In Italia puoi, fare quello che non puoi fare… altrove

aereoalitalia2Parafrasando lo slogan di una nota marca di pandori  – A Natale puoi, fare quello che non puoi fare mai – sostituendo il Natale con l’Italia, potremmo tranquillamente applicare il nuovo motto alla attuale situazione del nostro paese. 

La nostra è una nazione meravigliosa ricca di cultura, di mete turistiche singolari, di spiagge straordinarie e montagne incantevoli ma con un difetto, ormai divenuto regola, che non ha eguali al mondo: la totale anarchia nella gestione di  molti contesti comuni e l’estrema tolleranza della giustizia nei confronti di chi si macchia di reati riprovevoli.

Mi riferisco per esempio agli ultimi accadimenti importanti, in termini temporali, sull’Mps e sull’Alitalia. Una gestione privata, la prima, di un pugno di amministratori liberi, a quanto pare, di truffare migliaia di correntisti. Ignari questi, solo perché fiduciosi nella tutela di enti statali, come Bankitalia e Consob, che avrebbero dovuto vigilare sulla banca toscana. Dirigenti legati indiscutibilmente ad un partito nazionale, il Pd, che da sempre ha fatto della moralità il suo cavallo di battaglia. C’è un nesso politico? Non lo so, ma il dubbio ce l’ho.

Se le notizie hanno un fondo di verità, e sappiamo che lo hanno, chissà quanto dovremo aspettare, prima che la giustizia faccia il suo corso, per vedere i colpevoli, chiusi in galera, restituire il maltolto ai cittadini truffati. A ridosso delle elezioni sentiamo spesso parlare di riforma della giustizia, poi i vari governi si susseguono e tutto rimane invariato: per una sentenza definitiva passano a volte anche dieci anni. Incredibile e intollerabile. Si, sono garantista. Ma stanco.

L’altro fatto a cui faccio riferimento è accaduto pochi giorni fa all’aeroporto di Fiumicino. Non mi riferisco all’incidente con diversi feriti che poteva trasformarsi in tragedia per molti passeggeri ma a quello che è accaduto nella notte successiva: la cancellazione del logo Alitalia. Secondo la compagnia di bandiera “Prassi per tutelare il decoro aziendale”. Chissà anche in questo caso quanto dovremo aspettare per vedere condannati i vertici della compagnia che, anziché rendersi disponibili a valutare una qualche forma di responsabilità o, quantomeno, scusarsi perché un loro aereo è atterrato lo stesso all’aeroporto prestabilito nonostante il tempo infausto lo sconsigliasse, si preoccupavano soltanto di cancellare il logo aziendale. Mentre in Germania Annette Schavan, attuale ministro dell’istruzione, si dimette per aver copiato, nel 1980, una tesi in filosofia.

Sulla lunghezza delle sentenze giudiziarie potrei dilungarmi con altre decine di fatti, marginali, che quotidianamente riempiono le agenzie di stampa, evito di farlo. La parte importante, che però non deve sfuggirci, è l’aspetto relativo al comportamento di ciascuno di questi dirigenti, super pagati, che a fine mandato, nonostante condotte approssimative, si congedano con liquidazioni milionarie.

Manager senza una filosofia morale che detenga almeno un minimo di dignità personale. Quella dignità che non manca all’umile lavoratore, pubblico o privato che sia, al piccolo imprenditore, all’artigiano e alla stragrande maggioranza dei liberi professionisti. Quella dignità calpestata che una settimana fa ha portato Giuseppe Burgarella, operaio edile di Trapani, al suicidio perché senza lavoro.

Fermiamo questa deriva menefreghista ed egoista che sta uccidendo l’Italia. Fra due settimane con il nostro voto abbiamo la possibilità di farlo: votiamo persone oneste, estranee all’apparato, a prescindere dallo schieramento politico di appartenenza.

di Enzo Di Stasio

Foto: romacapitalenews.com

1 risposta

  1. Andrea Capati

    In Italia quasi più niente funziona correttamente: dalla giustizia (molto spesso, a dispetto dello stesso dettato costituzionale, faziosa e vicina alle parti) alla sanità (a Roma si rischiava di chiudere più di dieci presidi con il caso San raffaele, http://www.pdfhost.net/index.php?Action=DownloadFile&id=9fe7f7f4ee854cac011a8d92adb4bac7); dall’istruzione (diaspora dalle università, http://www.inliberta.it/fuga-dalluniversita-ma-il-lavoro-non-ce/) alla politica. I cittadini sono stanchi, ma noi, per primi, non possiamo tirarci indietro: dobbiamo reagire. Il modo per farlo è presentarsi alle urne in virtù delle prossime elezioni e dimostrare che, nonostante la malversazione e l’irresponsabilità della nostra classe dirigente, noi continuamo ad amare il nostro Paese, e a batterci fino all’indigenza.

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