Ebola: L’Oms lancia “l’emergenza di salute pubblica internazionale”

Congo Guinea Ebola   AGUI101Dal mese di febbraio, il virus della febbre emorragica Ebola continua a mietere vittime in tutta l’Africa occidentale. I pazienti infettati, però, dovranno attendere parecchi mesi prima di poter accedere alle cure sperimentali in possesso degli Usa.  

Attualmente infatti i farmaci scarseggiano, ma soprattutto non sono sicuri al 100%.

Tutto ciò non fa che aumentare il rischio contagio in maniera esponenziale, tanto che venerdì l’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) ha lanciato “emergenza di salute pubblica internazionale”.  Ad oggi si registra un tasso di mor­ta­lità pari a circa il 60% . Il virus ha infatti ucciso quasi 1.000 dall’inizio dell’anno, più di 1.700 casi sospetti.  

La gravità della situazione si era capita proprio dalla convocazione di una ses­sione di emer­genza dell’Oms. Raramente infatti si svolgono incontri di questo tipo. L’ultimo si era tenuto quest’anno per la polio e l’anno scorso per la Sin­drome Respi­ra­to­ria Medio­rien­tale (Mers), oltre che nel 2009 durante l’epidemia dell’influenza H1N1, nota come “suina”.  

La Commissione Europea riunita a Bruxelles ha da subito stanziato € 8.000.000 (9,71 milioni di franchi), ma la Svizzera ritiene che il rischio di diffusione in Europa non sia tale da indurci ad allarmismi.  

L’UE installerà nei prossimi giorni, un laboratorio mobile, probabilmente in Sierra Leone, per il test per il virus.  

Il primo europeo infettato, il sacerdote spagnolo Miguel Pajares è ritornato dalla Liberia e da giovedì è ricoverato in qua­ran­tena presso l’ospedale Car­los III di Madrid insieme a suor Juliana Bohi, risul­tata invece nega­tiva al test.  

Al reparto di malat­tie infet­tive dell’Emory University Hospital di Atlanta si trovano invece la missionaria, Nancy Writebol, ed il medico, il dottor Kent Brantly, contagiati in Liberia. Entrambi sono operatori di un team gestito dalle asso­cia­zioni umanitarie cristiane di Sim Usa e Samaritan’s Purse a Monrovia.  

I due americani rispondono bene al farmaco sperimentale Zmapp, il farmaco della “discordia” che non verrà somministrato agli africani infettati.  

L’ Oms ha comunque convocato per lunedì una riu­nione di esperti, per indicare a medici e aziende farmaceutiche le linee guida da seguire per l’eventuale fornitura di farmaci sperimentali ai paesi colpiti dall’epidemia, in modo da garantire al continente africano lo stesso accesso alle terapie dei paesi europei.  

Margaret Chan, segretario generale dell’Oms ha definito il contagio attuale “ il peggiore che si sia avuta in almeno 40 anni”.  

Per arginare il fenomeno, il pre­si­dente libe­riano Ellen Johnson-Sirleaf ha dichia­rato lo stato di emer­genza di 90 giorni, in modo da con­sentire al governo di limitare i diritti civili e schierare truppe e forze di polizia per imporre quarantene sulle comunità colpite.
 

Anche il comitato di emergenza del WHO ha chiesto ai capi di stato dei paesi colpiti di “dichiarare lo stato di emergenza”. Essi sono stati invitati ad “andare personalmente nelle nazioni” per informare la gente.  

Intanto dall’Oms arrivano le prime raccomandazioni.  

In verità le restrizioni non sono esagerate e riguardano solo i paesi dove si è diffusa l’epidemia, ovvero Guinea (495 casi e 363 vittime) Liberia (516 casi e 282 decessi), Nigeria (9 casi e una vittima) e Sierra Leone (691 casi, 286 decessi).  

I dati sono stati comunicati dal Comitato Interministeriale per la Risposta alle Ebola. Oltre ai Ministri della Salute, Comunicazione, Cooperazione Internazionale e l’istruzione tecnica, c’erano i rappresentanti delle ONG Medici Senza Frontiere (MSF) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Dr. Sakoba di prevenzione delle malattie, ecc..  

In Nigeria, il Presidente Goodluck Jonathan ha approvato un piano di intervento speciale e lo stanziamento immediato di 1,9 miliardi di naira (circa 10,57 milioni di franchi) per combattere la malattia.  

Il Comitato ha precisato che 95 pazienti sono stati dimessi da diversi centri e che sette prefetture precedentemente colpite (Telimele, Kissidougou Macenta Dabola Dinguiraye, Kouroussa e Boffa) non hanno segnalato nuovi casi di questa settimana.  

Il Comitato ha poi chiesto che gli equipaggi dei voli commerciali verso i paesi colpiti ricevano una formazione e protezione di apparecchiature mediche per sé e per i loro passeggeri.  

A coloro che sono stati in contatto con i pazienti, ad eccezione del personale medico dotato di indumenti protettivi, non dovrebbe essere consentito di viaggiare. E tutti i viaggiatori che lasciano i paesi interessati dovrebbero essere esaminati negli aeroporti, i porti e le principali valichi di frontiera con il questionario e prendendo la temperatura di individuare casi sospetti.  

Secondo il dottor Keiji Fukuda, assistente del direttore generale e responsabile per l’epidemia, per i casi sospetti bisogna imporre 31 giorni di quarantena, considerato il tempo di incubazione di 21 giorni.

Precisiamo con una punta di orgoglio, che a Padova, un gruppo facente capo al Presidente della Società Europea di Virologia diretta da Giorgio Palù, sta studiando un nuovo farmaco per la cura del terribile virus.

di Simona Mazza  

foto: eunews.it

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