e là, per non venir meno alla mia natura di artista, ho escogitato un po’ di sentenze creative e rivoluzionarie a favore della povera gente e per l’Uomo come la sentenza anticopyright di assoluzione dei venditori di cd contraffatti per fame o la sentenza Paolini dove affermavo il diritto di accesso libero e universale alla RAI del popolo. Alla fine, per riconquistare la mia libertà totale di scrittore mi sono messo in pensione.
Ora pratico l’arte a tempo pieno, conferenze in giro dappertutto e nelle università, educazione alla legalità nelle scuole attraverso il teatro e questo mi rende felice.
Per me scrivere è come amare: un autentico orgasmo perenne del cuore e della mente.

2.Gennaro Francione è giudice, avvocato, pittore, compositore e scrittore ma anche padre e marito. Quanti personaggi sei? C’è uno di questi ruoli che ti appartiene più degli altri o che è stato più importante per la formazione del tuo pensiero?

La chiave è l’artista.
L’artista dà un senso alla mia vita professionale, familiare perché qualunque cosa accada nella vita di tutti i giorni, anche la più negativa, viene succhiata dall’arte che come una vampira trasforma quell’esperienza in linfa e sangue per l’esistenza vera che è nella scrittura e nel teatro.
Io sono ateo e l’unica cosa che mi dà senso a una vita che non c’era prima e non ci sarà neppure dopo è un ideale di bellezza che io possa trasmettere alle generazioni future, almeno fino al tempo dell’apocalisse.
Il Bello è anche il Bene. Ergo raccontare la Bellezza eleva gli animi spingendo gli uomini al retto e fraterno comportamento come le più feroci norme morali, religiose, penali non potranno mai fare.

3.Se potessi scegliere un periodo del passato in cui vivere, quale sceglieresti e quale vorresti fosse la tua professione prevalente?

Un periodo del passato che adoro è il Rinascimento, un’era in cui il mondo è rinato con la Bellezza. Mi affascina molto anche l’Illuminismo ritenendo che la filosofia sia la chiave di volta di qualunque costruzione vitale, artistica, scientifica. Vorrei che fosse insegnata ai ragazzi fin dalle elementari.
Quanto alla parola “professione” mi fa inorridire perché il lavoro non nobilita l’uomo. Se ti piace sì ma a me non piace nulla. E’ l’arte che mi piace.
Nella Dichiarazione universale dei Diritti dell’Arte, progetto da me elaborato cui aderirono tutti i membri del Comitato di Difesa del Museo del Cinema di Roma di Josè Pantieri, posi a base dell’articolo 1 della Costituzione l’Arte e la Felicità, declassando a necessità bruta il lavoro che rende schiavi tanti uomini costretti a bruciare la più gran parte del loro tempo solo per mangiare.
Come disse quel gran delinquente di Dostoevskij condannato ai lavori forzati in Siberia perché socialista: “La Bellezza salverà il mondo”.

E speriamo che si sbrighi a salvarlo, perché navighiamo davvero a vista!

4.In Italia ci dicono che sia difficile emergere nel mondo dell’arte in genere. Un consiglio agli esordienti, siano essi attori, musicisti, scrittori.

Il primo è che la creazione è passione pura. Se si parte dall’idea che l’arte serva per mangiare si inizia col piede sbagliato. Io sono contro la mercificazione dell’arte. Le cose peggiori che ho scritto (poche) è quando mi hanno pagato (poco).
Per 8 anni ho scritto per scrivere e poi è iniziato. Sognavo la Mondadori a Monza dove facevo il giudice. Ma a Roma dove mi trasferii m’imbattei in un piccolo grande editore il messinese Costanzo d’Agostino che credette in me e mi pubblicò Mille e non più mille (Racconto della catastrofe nucleare alle soglie del ‘2000 – Enitalia- Roma, marzo 1987).
Nel teatro un regista voleva mettete in scena la mia Scatola Cinese nell’82. Saltò il progetto e quel regista, Ugo Ciarfeo, mise in scena il mio Scanderbeg 25 anni dopo portandolo in giro per i paesi arbereshe del Molise. Grazie a un mio caro amico Bruno Gentile e al regista Gianalberto Purpi iniziò la mia carriera teatrale nel ’94 sempre con la Scatola Cinese per regia di Rossano Austin. Ora conto più di 50 mie opere messe in scena all’Italia e all’estero.
Io sono molto impetuoso. Il mio corpo e la mente e il cuore sono invasi da sturm und drang. Il teatro peculiarmente mi ha insegnato ad aspettare. Getta i semi omeomericamente e aspetta. Questo vale nell’arte e nella vita.
Quanto ai giovani dico lo stesso: realizzate l’arte per il primo profitto, la gioia del creare e dell’esibirvi. Il guadagno sia un’opzione e un posterius. Anzi regalate vostre opere in una chiave anticopyright. Come il mondo vi ha donato la capacità di creare con materiali offerti da tutti voi, rioffrite ciò che avete generato.
Mi chiederete. Ma se l’arte non dà da vivere di che campo? Ecco fate un lavoro da schiavi parallelo che vi conservi la più gran parte possibile di tempo-energia per l’arte. Guadagnate il minimo indispensabile per sopravvivere e accumulate tempo per la gioia, l’arte, la felicità.
P.S. Un piccolo consiglio agli esordienti: boicottate quanti vi chiedono soldi per pubblicare, per partecipare a concorsi etc.. Chi crede in voi investe. E poi con l’internet ormai si pubblica e si pubblicizza tutto gratuitamente. In bocca al lupo ragazzi!

