Dai telefilm alla fictions… le nuove frontiere della TV

Si parla spesso di guerra tra tv e cinema, tra radio e televisione, con previsioni nefaste per l’uno o per l’altro. Negli anni 80 I video musicali trasmessi in TV sembravano ipotizzare la fine della radio, come la distruzione del cinema da parte della TV. E’ rimasta famosa una canzone di grande successo “Video kill the radio star” che ipotizzava come la TV avrebbe ucciso la radio. 

Come ogni previsione nefasta per fortuna questo non è avvenuto. Nello spettacolo soccombe solo chi non si adegua. Il piccolo schermo feticcio insostituibile, oggetto di largo consumo, non ha più quell’ essenzialità di un tempo, in confronto a  internet ed ai social network,  ma resta comunque un elemento fondamentale, soprattutto ora con l’espansione dei canali satellitari liberi o a pagamento.

Proprio per la sua presenza capillare, uno schermo è ormai ovunque non solo in casa, ma anche nei locali pubblici, negli uffici, sull’autostrada, fin dalle sue origini la televisione ha sempre cercato di proporre un tipo di spettacolo, quello dei telefilm, lavorando esclusivamente sulla “costruzione di un prodotto specifico” diverso da quello cinematografico, con una durata nel tempo. Una versione televisiva dei famosi “feuilleton”, ovvero quei romanzi a puntate pubblicati sui quotidiani  tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. La storia nasce tra gli anni Trenta e Quaranta quando in America, nacquero  le “soap opera”, brevi episodi, finanziati da produttori di detersivi che volevano attirare il vasto pubblico delle casalinghe.

In pochi anni, quella che era partita come una trovata pubblicitaria, è diventato un format a se stante, che con il passare del tempo si è evoluto, conquistando un numero crescente di spettatori. Il genere si è fatto via via più vasto: sono nati i serial, le saghe e le sitcom. Sono famose le serie di Alfred Hitchcock, Ai Confini della Realtà, la fantascienza con Star Trek.

Non mancano serie con protagonisti poliziotti, avvocati, ricordate Perry Mason, e medici, come Dr. Kildare, il Tenente Colombo, Le Strade di San Francisco con un giovanissimo Michael Douglas. Solo per citarne alcune.  Non va dimenticata il ruolo della figura femminile nelle Charlie’s angel o Jefferson, che rompeva il tabù del razzismo.

Una delle più famose,  rimane quella di “Happy Days”, che ci presentava una famiglia tipo, con problemi comuni, che con una forte carica di umorismo affrontava sempre in paniera positiva i piccoli problemi della giornata.  Lo schema di quegli anni era legato al personaggio principale, che faceva da traino, con una storia costruita quasi esclusivamente sul suo ruolo, sulle sue capacità recitative, e la storia si concludeva nella stessa puntata.

Nell’evoluzione di queste serie TV, i personaggi hanno un ruolo diverso “più inserito nella storia”. Si raccontano dinamiche di gruppi familiari, clan, con complesse relazioni tra loro, interpretando diversi ruoli e caratteri, stimolando nello spettatore una partecipazione emotiva più profonda.  Il fatto poi che fossero trasmesse quasi tutti i giorni legava ancora di più lo spettatore alla trama.

Per un certo periodo questi prodotti sono sempre stati considerati di “nicchia”, rispetto al cinema, dovuti alla mancanza di particolari impegni scenici, e di ripresa. Molte puntate erano girate in contemporanea, al chiuso, senza esterni, dove gli attori passavano in breve tempo, anche nella stessa giornata, da un set ad un altro recitando la loro parte. Il tutto veniva poi montato in seguito.

Negli anni Novanta, l’evoluzione tecnologica, sociale ed economica modifica i contenuti delle serie televisive, dando spazio a nuove tematiche, più legate alla realtà, con storie complesse, sceneggiature importanti, con attori in grado di recitare a livello cinematografico.

Le storie coinvolgono sempre di più, personaggi diversi,  caratterizzati non solo fisicamente, ma anche caratterialmente, rendendoli “umani”, nei loro comportamenti e sentimenti. Le trame sono diventate sempre più complesse, sia per quanto riguarda le vicende, che per il numero di story line affrontate.  La fiction televisiva è come uno specchio, è il mezzo che lascia emergere i temi di maggior interesse per l’opinione pubblica. Lo spettatore si vede coinvolto, realizza che alcuni comportamenti sono quelli di tutti i giorni, non solo si “fideizza” ad un personaggio ma ne segue la complessità di tutti, come nella vita reale.

 Ormai le serie tv non hanno più una semplice funzione riempitiva nel palinsesto, ma anche e soprattutto uno scopo narrativo, sociale e comunicativo. I milioni di spettatori che le seguono, le discussioni sui social network sono la prova di quanto vengano giudicate più reali che fantasiose.

di Gianfranco Marullo

foto:  supermoney.eu

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