Heroica e il mito dell’eroe in musica. Intervista al pianista Maurizio Baglini

heroica

Heroica è l’ultimo album di Maurizio Baglini, eccellenza pianistica italiana, un grande visionario con il gusto per le sfide musicali. Pisano, cinquantenne, vincitore a 24 anni del World Music Piano Master di Montecarlo, svolge un’intensa attività concertistica, suonando regolarmente in prestigiose sale e teatri del mondo. Docente di Pianoforte al Conservatorio statale Claudio Monteverdi di Cremona, ha inciso oltre 40 dischi e dal 2005 è direttore artistico della rassegna musicale internazionale Amiata Piano Festival.

Maestro, il 28 febbraio 2025 è uscito ufficialmente il suo diciannovesimo album per la Decca/Universal, dal titolo Heroica. Può raccontarci com’è nata questa produzione discografica?

La sua genesi risale a un anno e mezzo fa come concept album. Volendo rappresentare l’attualità del musicista, in occasione dei miei 50 anni, ho pensato a un tema che ritengo molto interessante: il mito dell’eroe, presente nell’infanzia di ogni essere umano. Storia e mito si presentano in opere e trascrizioni pianistiche, che spaziano da L. van Beethoven a D. Bowie. La versione digitale è ancor più ricca e si apre al mondo femminile con l’eroina francese Giovanna d’Arco, nelle visioni di C. Gounod, G. Bizet, G. Duprez e F. Liszt. Un excursus dal 1802 ai giorni nostri in cui ho reso la mia proposta discografica organica, concretizzando l’eroe in tutta la sua completezza: da Prometeo, il primo che rubò il fuoco agli dei per darlo agli uomini, a Guglielmo Tell (simbolo di coraggio e ribellione contro l’oppressione), Parsifal nella sua follia, Mosè in Egitto e l’ossessione per la vita ultraterrena sperimentata da D. Bowie negli anni Sessanta/Settanta, a mio parere oggi molto attuale. La giusta combinazione di generi musicali diversi!

Perché ha scelto proprio David Bowie?

Nel 2016 il compositore ferrarese Nicola Sani mi chiese di omaggiare il cantautore inglese in occasione della sua morte. Era un artista che ha influenzato generazioni di musicisti e fan, diventando un’icona di stile e innovazione. Per me si è trattato di un terreno scivoloso, delicato e sperimentalmente utile. Sono partito dal Bowie violoncellista e saxofonista, con armonie complesse e poliedriche per il pop dell’epoca. Per il disco ho scelto le canzoni Space Oddity, Life on Mars e Heroes, rielaborate da me, seguendo lo spartito e inserendo cambi di registro di ottava, piccoli addenda in termini di armonizzazione, e lavorando in modo particolare su timbrica, dinamica e agogica.

Di quest’ultima produzione cosa ricorderà in particolar modo?

La sessione di registrazione si è svolta per tre giorni nel settembre del 2023 nell’Auditorium del Forum Bertarelli, in provincia di Grosseto, al termine dell’ Amiata Piano Festival, la rassegna musicale di cui sono il direttore artistico e fondatore. Ho suonato sul mio Fazioli gran coda, da anni fedele amico per eventi importanti, incisioni discografiche e concerti. L’album sarebbe dovuto uscire verso la metà del 2024 e si sono attese le autorizzazioni per le approvazioni e liberatorie da parte degli editori, eredi e coautori delle canzoni scelte di D. Bowie, analizzando anche le integrazioni e gli arrangiamenti creati. Il mondo della musica commerciale è molto preciso in tal senso.

Da musicista classico come si è rapportato al genere pop?

In modo peculiare, come se dovessi lavorare su alcune Sonate di Scarlatti. Quando registro, non amo mai fare tagli e se devo, cerco di farne il meno possibile. Ecco perché impiego moltissime ore in sala d’incisione: per 70 minuti di disco ho preparato 16 ore di materiale, e per il brano Heroes di Bowie ho suonato 15 esecuzioni intere per trovare quella che mi potesse soddisfare.

Con Heroica quali aspetti cerca di condividere?

Desidero trasmettere la mia ossessione maniacale per la ricerca timbrica, perché credo che il pianoforte sia lo strumento più bello del mondo dal punto di vista dell’estensione, dei registri dal più grave al più acuto come suoni possibili. Con trascrizioni di brani orchestrali mi sono impegnato al massimo per incentivare la curiosità alla fisicità vera e propria del suono, che troppo spesso oggigiorno viene a mancare. Lo vedo nei giovani che seguo e che incito a muoversi in questa direzione. Più che nel meccanicismo tecnico bisogna far emergere la fantasia, cercando di imitare il canto e gli altri strumenti al pianoforte. In questo mio ultimo album c’è molto virtuosismo e mi auguro di mantenere un’elevata abilità per numerosi anni. Per questo mi tengo in forma e lo dico senza vergogna, perché so che a 60 anni non sarà la stessa cosa. È mia cura avere uno stile di vita che mi consenta d’invecchiare al meglio.

Che ruolo ha l’eroe al giorno d’oggi?

Per me è l’individuo che cambia le sorti del mondo. Io non sono certo un eroe, ma ognuno di noi nel suo piccolo può fare un tentativo di rinnovamento, difendere la qualità di ogni singola azione e confrontarsi al meglio con un pianeta in evoluzione.

Suoi progetti futuri?

Il 2025 è un anno molto importante e ricco per me: festeggio il ventennale di Amiata Piano Festival, a cui tengo moltissimo, puntando l’attenzione sul pianoforte e la musica da camera. Ricorre anche il ventesimo anniversario del duo con la violoncellista Silvia Chiesa, mia partner a livello artistico e privato. In progetto abbiamo un nuovo programma da presentare il 23 agosto 2025, in cui il pubblico potrà interagire, richiedendo l’ascolto di pezzi da noi proposti, come un menù alla carta. Inoltre, presenterò alla Sagra Malatestiana il quarto e quinto Concerto di Beethoven in cui maestri e allievi si affiancheranno sul palco. Per la Decca sono previsti altri due concept album e mi auguro in futuro di poter completare l’opera pianistica di R. Schumann. I grandi geni del passato sopravvivono su tutto e la loro musica rimarrà intramontabile. Per chi desidera ricevere maggiori informazioni sui miei progetti, vi consiglio di seguire i siti: www.mauriziobaglini.com www.amiatapianofestival.com

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