Il gruppo della settimana: O come Oasis

Oasis-2Devo riconoscere che quando sono apparsi nel panorama della musica internazionale gli Oasis (siamo a metà degli anni ‘90), un appassionato di musica come me, per giunta da sempre innamorato dei Beatles, ha accostato in maniera quasi naturale la loro musica a quella dei fab four.

Ma non sono il solo, visto che un mese prima dell’uscita del loro primo lavoro (“Definitely maybe”) giornali britannici come The face titolavano <<arrivano i sex Beatles>>.

Ed è proprio così: la band di Manchester dei fratelli Liam (voce) e Noel (chitarra) Gallagher è innamorata del quartetto di Liverpool e la loro musica lo testimonia.

Il lavoro successivo (1995) è un capolavoro.

“(What’s the story) Morning glory” è un album assolutamente Beatlesiano e fa degli Oasis una delle band più popolari al mondo.

Su tutte “Don’t look back in anger” (non vi ricorda “Let it be”?), ma l’originalità non è di certo la principale preoccupazione dei Gallagher.

Nel tempo, attorno ai due fratelli si succederanno una serie interminabili di sostituzioni, abbandoni e licenziamenti, tanto è vero che della band iniziale rimangono fino al loro scioglimento soltanto Liam e Noel.

Gli altri 2 brani da non perdere in questo disco sono sicuramente “Champagne supernova” e “Cast no shadow”.

Quando esce “Be here now” (1997), si ha l’impressione che lo stile [assolutamente confermato] incontri una flessione nei testi.

“All around the world” è forse più Beatlesiana degli stessi Beatles e “D’you know what I mean” nasconde poche idee sotto un mare di chitarre.

Il tutto per un risultato sufficiente e nulla di più. Ciononostante è uno dei dischi record per il numero di copie vendute in un giorno.

Eppure, qualitativamente, ci sarà addirittura di peggio.
Dopo “The masterplan” (album antologico del ’98 composto da 14 lati b della loro carriera), nel

2000 esce il loro primo vero e proprio passo falso: “Standing on the shoulder of giants”.

Nulla degno di nota se non uno stile già non originale e che non sposa nemmeno idee o perle discografiche.

Lo stesso anno ci propongono un doppio live (“Familiar to millions”) contenente tutti i loro maggiori successi più 2 omaggi: uno ai Beatles (“Helter skelter”) e uno a Neil Young (“Hey hey my my”).

“Heathen Chemistry” del 2002 è la conferma di uno stile ormai classico e collaudato, come se i Gallagher avessero deciso già al quinto disco di campare di rendita: decisamente un brutto segno.

Il successo e gli apprezzamenti torneranno nel 2005 con “Don’t believe the truth” per arrivare al 2006 con “Stop the clocks” che significa il loro primo best of, ma soprattutto 3 milioni di copie vendute nel mondo!!!

Ma siamo ai titoli di coda.
“Dig out your soul” del 2008 rappresenta l’ultimo album insieme.

Poi il tour mondiale neanche concluso, visto che a poche date dal termine Noel Gallagher comunica ufficialmente il proprio abbandono alla band: è il 28 agosto del 2009.

di Riccardo Fiori 

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