Il Nord non deve pagare i debiti della Sicilia

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Il Nord non pagherà il conto per gli altri. Nessuno pensi di far pagare al Nord i debiti della Sicilia. Roberto Maroni, Segretario federale della Lega Nord, non gira intorno alle parole e di fronte al precipitare degli eventi in Sicilia, di fronte all’approssimarsi di un vero e proprio catastrofico default dei bilanci dell’isola, lancia un monito chiarissimo tanto a Palazzo Chigi quanto al Quirinale, proprio nelle ore in cui Mario Monti e Giorgio Napolitano si incontrano per discutere della crisi siciliana: «Avviso a Monti e Napolitano: non pensate di far pagare ancora una volta al Nord i debiti folli della Sicilia.

Il Nord ha già dato, ora basta». Un messaggio tranciante e inequivocabile che il segretario federale leghista sceglie di affidare alla sua frequentatissima bacheca di facebook, proprio nel giorno in cui il carroccio fa il sua approdo ufficiale sul più importante social network del mondo, attraverso una sua pagina ufficiale Lega Nord Padania. «La nuova pagina sarà un ulteriore strumento di crescita e di dibattito per tutti colori che credono nei nostri ideali e ne condividono il programma politico», commenta a riguardo Maroni che saluta poi con altrettanto entusiasmo anche lo sbarco virtuale sull’altro grande social network mondiale, twitter, con @LegaNordPDN dopo i conosciutissimi @leganord2_0 e @primailnord a cui si erano già affiancati @LegaNordCamera e @LegaNordSenato.

Piattaforme virtuali ma la solita concretezza della Lega e del suo segretario federale che sgombra il campo da ogni possibile equivoco fin dall’inizio: non si pensi che dal Nord possa arrivare anche un solo euro per rimediare ai pasticci altrui. Perché il Nord ha già dato, basti pensare allo sciagurato provvedimento ripiana debiti varato nel 2007 dall’allora Governo di centrosinistra di Romano Prodi, nonostante la ferma e solitaria opposizione del Carroccio, per chiudere gli enormi buchi neri nei bilanci della sanità di sei regioni del Sud. O all’eterna manfrina dei rifiuti di Napoli, altra sanguisuga storica, negli ultimi tre lustri, di soldi dei contribuenti padani. Che questa volta non si faranno spennare, non faranno le formichine che vengono chiamate ad aggiustare i danni provocati da chi invece ha sempre fatto la cicala.

Un messaggio chiaro, tanto al premier quanto al capo dello Stato, per evitare, come facilmente prevedibile in questi casi, che il default siciliano venga poi ripianato con una bella tassetta ad hoc, magari sotto Ferragosto, che poi pagano i soliti fessi del Nord… Anche se, viste le cifre di cui si parla, più che un’imposta sarebbe necessaria una vera e propria manovra correttiva, ma questi sono problemi che non riguardano il Nord. Non questa volta. Perché il Nord ha già dato. Chiaro e tranciante. Come chiaro e tranciante Maroni lo è stato in un’intervista rilasciata a Vittorio Zincone su Sette, dove il segretario leghista ha parlato della Lega, della bufera mediatico-giudiziaria che ha investito il movimento nella scorsa primavera, ma anche di tanti altri temi caldi dell’attuale agenda politica.

Partendo dal suo delicato ruolo di segretario federale e della leadership attribuitagli dal congresso federale: «Ho detto chiaramente ai delegati del congresso: ‘Se mi eleggete sappiate che voglio pieni poteri. Sulla linea politica e sulla gestione del partito’. Mi hanno eletto». Poi sui ruoli interni al partito: «La presidenza di Bossi è un ruolo affettivo. Non ha nessun potere. E’ il riconoscimento concesso alla sua storia personale». Quindi una riflessione sulla reazione manifestata dalla base leghista sulla decennale alleanza con Forza Italia prima e il Pdl dopo: «I nostri militanti sanno che se per raggiungere il federalismo ti allei con qualcuno, qualche concessione la devi fare. Dopodichè ha precisato Maroni riferendosi al calo in termini di consensi elettorali alle ultime amministrative fino alla vicenda dei soldi investiti da Belsito in Tanzania non abbiamo avuto problemi».

A seguire una stoccata al presidente del Consiglio, immortalato dalle telecamere nella tribuna dello stadio di Kiev durante la disfatta azzurra contro la Spagna nella finale dei recenti Europei di calcio. Una passerella di sorrisi e strette di mano, in un Paese dove sono avvenute e avvengono gravi violazioni dei diritti civili, in particolare nei confronti del leader dell’opposizione, Yulia Tymoschenko. «Una volta lì ha osservato riferendosi a Monti si sarebbe dovuto togliere la giacca e avrebbe dovuto mostrare una maglietta con su scritto ‘Tymoshenko libera’. Io lo avrei fatto».

Infine una battuta sulla legge elettorale: «Per la Lega Nord la soluzione migliore è la legge friulana: proporzionale, con una sola preferenza e il premio di maggioranza». Una proposta in parte già illustrata lunedì scorso dopo la segreteria politica, una proposta che prevede un premio di governabilità alla coalizione che raggiunge il 45%, il ritorno della preferenza su base circoscrizionale e uno sbarramento al 4% nazionale anche per i partiti inclusi in una coalizione e per i partiti territoriali uno sbarramento al 6% in almeno tre circoscrizioni per la Camera e sempre al 6% su base regionale al Senato. 

Fabrizio Carcano, la Padania

Fonte: leganord.org

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