Il rovescio della medaglia. Il brusco richiamo alla realtà dopo gli iniziali entusiasmi per spread ridotto e operazione Fiat/Chrysler

giovanedisperatoSolo alcuni giorni or sono, scrivendo a proposito delle due buone notizie con cui si era aperto il 2014 per l’Italia, spread sul bund del BTP decennale sotto i 200 punti base e acquisizione da parte di Fiat del 100% di Chrysler, ci eravamo permessi di dire che facili entusiasmi avrebbero realisticamente potuto lasciare presto il posto ad amare disillusioni.

Si credeva presto ma, si sperava, non tanto presto. Invece, mentre il differenziale sui titoli tedeschi tende  a stabilizzarsi su livelli “pre crisi”, notizia certamente ottima, cresce la preoccupazione dei contribuenti italiani per la raffica di aumenti che si prospettano all’orizzonte; primo fra tutti la c.d. mini IMU che si pagherà il prossimo 24 Gennaio. Seguirà con tutta probabilità l’aumento delle aliquote comunali per la TASI. Da ultima, ma non certamente l’ultima, la contestatissima (anche da parte degli stessi altri membri di governo)  richiesta di restituzione, rivolta dal Ministero del Tesoro agli insegnanti, degli scatti di anzianità maturati  e percepiti nel 2013 Mantenere i conti in ordine costa molto e a pagarne l’onere, neanche a dirlo sono sempre i “bancomat” naturali del nostro fisco, in  primo luogo, proprietari di casa, lavoratori dipendenti, pensionati. Di tagli reali ai costi della politica e della burocrazia, ad oggi, neppure l’ombra. Di restituzione dei benefici del minor onere sul debito pubblico, neanche a parlarne.

Sul fronte Fiat, le nostre perplessità sembra siano state, nei fatti, condivise da Moody’s che ha posto sotto osservazione i rating del gruppo in vista di un possibile downgrade del corporate family rating di Fiat nonché del debito emesso da controllate Fiat in Canada e in USA.

Al di là del generalizzato positivo giudizio espresso nei confronti dell’operazione, balzava all’occhio il potenziale deficit di cash flow che, a tendere, potrebbe riflettersi negativamente sui conti del gruppo a medio e lungo termine. Non convincevano e men che meno, alla luce della posizione attualmente presa da Moody’s, convincono oggi le trionfali dichiarazioni del gruppo e le assicurazioni date in merito alla possibilità di finalizzare l’acquisizione senza ricorrere a nuovo debito (aumento di capitale o altro). Per il momento non si registrano repliche da parte di Fiat (che anzi continua ad avere allo studio l’emissione di un “convertendo”) e, tuttavia, ove pure arrivassero dovrebbero, per rassicurare realmente i mercati, offrire aspettative principalmente in merito ai ricavi attesi nel medio periodo. Stante la persistente crisi di vendite e l’assenza pressoché totale di nuovi modelli in grado di imporsi su un mercato sempre meno affezionato al brand Fiat, se ne capiscono anche le ragioni, le aspettative di colmare il gap di liquidità attesa appaiono di difficile realizzazione. In tutto ciò, l’asfittica economia del sistema paese Italia, storicamente primo mercato per il Gruppo Fiat, non offre una valida sponda di supporto. I tempi degli incentivi statali alla rottamazione sono molto lontani.

di Marco Bartolomei

foto: lastampa.it

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