È meglio perdonare o lasciare andare?

Gli esseri umani subiscono molte ferite nel corso della loro vita e ne infliggono altrettante. Si tratta di pesi difficili da rimuovere che ci pongono davanti a un bivio: perdonare o lasciare andare?

Differenza fra i due concetti

Perdonare” e “lasciare andare” sono due concetti simili, ma per meglio comprenderne le differenze ed i fini (utilitaristici il perdono e “naturali” il “lasciare andare”), occorre fare un salto nel passato.

Nell’antica Grecia si utilizzava il verbo «aphiemi», (lo troviamo anche in Omero), per indicare l’atto di sciogliere, mettere in libertà, rinunciare a qualcosa spontaneamente, in maniera naturale.

Analogamente i latini adoperavano il verbo «ignoscěre» ed il sostantivo «venia» (quest’ultimo tuttora usato come aggettivo «veniale» e nell’espressione «chiedere venia»).

Successivamente, in epoca cristiana, il verbo perdonare è stato identificato con l’idea di donazione per eccellenza, indicando di fatto l’infinità bontà di Dio che condona all’uomo le sue colpe, non le relazioni fra uomo e uomo.

Per l’uomo cristiano, il perdono ha dunque un fine utilitaristico, essendo un modo per conquistare l’assoluzione divina.

Lasciare andare, diversamente, implica la presa di consapevolezza attraverso cui si lascia fluire una sensazione in maniera del tutto naturale.

Qualcosa di diverso dal perdono, perché ha bisogno di un confronto diretto con la sensazione per arrivare al suo naturale superamento. In termini pratici, ciò avviene attraverso una sorta di “riesumazione” carica di pathos, di energia, dell’evento che ci ha ferito, seguita da un “seppellimento” pacificato dello stesso.

Per riuscirci tuttavia dobbiamo comprendere da dove nascono le percezioni delle affermazioni “voglio perdonare” o “voglio lasciare andare”

Tutto è legato al nostro pensiero: ogni rimorso, ogni rancore, collegato al perdono è collegato a un pensiero, ad una immagine. Se non impariamo ad osservarlo, o per ignoriamo l’origine dello stesso, e non diventiamo osservatori, sarà difficile riuscire a perdonare o a lasciare andare.

Sei capace di osservare il pensiero? 

Quando proviamo timore, rancore, rimorso, ci poniamo mille quesiti pensando a ciò che abbiamo fatto, detto, non fatto, non detto o semplicemente lasciato a metà.

Da dove nasce questa sensazione di disagio?

Per scoprilo dobbiamo:

1) capire dove è stata creata questa sensazione e in quale angolo recondito abbiamo collocato la sua immagine.
Per poter perdonare o lasciare andare dobbiamo assolutamente individuarla e osservarla senza giudicare, con una mente “deprogrammata”. Dobbiamo abbracciare e includere ogni sensazione che deriva da essa, anche se ci sembra insopportabile o troppo “forte”. Non dimentichiamo infatti che, come gli alchimisti, possiamo dare ad ogni energia negativa una carica positiva.

2) una volta che ci siamo riusciti, non siamo necessariamente tenuti a perdonare la persona, ma piuttosto a perdonare il pensiero che si ha verso di lei. 

3) infine possiamo recitare una forma di preghiera o mantra legata a tale processo “riconosco di avere (oppure che tu hai) compiuto un errore. Ti perdono per questa esperienza ma scelgo l’amore”.

L’amore risolve tutto

L’amore è l’unica arma in grado di sciogliere i nodi karmici o energetici che ci permettono di connetterci al nostro pensiero, perché tanto più esso è in equilibrio, quanto più noi siamo presenti e lucidi. Magari, non arriveremo a scioglierli del tutto, ma sicuramente saremo in pace con esso.

Un aiuto dalla meditazione

Se usciamo da un momento in cui ci sono tante resistenze, la via migliore per sciogliere i legami è entrare nella frequenza dell’amore. 

La meditazione, grazie alla consapevolezza, ci può aiutare a sciogliere i nodi karmici, è in grado di ricollegarci all’amore incondizionato e a farci entrare nella sua frequenza più alta.

Conclusioni: lasciamo andare

Il filosofo Umberto Galimberti sostiene che “la cultura cattolica è caratterizzata da un doppio registro, che metaforicamente trova espressione nel fatto che dal pulpito si insegnano le regole e in confessionale si perdonano le deroghe”.

Perdonare il nostro pensiero non significa riuscire a perdonare del tutto. A volte pensiamo di aver perdonato la persona o l’evento, ma in realtà i nostri pensieri sono ancora disturbati.

Allora, lasciamo andare l’immagine o il pensiero che ha creato la persona o l’evento, perché siamo noi a creare l’immagine dell’esperienza. Togliamo le lenti distorte, guardiamo le immagini, cambiamone la narrazione interiore ed infine impariamo a pacificarle.

Foto di Alexas_Fotos da Pixabay

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