Il Giro d’Italia ciclocross e le celebrazioni per i 130 anni della federazione italiana

2e6180a8-2f0c-4a87-b222-b62c69ad77a9_large_pNel fine settimana appena trascorso si è corsa la terza tappa del Giro d’Italia ciclocross nella città di Asolo, proprio nel giorno in cui ricorreva il centotrentennale dalla nascita della federazione ciclistica italiana.

Ad Asolo si svolgeva la terza tappa del Giro d’Italia ciclocross per la stagione 2016.

Nella categoria Uomini Juniores la spuntava Folcarelli, il quale dopo una bella gara riusciva ad avere la meglio sul rivale Bassani, terzo classificato era Calloni.

Nella prova femminile élite Eva Lechner dominava la terza tappa, non incontrava ostacoli per la vittoria, precedendo con apparente facilità la rivale Teocchi, la quale però riusciva a mantenere la maglia rosa simbolo del primato; in terza posizione giungeva la Oberperleiter, che nonostante un finale di gara complicato, riusciva a resistere al rientro di alcune avversarie concludendo sul podio la gara di Asolo.

Per la Lechner si tratta di una conferma, era data per favorita e si è limitata a confermare le attese, candidandosi seriamente come pretendente alla vittoria finale.

Anche la prova maschile vedeva un dominio, di Gioele Bertolini che dopo aver trionfato nella prima tappa si imponeva nella terza conquistando anche la maglia rosa, con netto vantaggio sul secondo classificato Franzoi, terzo più staccato concludeva Samparisi.

Anche per il giovane Bertolini si tratta di una conferma dei pronostici che lo volevano vincente, confermando tutte le sue qualità che lo portano ad essere uno dei maggiori talenti nel panorama internazionale; quarto di giornata l’ex maglia rosa Nadir Colledani, ragazzo di cui sentiremo ancora parlare, non solo in questo Giro d’Italia.

Come detto era il fine settimana in cui la federazione festeggiava una prestigiosa ricorrenza; 130 anni sono passati da quando 17 società elessero Nessi presidente della UVI ( unione velocipedistica italiani) dando inizio alla costruzione di quel tessuto sociale che univa chi era dotato di un velocipide appunto, partendo dai semplici consigli di utilizzo fino a costituire le prime gare, poi la nascita dei grandi giri e delle classiche monumento fino ad arrivare ai giorni nostri.

Ecco cosa scriveva la rivista “La Bicicletta” nel 1894: “evitare le strade troppo polverose, pedalare appaiati, rallentare ai crocevia, non abbandonare mai il «timone» (manubrio), munirsi di un campanello squillante, rasentare sempre il marciapiede di sinistra e per prudenza scendere in prossimità di capannelli di persone. Mai usare il revolver contro i cani, semmai lanciar loro pietre; mai accogliere le provocazioni dei cavalli o rispondere alle ingiurie dei conducenti dei tram. Contro i monelli, è preferibile usare il frustino… si consiglia di portare qualche pastiglia di sublimato, da sciogliere in acqua, per disinfettare le ferite; di scegliere una sella dura e non una morbida e di indossare una fascia addominale per ripararsi dalle correnti d’aria sulla schiena.”

In questi 130 il movimento ciclistico italiano è diventato il primo palcoscenico di questo sport insieme al Belgio, rappresentando il massimo delle due ruote a pedali con campioni senza età, da Girardengo, Bartali, Coppi, Moser, Saronni, Cipollini, Pantani, Nibali e tanti altri.

di Yuri Casciato

foto: Fci

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