Il punto su Roma

campidoglioROMA – «Unbelievable». Un omone britannico, tutto anchilosato, continuava a ripeterlo: «Unbelievable». Era appena fuoriuscito malridotto dalla porta posteriore di un autobus di linea che fermava a Termini. Appena il mezzo ha interrotto la corsa, infatti, una ressa di persone, che aspettava l’arrivo del bus da almeno un’ora, lo ha flagellato, con l’intento di garantirsi il posto, come meglio poteva: spinte, pedate accidentali e qualche bagaglio da sfondamento. Una squadra di rugby sarebbe stata più indulgente.

Il fatto, cui ho assistito in prima persona, è avvenuto ieri mattina a Roma, ed è la diretta conseguenza dello sciopero dei trasporti pubblici – il terzo in tre settimane – proclamato da Fast-Confsal. Ventiquattro ore di disagi patiti dai cittadini romani – studenti, lavoratori, pensionati – che pagano un caro servizio di trasporto, ricevendone inefficienza e manchevolezza. La metro A ha sospeso le corse per 7 ore, dalle 8.30 della mattina al primo pomeriggio; gli autobus hanno concesso prestazioni sporadiche, e rallentate dalla gran mole di utenti che si è prodotta contestualmente alla mancanza di sufficienti mezzi di trasporto attivi; inoltre, diverse zone sono rimaste chiuse al traffico causando blocchi e disagi.

Nella giornata si è espresso il Garante degli scioperi, prima; e il sindaco di Roma poi. Il primo ha messo l’accento sull’importanza di approntare modifiche al regolamento, che prevede un intervallo minimo tra azioni di sciopero pari a 10 giorni: troppo breve, «valuterò nelle prossime settimane anche insieme alle parti sociali». L’altro se la prende direttamente con l’ATAC – «li prendo a calci nel sedere» – e fa il punto della situazione: «Qui ci sono sempre scioperi e chi paga sono sempre i cittadini». Del resto, quando vengono indetti tali scioperi, l’unico risultato che il sindacato ottiene sistematicamente è proprio quello di recar danno al lavoratore.

L’espediente che ha costituito il prologo dell’articolo testimonia della degradazione sociale – al di là di quella economica e culturale – che sta avviluppando la città di Roma. Chi ci vive lo percepisce benissimo, ed è un cattivo segnale. Tra meno di una settimana le elezioni amministrative sanciranno quale candidato governerà la capitale per il prossimo lustro. Nel primo turno l’astensione è stata la scelta di quasi un elettore su due; e i motivi sono comprensibili: insoddisfazione, rabbia, rassegnazione (nell’ordine). Ma ora occorre cambiare atteggiamento, ne vale del nostro futuro.

«Unbelievable»? E’ Roma, Mister.  

di Andrea Capati

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