Ora qualche domanda stile Le Jene:

1.Ultimo libro letto
Leggo ormai solo in vista di opere da scrivere. Ultimo libro: La Congiura delle polveri, di Antonia Fraser, Mondadori, Milano 1999. Racconta di Guy Fawkes, complottatore che tentò con altri congiurati di far saltare il parlamento inglese agl’inizi del ‘600. Da quel personaggio è nata la figura rivoluzionaria di Anonymous sulla cui scia ho elaborato un’opera, Doppelgänger anonymous. King James and Guy Fawkes, e un sogno. “I have a dream. A parliament finally empty!!!”. Un parlamento finalmente vuoto con metodi pacifici e democratici nell’ambito del progetto di realizzazione della vera democrazia digitale universale col Settimo Potere.

2.Ultimo film visto

Blood diretto da Nick Murphy con Paul Bettany e Brian Cox . Ambientato sull’estuario di un fiume dove il tempo sembra aver azzerato le lancette, il film descrive il brutale omicidio di una dodicenne. Uno degli agenti finirà per ammazzare un barbone, travolto dalla ridda indiziaria contro cui io mi sono sempre battuto anche da giudice (Contro il processo indiziario)
Bella anche la chiave simbolica di descrizione della psicologia dell’agente e della sua fine. “Detective story piovosa e pessimista, in cui la fotografia gioca un ruolo fondamentale nel delineare un paesaggio invernale, che riempie gli ambienti di luci (poche) e ombre (tante), inquadrando conflitti in casa e fuori”.

3.La tua vacanza ideale.

Visitare i luoghi in cui faccio convegni, teatro, tornei di scacchi. Spesso questi pedinamenti artistico-ludici-culturali mi portano a scoprire luoghi mai visti e paesini dove non sarei mai andato.
Una delle prossime mete è un viaggio su un eremo top secret dove parleremo di Neorinascimento della giustizia.

4.La tua ultima vacanza

Viterbo, Sutri (Mitreo), Marina di Cerveteri. In occasione della presentazione libro Temi desnuda (Vademecum per creare una giustizia giusta), scritto a più mani da me, Ferdinando Imposimato e Paolo Franceschetti, con interventi in pre e postfazione di Saverio Fortunato e Antonietta Montano. Casa Editrice Herald di Roma, collana “Settimo Potere”. In quest’occasione era presente Raffaele Sollecito che ha raccontato la sua sofferenza con 4 anni di carcere poi dichiarato innocente per il delitto Kercher.

5.Le 3 cose che guardi in una donna.

La sensibilità, la comunicatività, gli occhi.
Non sopporto le donne silenziose. Anche se, non parlando, qualche cosa da fare si trova sempre… Ma poi, a cose fatte, ci si annoia e intristisce a restare muti.
Oppure è stressante se lei sta zitta e tu, che sei già una valanga di tuo, devi superavalangarti per coprire i buchi di suono e di comunicazione.

6.Bionda o bruna?

Arcobaleno. Purché rida e sorrida.

7.Reggicalze o autoreggenti?

Ad libitum. Ad libidinem.

8.La cosa più folle che hai fatto per una donna.

Portarla via mettendola in groppa. Via dal marito. Sono un robusto ciuccio alato, io. Rigorosamente napoletano e vesuviano

9.La cosa più folle che hai fatto in generale (fra quelle che si possono raccontare).

Il giudice. Ho il cuore buono, io, per questo ho cercato sempre di aiutare i poveracci interpretando la legge a loro favore.
La giustizia dovrebbe scomparire dalla faccia della terra per dare spazio alla misericordia e al perdono.

Gennaro! Lo stile doveva essere domanda-risposta da un paio di parole, ma sappiamo che non cela faresti mai!
Grazie della disponibilità e simpatia

di Patrizia Calamia

1 risposta

  1. Wanda Nicoletti

    Caro giudice Gennaro,
    La tua intervista mi ha deliziata.
    Ti ritieni ateo ma sei dalla parte dei poveri.
    Hai condannato la giustizia (che giustizia nel vero senso della parola non esiste) e hai esaltato la misericordia ed il perdono. (Ama il prossimo tuo come te stesso).
    Dunque,credi in qualcosa.
    Personalmente apprezzo di più la persona che si dichiara apertamente ateo e con tali qualità, a quella persona che pur dichiarandosi cristiano-cattolico si comporta diversamente. Sei un vero genio. Viva l’ARTE!

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