Da ascoltare: The 2nd Law, l’ultimo album dei Muse

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Dopo una attesa lunga tre anni, il 1 ottobre e’ finalmente uscito il sesto album del gruppo alternative rock britannico Muse: The 2nd Law. Il titolo dell’album si riferisce alla Seconda legge della Termodinamica sulla dispersione inevitabile di energia all’interno di un sistema chiuso; entropia che si può estendere ai rapporti umani ed a tutte le comunità in generale.

La copertina dell’album, tratta dall’Human Connectome Project (progetto quinquennale nato nel 2009 e sponsorizzato da sedici componenti della National Institutes of Health per fare luce sulla funzionalità del cervello), rappresenta la mappa dei percorsi del cervello umano e di come le informazioni sono elaborate ed evidenziate in questa foto con brillanti colori al neon.
Non ci sono dubbi che questo sia l’album più ispirato agli U2 (ascoltate Big Freeze molto anni ‘80). Come afferma Matt Bellamy, il cantante e leader del gruppo, in una intervista: “Siamo stati in tour con gli U2 lo scorso anno in Sud America. E c’è sicuramente un po’ della loro influenza in questo album”

Tutte le canzoni, con l’eccezione di Save me e Liquid State, sono scritte e cantate da Bellamy e affrontano svariati temi con stili differenti: sulla fine della civilizzazione nella suite finale in due parti The 2nd law: Unsaistanable e The 2nd Law: isolated system, contro la finanza corrotta e avida in Animals e Explorers, la gioia della paternità in Follow me, il tema delle Olimpiadi in Survival, e amore folle in Madness.

Una sola parte dell’album ha una sua connotazione specifica con le due canzoni scritte e cantate dal bassista Christopher Wolstenholme sulla sua lotta contro l’alcolismo. Due canzoni – una piu’ intimista, l’altra piu’ classicamente rock – che hanno chiaramente una loro passione e tensione. Il resto dell’album invece con troppi temi, idee e sperimentazione si perde alla fine in un prodotto rilassato senza carattere e soprattutto carente di emozioni. Le sonorità sembrano echeggiare mai come in questo album i Queen, gli U2, Radiohead o addirittura INXS (in Panic Station, sicuro prossimo hit da radio).

 

Ci si pone la stessa domanda di sempre: è possibile un rock vero ad alta tensione senza che il protagonista sia maledetto e tormentato? La risposta è nel finale della canzone Madness, tanto denigrata di certo la più vera: now I have finally seen the light and I have finally realised I need to love.

 

Desideria Cosi

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