Ieri mattina a Malta si sono svolti i funerali di 24 migranti ripescati nel Canale di Sicilia, dopo il naufragio del barcone della “salvezza” avvenuto domenica scorsa.
Alla cerimonia “cristiano/islamica” hanno partecipato, oltre al solito “drappello” istituzionale, centinaia di migranti che da tempo vivono nell’isola. Le bare anonime, disposte a terra, hanno provocato lo sdegno di chi chiedeva il riconoscimento delle salme, che nonostante le pressioni non è stato effettuato. Le altre 850 vittime attendono invece degna sepoltura.
Se la cronaca della mattinata si può riassumere nelle poche righe appena scritte, destano più stupore delle bare ignote allineate ai piedi degli uomini di Governo, le ipotesi istituzionali avanzate per contrastare o quanto meno rallentare il flusso migratorio dei profughi.
Quella più accreditata è foriera di venti di guerra. Si tratta di un’idea partorita dal consiglio europeo straordinario, convocato a seguito dell’ennesima strage in mare. Essa ci vuole impegnati in missione contro gli scafisti.
Così dopo la missione contro i pirati somali, il nostro paese si troverebbe coinvolto in una seconda sfida, per la gioia di Renzi che auspica “la guerra contra gli schiavisti del XXI secolo”.
In tanti, compresi Salvini, Santanchè ed Alfano, parlano persino di distruggere i barconi clandestini prima che partano, attraverso i sofisticati droni, gli stessi usati dagli Stati Uniti e che hanno provocato migliaia di vittime fra i civili.
Non bisogna tuttavia tralasciare un piccolo dettaglio relativo ai rischi di un intervento nei porti libici, rispetto a quello contro i pirati somali: ovvero la collaborazione. Ricordiamo infatti che il governo somalo ha dato l’ok ad agire contro i suoi pirati, condizione che a tutt’oggi manca nel caso libico. Fatta questa premessa ci si chiede come si può pensare di distruggere le imbarcazioni senza scatenare pericolose reazioni?
Come si può inoltre distinguere i barconi vuoti da quelli pieni, i pescherecci o i piccoli mercantili, dalle baracche affollate di migranti?
Il secondo dubbio, scaturito dalla prima domanda è: si vogliono colpire davvero gli scafisti o solo fermare i migranti?
Del resto, se pure riuscissimo a impedire il traffico clandestino di chi vuole sfuggire al destino di miseria, guerra e sfruttamento, non garantiremmo comunque un futuro dignitoso a chi vive nelle aree più disgraziate del mondo.
Le allontaneremmo solo dalla nostra vista e dalla nostra coscienza, questo sì.
Se si ragiona sulle misure ventilate dai nostri uomini di governo e sulle loro osservazioni, risulta assai chiaro che prevale la volontà di rendere impossibile la vita a quanti fuggono dalle guerre, facilitandone per di più il ritorno proprio nel paese dal quale fuggono.
Per il resto anche la legislazione non è tanto severa nei confronti degli speculatori, spesso rimessi in libertà per la difficoltà di reperire testimoni.
Insomma, il nostro governo brancola nel buio.
Vorrebbe evitare le catastrofi future, incidenti diplomatici, vorrebbe l’aiuto dell’Europa, ma ancora non ha le idee chiare su come evitare gli effetti collaterali degli attacchi contro i barconi dei trafficanti.
Notizia certa è che sarà approvato a Bruxelles il documento che dovrebbe garantire un impegno dell’Ue per “sforzi sistematici per identificare, catturare e distruggere i barconi prima che essi siano usati dai trafficanti”.
Tra l’altro ieri è stata approvata la mozione dal parlamento, che impegna il governo a “non escludere” la possibilità di un blocco navale al largo della Libia.
Peccato che per questa pratica l’Italia sia stata già condannata dalla corte per i diritti umani di Strasburgo.
Anche Renzi, a dire il vero ha storto il naso e con lui il ministro della Difesa Roberta Pinotti la quale ha dichiarato “Dal momento che non possiamo fare i respingimenti, se il blocco navale ferma il barcone che può rischiare di rovesciarsi, cosa fanno le navi? Di certo non possono abbandonare i profughi. E dove li riportano?”.
La ministra ha poi toccato il punto dei campi profughi “ Ci vuole da parte dell’Onu una soluzione per fare in modo che le persone che stanno fuggendo trovino lì accoglienza”.
Si sa di certo che l’Ue dovrebbe conferire alla rappresentante per la politica estera dell’Ue Federica Mogherini, l’incarico di “cominciare immediatamente la preparazione di possibili operazioni di difesa”, appoggiata dall’Onu.
Previsto pure il rafforzamento delle due missioni Triton e Poseidon, cui sono stati incrementati i finanziamenti dagli attuali 2,9 a 5,8 milioni di euro al mese, e maggiori mezzi in modo da “aumentare la possibilità di ricerca e soccorso nel mandato di Frontex”.
Saranno potenziati pure gli aiuti da Tunisia, Egitto, Sudan, Mali e Niger per il controllo delle frontiere e il sostegno dei paesi europei per l’espulsione degli immigrati irregolari attraverso un nuovo programma gestito da Frontex.
Dulcis in fundo, si avvierà un progetto pilota per la distribuzione in Europa dei migranti, che però si limita ad appena 5.000 posti.
di Simona Mazza
foto: adnkronos.com
Scrivi