Stamattina ore 4.00 sveglia. Missione: accompagnare i miei genitori a Malpensa. Ci mettiamo in moto, ore 4.40 siamo in quel di… -ma che disastro c’è?- . Auto ferme in terza e quarta fila davanti all’aeroporto. Gente che impreca come in autostrada sotto il sole battente. Tocca a me tocca a te, si scende. Mi infilo dando qualche valigiata qua e là, visto che ormai chiedere –permesso- e –scusi- è un fatto pressoché obsoleto.
E allora non c’è via d’uscita, il trolley la fa da padrone. Dopo qualche peripezia mi trovo davanti agli schermi dei vari voli. Menomale che li hanno piazzati in alto perché altrimenti avrei dovuto farmi largo,non chiedetemi come, anche lì…dietro di me una persona mi tocca la spalla e mi mostra il suo biglietto elettronico: non capisce dove deve guardare e qual è il suo volo. Bene, guardiamo anche il volo del signore dietro di me. Come se avessi vinto alla lotteria, lo trovo e gli spiego dove deve dirigersi. – Mi raccomando si ricordi il gate 3- perplesso mi guarda- Gate?- Spiego frettolosamente che è praticamente l’imbarco. E comunque di chiedere al check-in.
Ho troppo sonno e freddo. Saluto i miei. Ritorno in auto, la gente continua a suonare e imprecare…no, e poi dicono che c’è crisi. Stamattina sembrava di stare al mercato. E comunque la piantiamo di scrivere parole in inglese quando gli italiani faticano a capire anche quelle in italiano?
Laura Moiana
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