Destra e sinistra, si apre il dibattito su InLibertà – Partecipa anche tu

DibattitoIn risposta all’articolo di Enzo Di Stasio su destra e sinistra

Caro Enzo,

Vorrei aprire una discussione che potrebbe, secondo me, dar vita a un interessante laboratorio politico. Questo, ovviamente, nel caso in cui il presente scambio di opinioni potrà costituire una scintilla in grado di alimentare il contributo dei lettori. La mia visione del passato non è così ottimistica come la tua. Se è pur vero che un certo dibattito era aperto negli anni ottanta, sia a destra sia a sinistra, secondo me PCI e MSI, le ali estreme rispetto alle formazioni centriste “pigliatutto”, portavano già in sé i germi di quanto sarebbe accaduto con la fine della guerra fredda. Non sono, secondo la definzione di Bobbio, di destra, ma rispettoso di ogni pensiero che non trascenda. Quindi comincio da lì, da un mondo che conosco meno.

La destra italiana di quegli anni nacque dalle ceneri del fascismo, ma fu incapace di operare quella sintesi necessaria per liberarsi delle ambiguità del ventennio. Il fascismo, come ogni movimento rivoluzionario occidentale, partì da una forte domanda “sociale” diffusa a livello popolare, per poi diventare strumento delle élite. In esso si ritrovano alcuni aspetti eccessivi: uno stato totalizzante, un’overdose di nazionalismo, la violenza come mezzo per il raggiungimento dei fini, sia sul piano interno che internazionale, una scarsa propensione al confronto democratico. A dirla tutta, dopo la guerra questi spigoli non furono mai smussati: si preferì far leva sulla nostalgia e perpetrare, peraltro, il “nostalgismo” alle giovani generazioni.

Nulla di diverso a sinistra. Abbandonate le velleità rivoluzionarie dopo il richiamo di Mosca nel primo dopoguerra, il PCI ha sempre stentato a trovare una reale via alternativa all’irrealizzabile mondo comunista profetizzato da Marx. Un mondo che, a dispetto di quanto affermano certi sedicenti esperti, marxisti ortodossi a parte, non si è mai realizzato neanche nell’ex URSS, perché il comunismo o è globale, oppure rimane per lungo tempo in una fase di “transizione”, senza quindi mai realizzarsi compiutamente, per poi implodere.

Una volta caduto il muro, questa incapacità di elaborare una via alternativa a modelli superati dal tempo, attraverso l’opportuna selezione di quanto di meglio avessero da offire i propri riferimenti culturali, ha distrutto la destra e la sinistra che conoscevamo.

Sul piano economico, la destra si è trasformata in una melassa pseudoliberista, quella che i profitti sono delle élite, ma le perdite vanno socializzate. E fin qui ci sta: la destra sociale è un’anomalia italiana e di alcuni paesi continentali. La sinistra proprio ha svoltato, dimenticando ogni insegnamento, non dico dell’economia marxista, ma almeno della scuola di Cambridge. Oggu redono di risolvere tutto con la svalutazione salariale e le liberalizzazioni di parrucchieri e taxisti e, ovviamente, sono anche loro per la socializzazione delle perdite, ma per i surplus tutti in mano alle élite. Di fronte a una distribuzione del reddito sempre più iniqua, la domanda per consumi si affossa e loro si strozzano con le proprie mani. Quindi, indipendentemente da chi governa, l’economia è destinata a peggiorare.

Ma il massimo di questa involuzione lo osserviamo rispetto ad altri temi, per esempio l’immigrazione. Ciò che si autodefinisce sinistra e i sedicenti partiti di destra hanno visioni diametralmente opposte, ma talmente estreme da risultare, entrambe, contro la logica oltre che antistoriche. La verità, purtroppo, non sta quasi mai agli estremi e i problemi richiedono un approccio serio e scientifico, non cederto ideologico, per poter essere risolti. Scientifico non vuol dire, poi, asettico, ma anche attento a un aspetto che molto spesso viene trascurato: i destinatari di ogni politica sono gli uomini e non si deve mai prescindere dalla sofferenza che un provvedimento legislativo può indurre loro anche quando in apparenza pu sebrare totalmente inclusivo e tutelante.

Insomma, io vedo ancora nel presente i germi del passato. Tuttavia, il passato è passato: ora sarebbe giunto il momento di cercare di ricostruire il presente e, ancora di più, il futuro. E’ un compito arduo, ma prima o poi dobbiamo cominciare a farlo, dimenticando, a destra come a sinistra, gli eccessi ideologici che vengono usati come ultime armi spuntate per fare un po’ di proselitismo.

A te la parola.

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