I nodi vengono al pettine. Transazioni e accordi confidenziali tra banche ed enti pubblici per evitare cause su contratti derivati

p018_1_01Il controverso boom dei contratti derivati stipulati nello scorso decennio da molti enti locali e territoriali italiani, dopo aver prodotto molte liti e, tra le altre, una non uniforme giurisprudenza, sembra arricchirsi ora di un nuovo capitolo. Cominciano a trapelare notizie di transazioni intervenute tra banche ed enti finalizzate al raggiungimento di accordi stragiudiziali per dirimere le non poche  controversie insorte tra i contraenti in merito agli esiti economici dei contratti stipulati.  

La Regione Lombardia, la Regione Piemonte e il Comune di Firenze, ad esempio, hanno negoziato con le rispettive controparti bancarie, spesso le stesse per i diversi enti, accordi per ridurre considerevolmente, pur sostenendone in ogni caso ingenti oneri, i negativi esiti economici riconducibili ai contratti stipulati in origine.

La complessità delle singole vicende rende improponibile in questa sede un’esauriente disamina degli specifici fatti per la comprensione dei quali, necessariamente, occorrerebbe disporre della completa documentazione contrattuale e processuale. Tuttavia, pur con i dovuti distinguo, è possibile enucleare taluni ricorrenti elementi da ricondurre a fattor comune.

Banche ed enti hanno ruoli, finalità, modalità operative, strumenti, risorse e professionalità profondamente diverse tra loro, soprattutto, perseguono obiettivi e rispondono ad esigenze neppure comparabili. Laddove le une operano in una logica di mercato tesa a conseguire un profitto per gli azionisti, gli altri devono perseguire interessi della collettività, occuparsi di soddisfare i bisogni della popolazione, assolvere le funzioni istituzionalmente loro assegnate.

L’intrinseca aleatorietà dei contratti derivati può convivere con l’oggettivo ruolo dell’ente solo laddove essa sia fisiologicamente connessa alla gestione di un rischio, in altre parole trasformare attraverso un derivato di tasso la passività a tasso variabile di un ente, situazione che rende incerto nel tempo il suo fabbisogno economico, in una a tasso fisso è certamente un’operazione che può rientrare nei meccanismi finanziari di un ente pubblico; lo sono molto meno altre che recano con sé imprevedibili esiti e amplificano i profili di rischio sottostante.

Pensare che un ente pubblico possa, attraverso uno o più contratti derivati, aver “venduto” protezione a una banca, per proteggerla da un rischio è oggettivamente un’aberrazione.

Non meno aberrante, sulla scorta delle scarne informazioni disponibili, è anche sentir parlare di accordi o transazioni, tra enti e banche, coperti da accordi di riservatezza. “per evitare di andare in giudizio”. Un accordo stragiudiziale può anche essere economicamente meno oneroso di una causa incardinata in una giurisdizione estera, ma non è accettabile che “il popolo sovrano” sia privato della possibilità di conoscere fatti ed eventuali responsabilità delle attuali o delle precedenti amministrazioni.

Questi “accordi” riservati, sottendono a esborsi e costi milionari che ricadono inevitabilmente sui cittadini che hanno il sacrosanto diritto di conoscere fin nei dettagli perché quelle operazioni furono fatte e perché furono fatte in quel determinato modo, ad esempio, pur disponendo di alternative, vennero utilizzati complessi contratti in uso tra primarie banche e istituzioni internazionali, furono assoggettate a diritti e fori diversi da quelli che sarebbero stati “naturali” per un ente pubblico italiano.

Davvero sconfortante leggere di dichiarazioni che riferiscono di amministratori locali che dichiarano ora che non conoscevano l’inglese, non capivano perfettamente il contenuto di quei contratti e, nonostante ciò……

Forse sarebbe il caso che all’ “incoscienza” di questi pubblici funzionari non si aggiungesse la preclusione dei cittadini a conoscere. 

di Marco Bartolomei

foto: romolottimarretta.com

2 Risposte

  1. Andrea

    Facciamo una bella petizione per obbligare gli enti pubblici e rendere pubblici questi “accordi” riservati!

    Ottimo articolo!

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  2. paola

    Concordo su tutta la linea, e aggiungo che anche il Comune di Torino,per “pagare” le Olimpiadi 2006, ha fatte le stesse cose, siglando contratti derivati che oggi e negli anni a venire peseranno sui cittadini.
    Viviamo in un Paese pieno di incongruenze,dove le persone oneste sono viste “male”, ma vige la legge”tanto se li frego, in galera non ci vado perche’ lo fanno tutti….”.
    Temo che geneticamente il 90% degli Italiani abbia nel DNA un no so che’ di “tendenza a delinquere”………..
    Che tristezza mi sovvien dal cuore….

    Rispondi

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